La terza udienza del procedimento sportivo in Tribunale federale per i maltrattamenti nella ginnastica ritmica ha visto Martina Centofanti, da 10 anni nella Nazionale, schierarsi a favore dell’allenatrice Emanuela Maccarani, che è stata sospesa dopo le accuse di alcune allieve, tra cui anche Nina Corradini e Anna Basta. La testimonianza della atleta venticinquenne, come riportato da Repubblica, è stata molto dura nei confronti di queste ultime.



“Nina Corradini e Anna Basta non avevano grande interesse nel seguire il piano alimentare. Perché hanno denunciato gli abusi? Anna provava rancore, era stata scartata nell’anno olimpico e forse era invidiosa. In questo sport 3, 4, 5 chili in più fanno la differenza e la sua mancata forma fisica era palese. Lei si sentiva perfetta, ma era un problema per tutte durante gli esercizi”, ha accusato Centofanti. Le critiche, secondo la ginnasta, sarebbero state dunque più che altro tecniche. “Venivano fatte delle osservazioni, come ‘un po’ meno Anna’. Se hanno detto ‘il bambino cresce?‘. Sì, c’è stata questa frase ma ognuno la interpretava in modo diverso. Ovviamente i toni si alzavano un po’ quando gli aumenti di peso erano costanti, ogni tanto può essere uscita qualche frase sopra le righe”.



Maltrattamenti nella ginnastica artistica: le testimonianze di Centofanti e Corradini

È molto diversa invece la testimonianza di Nina Corradini, una delle atlete che ha denunciato i maltrattamenti nella ginnastica artistica. “Io, come anche altre compagne, avevo la sensazione di non essere libera”, ha affermato la diciannovenne romana. “Sono andata via da Desio a giugno 2021 perché non ce la facevo più a stare lì. Ricordo in maniera molto negativa, tanto che sono tutt’ora da uno psicologo, le pressioni sul peso e le umiliazioni pubbliche per due etti in più”.

La ginnasta ha ricordato quella che era la giornata tipo. “Alle 8 eravamo in palestra per la pesa mattutina. Poi riscaldamento, lezione di danza e provavamo il primo esercizio. Nel pomeriggio il secondo. E alla fine noi più piccole andavamo a scuola. Il rito del peso veniva fatto solitamente dalle assistenti Olga Tishina o Camilla Patriarca che segnavano il peso sul quadernino. Anche per uno o tre etti venivano fatti commenti e chi era in fila sentiva tutto: ‘Come fai a guardarti allo specchio?’, ‘Ma non ti vergogni’, ‘come fai a passare dentro al cerchio così?’”.