Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay dal 2007 al 2010 e iscritto al Pd, è tra coloro che hanno scritto l’appello No Gpa (Gestazione per altri), sottoscritto da oltre 600 tra intellettuali, politici e amministratori locali soprattutto progressisti. “È un reato che dovrebbe essere definito universale per ciò che avviene nel Terzo mondo, per la commercializzazione e lo sfruttamento sia del bambino che delle donne. Appellandoci alla risoluzione del 2015 del Parlamento europeo e ai pronunciamenti dell’Onu pensiamo si debba arrivare al bando internazionale di questa pratica”, ha affermato in una intervista a La Verità.
La condanna nei confronti dell’utero in affitto e delle altre pratiche di questo genere è ancora ferrea in Italia, ma non in altri Paesi. “Forse si sta iniziando a riconoscere che sono pratiche disumane, che sfruttano le donne e trattano i bambini come oggetti. Tuttavia, anche parlare di Gpa altruistica e gratuita senza condannare queste pratiche è ultimamente ipocrita. La Gpa altruistica è un’invenzione del mainstream. Non chiarisce che i bambini non si possono né comprare né vendere, ma nemmeno si possono donare o regalare. Anche la Gpa altruistica tratta il bambino come un oggetto a disposizione degli adulti, mentre è un soggetto”.
Mancuso: “Utero in affitto usato al 90% da etero”. Il tema
Aurelio Mancuso a tal proposito ha sottolineato che non sul tema dell’utero in affitto e delle pratiche di Gpa non si può fare riferimento esclusivamente alla comunità LGBT. “È un fenomeno per cui prevale la volontà di dare una risposta al desiderio di adulti, trasformato erroneamente in diritto, di avere un bambino. Bisogna essere chiari: stiamo parlando al 90% di coppie etero e al 10% di coppie omosessuali. È un tema molto marginale che solleva questioni etiche delicatissime ma che, riguardando persone con buone possibilità economiche per ricorrere a queste pratiche, coinvolge ristrettissime nicchie”.
È per questo motivo che si attendono novità sull’approvazione della legge che lo definisce un reato universale. “È un reato che dovrebbe essere definito universale per ciò che avviene nel Terzo mondo, per la commercializzazione e lo sfruttamento sia del bambino che delle donne”, ha concluso.