LA CORSA CONTRO IL TEMPO (E LA GIUSTIZIA) DELLA FAMIGLIA DI ARCHIE BATTERSBEE
Ventiquattro ore per poter salvare la vita di Archie Battersbee, il bimbo inglese 12enne in coma dallo scorso 7 aprile quando venne ritrovato con una corda attorno al collo (probabile una sfida online accettata con gli amici). Gli appelli della famiglia di Archie presso la Corte d’Appello anche nell’ultimo ricorso del 25 luglio non hanno trovato sostegno da parte dei giudici: questo perché i medici del Royal London Hospital da settimane hanno disposto di voler staccare la spina del respiratore artificiale che lo mantiene in vita. Sembra di avere davanti le tragiche vicende passate sempre in Regno Unito con i piccoli Charlie Gard o Alfie Evans, ed è proprio la corsa contro il tempo a rendere ancora più angosciante l’appello lanciato quest’oggi dalla mamma di Archie Battersbee: «Un giorno ancora per salvare la vita di mio figlio».
Entro e non oltre il 27 luglio infatti la Corte ha fissato l’ultima data possibile entro la quale non possono essere staccati i supporti vitali di Archi: restano due estremi e complicati ricorsi da fare, presso l’Alta Corte inglese o la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Negli scorsi giorni il padre, Paul Battersbee, a fianco in questa battaglia della moglie Hollie Dance anche se separato da anni dalla donna, è stato ricoverato per un infarto: «Archie è vivo», continua a ripetere Hollie davanti ai media britannici. Qui sotto il video dell’intervista a GBNews dove viene mostrato il momento in cui la mano di Archie stringe quella della madre lì a fianco.
LA MAMMA DI ARCHIE: “NESSUN GIUDICE VUOLE VEDERE CHE MIO FIGLIO È VIVO”
«Soltanto un giudice è venuto a vedere di persona come sta davvero Archie», denuncia la donna ai media inglesi, «ma non si è neanche avvicinato al letto. È rimasto in fondo alla stanza. Non ci hanno neppure consentito di portare altri esperti ad esaminarlo». Secondo la mamma di Archie Battrsbeee, tutti gli altri giudici della Corte d’Appello neanche si sono degnati di fare visita al ragazzino, o almeno di consultare il video che dimostrerebbe – secondo la donna – che Archie è vivo. «Se sono cosi sicuri della loro diagnosi di morte cerebrale perché non ci danno la possibilità di avere un parere indipendente? A differenza di quello che dicono i medici Archie è in grado di mantenere stabile la sua temperatura. Ho decine di foto che dimostrano questo. Ho notato che, in questo momento, hanno alzato al massimo l’aria condizionata nella sua camera ma controlla lo stesso la sua temperatura», racconta ancora la donna a GBNews.
È straziante l’appello lanciato da questa madre che da mesi ormai vive affianco all’ospedale per poter passare ogni istante possibile affianco del figlio 12enne: «Sono terrorizzata dall’idea che Archie possa morire. È un bambino davvero pieno di vita e non riesco a considerare la possibilità che possa morire. Farebbe qualsiasi cosa per mantenermi in vita e anche io voglio fare la stessa cosa per lui». Lo studio legale che segue la famiglia Battersbee, “Moore Barlow” – riporta l’Avvenire – i genitori di Archie avrebbero deciso di tornare presso l’Alta Corte per chiedere di considerare la possibilità che «Archie respiri davvero». In altre interviste però la madre si è detta anche pronta a ricorrere presso la Corte CEDU e se possibile anche all’ONU.