3 milioni di euro, questa la cifra che il Viminale dovrà pagare per il mancato sgombero del Leoncavallo, storico centro sociale di Milano. Lo ha deciso il tribunale dopo che la società L’orologio ha presentato ricorso contro la presente assoluzione nei confronti del ministero dell’interno. La decisione, riportata dal Corriere della Sera, è giunta nella giornata di ieri da parte del tribunale di Milano dopo che i proprietari dello stesso stabile occupato dagli attivisti da 19 anni, hanno presentato ricorso.



Il quotidiano di via Solferino precisa che ora il Viminale sta valutando eventuali contromosse, che significano un ricorso in Cassazione, per l’ultimo grado di giudizio che potrebbe comunque confermare la decisione in Appello, o eventualmente mediare direttamente con la parte, senza dimenticarsi dell’esecuzione dello sgombero. Il problema di quest’ultimo aspetto è che in questi giorni si sono venute a creare numerose polemiche a seguito degli scontri avvenuti a Bologna, di conseguenza si rischia di esacerbare ulteriormente agli animi a livello politico.



SGOMBERO LEONCAVALLO, LA SENTENZA DEL 2003

Va comunque precisato che il Leoncavallo è oggi considerato uno dei centri sociali meno problematici di Milano, di conseguenza i ragazzi che lo occupano non creano mai problemi, ma in quello stabile non ci possono stare così come deciso dal tribunale civile che ha ribaltato la sentenza in primo grado, attraverso la quale lo stato non veniva ritenuto responsabile di un danno nei confronti del gruppo Cabassi per il mancato sgombero dell’ex cartiera, un edificio di ben 10.130 metri quadrati.

Tutto è cambiato in Appello, e il 9 ottobre scorso i giudici hanno deciso di accogliere il ricorso presentato dall’accusa, stabilendo un danno di 3 milioni di euro circa, alla luce anche della sentenza di sgombero del tribunale di Milano del 2003, sentenza divenuta irrevocabile il 2 settembre del 2010 dopo la decisione della Cassazione. Il tentativo di sgombero era cominciato ufficialmente l’11 marzo 2005, ma alla fine lo stabile del Leoncavallo non è mai stato liberato, arrivando fino ai giorni d’oggi, al punto che i Cabassi hanno contestato una omissione definita “colpevole” del ministero dell’interno nell’appunto dare esecuzione allo sgombero dello stesso stabile.



SGOMBERO LEONCAVALLO, PERCHÈ LA CONDANNA AL VIMINALE

Secondo i proprietari dell’ex cartiera, quanto accaduto rappresenta un illecito che ha causato un danno per la società L’Orologio di sviluppare ma anche dare in affitto o vendere la stessa area, oltre ad un danno di immagine.

I giudici hanno quindi deciso che la gestione della situazione da parte dell’ordine pubblico sia stata in contrasto con la legge vigente, sottolineando come il Viminale abbia cercato di “mediare” fra le due parti in gioco, gli occupanti da una parte e i proprietari dall’altra, ma le esigenze degli occupanti, scrivono ancora i giudici, non possono “mai giustificare” la mancata attuazione di misure efficaci che possano ripristinare lo stato delle cose in quanto diritto dello stesso proprietario.