«Sono poco credente, non mi piacciono le etichette tradizionali troppo consunte: non sono un laico che vuole ridurre al minimo il fatto religioso nella vita sociale, ma non sono neanche ateo né agnostico. Sono curioso e molto interessato, sono in ascolto», si definisce così Luigi Manconi, che lancia la sfida-provocazione all’amico Monsignor Vincenzo Paglia nell’ultimo libro scritto a 4 mani “Il senso della vita”. Sono intervenuti entrambi alla trasmissione di Giorgio Zanchini “Quante Storie” dialogando sui temi di massima pertinenza del rapporto-scontro tra Chiesa e mondo laico: «Cosa il fatto religioso può dare al nostro contesto quotidiano?», si chiede l’ex senatore Pd. La replica diretta è di Monsignor Vincenzo Paglia che in collegamento dagli studi Rai sottolinea «Fede e ragione a me vanno molto stretti: c’è rischio di un equivoco, come se chi crede non ragiona e chi ragiona ha una marcia in meno. Lì manca un termine, ovvero “amore”, l’agape, l’amore di Dio: di fronte al grido dei migranti siamo stati tutti sordi, nessuno escluso. C’è bisogno di una eccedenza di amore e misericordia che deve illuminare sia chi crede che i non credenti: serve l’amore come relazione tra fede e ragione».



Ancora Manconi riflette sul fatto che la figura retorica dell’Italia patria del diritto è ormai «un’immagine consunta, il nostro Paese ha poca attenzione per i diritti individuali, patrimonio delle minoranze politiche e culturale e mai della maggioranza. Noi abbiamo accettato che appena al di là dei nostri confini, nel Mare Mediterraneo, si consumi da 25 anni una strage di cui noi siamo spietati indifferenti», rilancia l’ex senatore e Presidente della Commissione Diritti Umani, «se Paglia chiama un’eccedenza d’amore, io la chiamo una politica necessaria da adottare subito».



FEDE E RAGIONE, LE DIFFERENZE E I DIRITTI

«Per la Chiesa il matrimonio è tra un uomo e una donna: che poi ci siano altre forme di convivenza non è assolutamente un problema, i Governi hanno il dovere di legiferare in materia. Non deve mai esserci discriminazione alcuna, ogni persona deve essere accolta così come è; infine, la benedizione delle coppie gay non è un problema. Nella Bibbia si dice che chi ascolta il Vangelo di Gesù già di per sé è benedetto dal Signore, così come due che vanno a trovare un povero o un infermo: c’è un incontro con Dio che è assolutamente possibile e diretto sempre. Tutti abbiamo bisogno di benedizione, io andrei ben oltre il testo della Congregazione dei Diritti della Fede perché è un non problema», prosegue Mons. Paglia. Su questo Manconi però obbietta che vi sono molte coppie omosessuali cattoliche che «patiscono un atto di esclusione le parole di quel documento del Vaticano e i comportamenti di una parte consistente della Chiesa». Il professore ammette che la Chiesa ha fatto enormi passi avanti da Papa Francescochi sono io per giudicare…») ma nel Catechismo della Chiesa «ancora si chiama “disordine sessuale” la pratica dell’omosessualità. Ma qual’è l’idea di piacere e di amore che oggi la Chiesa intende e accoglie?». Monsignor Paglia risponde direttamente sul fronte del “piacere”, «stiamo comprendendo sempre di più i settori dei sentimenti e dei piaceri, anche se resta il nodo del peccato. Ma la Chiesa si sta evolvendo».



Ineludibile il tema cardine del fine-vita, con Manconi e Paglia che tornano a dialogare dopo l’input dato dalla testimonianza di Marco Cappato (per la storia di Dj Fabo): «la lotta al dolore dovrebbe essere al centro delle preoccupazioni anche politiche», spiega Mons. Paglia, «non basta fare affermazioni teoriche e così ho avviato con il professor Vescovi un centro di ricerche per i malati di SLA per monitorare in maniera sempre più evoluta a livello scientifico la terapia del dolore». Di contro però, il monsignore ribadisce «per me l’amore non può portare alla morte, bensì a salvare e accompagnare tutti senza abbandonarli»; il professor Manconi si distanza e punta tutta sulla libertà nell’autodeterminazione dell’individuo «morire è una tragedia, ma davanti a un dolore non lenibile io devo avere la facoltà di scegliere per me. La vita è mia». Paglia lo contesta bonariamente, «questo è il problema perché la vita in realtà è tua ma anche mia e per me tu non sei mai un uomo degradato o insignificante, tu sei parte della mia vita. Quello che non vale per te può valere per me e viceversa. […] La separazione oggi non deve essere tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa, tra chi ama e chi non ama. Serve un’alleanza tra diversi per collaborare al bene comune e alla casa comune».