“Bisogna fare i conti con nuove condizioni meteorologiche e atmosferiche. Il mondo è cambiato ed episodi temporaleschi eccezionali sono adesso frequenti. Occorrono grandi investimenti, occorrono miliardi di euro per ripensare le nostre città”. Il Presidente della regione Nello Musumeci lo ha detto a fine ottobre parlando dei disastri dei giorni precedenti. Chiede aiuto all’Europa per i fondi e a Roma manda a dire “bisogna ripensare il territorio”.



L’idea è giusta e lungimirante, ma intanto si continua a morire di maltempo e per evitarlo non si può solo sperare che “il cielo non la mandi” o che l’allerta sia stata corretta e il sindaco di turno abbia chiuso tutto e lasciato a casa i cittadini.

Anche oggi la Sicilia registra una vittima. Questa volta è toccato alla città di Modica. Ma nel 2021 si può morire di maltempo in questa parte del mondo? Purtroppo sì e secondo gli esperti le condizioni estreme saranno sempre più frequenti. Ci si può affidare solo a piani a lungo termine per affrontare questa situazione?



La Sicilia ha un’importante dotazione finanziaria in termini di contrasto al dissesto idrogeologico e i piani d’area per dividere le zone di rischio si cominciarono a fare durante il governo Cuffaro, quindi all’inizio degli anni duemila. Oggi c’è un ufficio straordinario del Commissario per l’emergenza dissesto idrogeologico e la Sicilia ha speso, in base ai dati regionali, oltre 400 milioni di euro per interventi di vario tipo e natura.

Ma anche su questo è scontro al fulmicotone. Ad attaccare il presidente della Regione, Nello Musumeci, è il deputato nazionale del M5s, Paolo Ficara, per il quale, citando la Corte dei Conti, l’amministrazione ha impiegato meno risorse rispetto a quanto sostenuto dallo stesso governatore. “La Corte dei Conti siciliana scrive: dei 789 milioni di euro contro il dissesto idrogeologico (la Sicilia è la prima regione per risorse assegnate) ne sono stati impegnati solo 45,33. Delle risorse in capo direttamente ai comuni, Catania e Messina non hanno speso un euro”, scrive Ficara.



Ma Musumeci non ci sta: “La Sicilia aveva speso solo 28,66 milioni di euro all’insediamento dell’attuale governo. Dal 2019 ad oggi la stessa Struttura ha speso ben 421 milioni. La puntuale relazione della Corte dei Conti, pubblicata alcuni giorni fa è infatti riferita – basta leggerla – all’anno 2018. Siamo orgogliosi di tanto lavoro. Gli sciacalli, singoli o associati, se ne facciano una ragione”.

Ma fra vittime e sciacalli la situazione sembra restare la stessa e gli interventi latitano. In merito al disastro causato dal nubifragio sulla Sicilia orientale a ottobre, il presidente della Regione sostiene che servono almeno 3 miliardi. “Di fronte a fenomeni che purtroppo sono destinati a ripetersi servono interventi radicali e fondi che solo l’Unione Europea può erogare: servono almeno 3 miliardi per mettere in sicurezza”, chiosa Musumeci.

E adesso arriva una richiesta di calamità naturale anche per Termini Imerese e certamente domani ne arriverà un’altra per il Modicano. Insomma, mettere in sicurezza il territorio è qualcosa che ormai non riguarda più soltanto (si fa per dire) la vita delle persone, ma diventa anche un “affare conveniente”, visto che per riparare i danni e risarcire le vittime ormai ci vogliono più risorse rispetto a quelle, pur ingenti, necessarie per evitare, o quantomeno contenere, tutto questo.

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