A poche ore dalla riunione del Parlamento europeo che dovrebbe votare Ursula von der Leyen alla guida della prossima Commissione europea, ieri è scoppiata una “bomba” che si fa veramente fatica a immaginare casuale nella sua tempistica.
È successo che la Corte di Giustizia ha diffuso un comunicato stampa con il quale ha annunciato che “La Commissione non ha concesso al pubblico un accesso sufficientemente ampio ai contratti di acquisto di vaccini contro la Covid-19. Tale infrazione riguarda in particolare le clausole di detti contratti relative all’indennizzo nonché le dichiarazioni di assenza di conflitto di interessi dei membri della squadra negoziale per l’acquisto dei vaccini”.
L’azione legale era stata promossa da un certo numero di parlamentari, tra cui i Verdi, ai quali – e non solo a loro – la presidente uscente sta cercando di promettere qualcosa (in cambio dei voti) per garantirsi contro i franchi tiratori (molti si prevedono nel PPE). Operazione di assai difficile equilibrismo, visti i veti incrociati che sono stati annunciati dai componenti della maggioranza.
Si ha voglia a non pensare male, secondo il famoso adagio andreottiano, ma un simile tempismo lascia adito a diverse congetture. I messaggi, infatti, sono contrastanti.
Dato che si conosce la più che abituale sintonia della Corte di Giustizia con la Commissione, non c’era alcun motivo per non aspettare qualche settimana ancora a far conoscere una sentenza che probabilmente non poteva essere diversa, per la gravità degli abusi compiuti. Dunque, perché questo tempismo?
La Corte ha rilevato una grave mancanza di trasparenza (i contratti vennero pubblicati quasi interamente oscurati) che chiama in causa, oltre alla von der Leyen, tutta la Commissione e i partiti che hanno sostenuto e difeso la prassi da lei seguita.
Durissimo il commento su X dell’avv. Renate Holzeisen, fin dall’inizio della pandemia molto impegnata in una battaglia legale su ogni fronte possibile per denunciare tutte le oscure manovre dietro una vaccinazione di massa sempre più inspiegabile. Secondo Holzeisen “Ogni parlamentare italiano ed europeo che darà la fiducia alla von der Leyen voterà contro la trasparenza e la legalità”.
Mentre le ipotesi si rincorrono, va rilevato che il CEO di BlackRock, Larry Fink, nella sua annuale lettera agli investitori ha sostenuto che “in assenza di ulteriori politiche o innovazioni tecnologiche, i combustibili fossili continueranno a fornire una quota sostanziale della domanda globale di energia entro la metà del secolo – dal 33 al 44% nel nostro intervallo di probabilità – rispetto all’attuale 67%”.
Può ben essere che osservando le trattative solerti di Ursula con i Verdi, coerenti con quella transizione ecologica che la presidente uscente vorrebbe proseguire, Fink si sia convinto che la ex presidente non è la persona giusta per gestire una complessa marcia indietro interpretando un nuovo progetto di cui non si sa ancora nulla. L’unica cosa certa è che i superpotenti hanno capito di aver sbagliato molte cose, ed ora si muovono nel panico creato dall’accelerazione di fenomeni imprevisti, come l’espansione esponenziale dei Brics, la de-dollarizzazione del mondo, il mancato attentato che ha dato un clamoroso booster alla campagna di Trump.
Piuttosto che avere ancora alla guida della Commissione quella che in Germania molti hanno sempre considerato una figura di serie B, non è da escludere che si preferisca uno stop clamoroso (se non si trova la quadra entro oggi, tutto sarà da rifare, e difficilmente si potrà avere il nuovo presidente dell’UE prima di settembre) per mettere qualcun altro al vertice.
Si sussurrano così i soliti nomi dell’establishment, come quello di Draghi.
Per quanto riguarda l’Italia, l’imbarazzo dei nostri modesti “poteri forti” è evidentissimo: alle 19:45 di ieri sul sito dell’Ansa la notizia non compariva ancora, quando Politico.eu scriveva già alle 10 e mezza del mattino che “la candidatura di Ursula von der Leyen per un secondo mandato a capo della Commissione europea subisce un duro colpo dopo che un’alta corte europea ha stabilito che Ursula non è stata abbastanza trasparente con il pubblico sui contratti per il vaccino Covid-19”. Poi Ansa e TgCom24 hanno dovuto provvedere, mentre non riportava nulla in home il sito di Repubblica.
Questa è l’informazione dell’Europa democratica. Ma potrebbe anche essere segno che lo show di von der Leyen deve continuare, come se nulla fosse. Chi può, con i suoi voti, garantirne la sopravvivenza, è avvisato.
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