E’ terribile quanto accaduto all’ospedale Pertini di Roma nella notte fra il 7 e l’8 gennaio, dove una donna che stava allattando il suo neonato, si è addormentata schiacciando e uccidendo il suo piccolo. Gli inquirenti, come riferisce RomaToday, hanno aperto un’indagine per il reato di omicidio colposo contro ignoti, e i pm hanno disposto l’autopsia. Stando al Corriere della Sera, il piccolo era nato da soli tre giorni, e la donna che l’ha partorito non risulta essere indagata ed è in stato di choc. La madre sarebbe la parte offesa, visto che RomaToday scrive che potrebbe essere stata vittima di “un comportamento omissivo o comunque scorretto dal punto di vista professionale”.



I magistrati stanno quindi cercando di capire cosa sia successo e come sia possibile che un neonato sia deceduto senza che nessuno si accorgesse di nulla: solo una tragica fatalità o vi sono delle responsabilità? Secondo il protocollo dell’ospedale, il personale avrebbe dovuto sorvegliare che il neonato fosse stato riportato in culla dopo l’allattamento, evitando proprio le morti da co-sleeping, fra le principali cause di decesso dei neonati. La donna, invece, avrebbe spiegato di aver preso in braccio il piccolo nel tardo pomeriggio, con l’infermiera che si sarebbe accorto della morto solo dopo la mezzanotte. Il marito della donna, intervistato da IlMessaggero, ora accusa l’ospedale: «Le si erano rotte le acque alle 4 della notte, ha poi trascorso 17 ore in travaglio prima di partorire. Era sfinita, ma le hanno subito portato il piccolo per l’allattamento e hanno anche preteso che gli cambiasse il pannolino da sola. Ma lei non si reggeva in piedi».



NEONATO MORTO A ROMA PER SOFFOCAMENTO: IL COMMENTO DEL PADRE

Il padre del piccolo neonato morto dopo allattamento a Roma ha spiegato di come la moglie avesse chiesto aiuto all’ospedale: «Lei stessa aveva implorato più volte il personale del reparto di portare il piccolo al nido per qualche ora per potere riposare un po’. Non ce la faceva più. Ma la risposta era sempre “no, non si può”. La cosa che non ci dà pace è che poteva accadere a chiunque – ha continuato – ed è successo a noi. Nulla ci potrà ridare indietro il nostro bambino, ma non vogliamo che accada ad altri genitori di vivere il nostro stesso incubo. Molte donne sono lasciate sole nei reparti, complici anche le restrizioni anti–Covid che impediscono ai familiari di rimanere in stanza ad aiutare le neo-mamme. Ecco, i protocolli adottati negli ospedali andrebbero rivisti anche alla luce di questa considerazione. Se ad altre mamme non è capitato, è solo perché loro sono state fortunate».

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