Ha chiesto ora “pene esemplari” per quella che, a suo dire, non dovrebbe essere nemmeno chiamata una baby gang, quanto più invece un esempio di micro-criminalità, Carlo Maria Capristo, procuratore di Taranto, a margine della conferenza stampa successiva all’arresto di otto persone, di cui sei minorenni, per la morte di Antonio Stano, il 66enne pensionati con problemi psichici morto in ospedale dopo 20 giorni di agonia. La vittima, come è noto, è stata sottoposta a lungo a vessazioni e violenze di vario tipo, tutte riprese coi telefonini e mai denunciate da nessuno nella zona anche se, come ha fatto notare lo stesso procuratore, nessuno ha mai dato l’allarme e anche nel caso dell’aggressione rivelatasi fatale per l’uomo forse se qualcuno avesse avvisato prima i soccorsi Stano sarebbe ancora vivo. “Quella delle baby gang è oramai una vera piaga sociale in crescita esponenziale, dato che da Taranto a Roma a Milano si registrano sempre nuovi episodi a danno di barboni, immigrati e giovani coppie” ha concluso Capristo. (agg. di R. G. Flore)



L’AMAREZZA DEL PROCURATORE DI TARANTO

Tutti sapevano e nessuno ha mosso un dito per salvare Antonio Stano, il pensionato di Manduria torturato e picchiato a morte da una baby-gang. Nella conferenza stampa in questura per commentare l’arresto di 8 giovani, tra cui 6 minorenni, Carlo Maria Capristo procuratore di Taranto, ha dichiarato:”Una delle aggressioni subite da Antonio Cosimo Stano è avvenuta sulla porta di casa, in strada in città a Manduria non in una via abbandonata in campagna. Senza voler generalizzare, perché Manduria è una città sana, però chi ha visto e sentito non ha avuto sensibilità di chiamare le forze dell’ordine”. Come riportato da Lapresse, Capristo ha aggiunto:”L’uomo ha subito una serie di incursioni che lo hanno terrorizzato. È stato oggetto di vessazioni e violenze inverosimili, come emerge dai video, e i ragazzi sono rimasti sordi alle sue invocazioni di aiuto. In particolare, sull’uscio di casa ha subito un’aggressione violenta con calci, pugni, sputi e schiaffi e ha cercato di difendersi ripetendo la frase ‘polizia, carabinieri’ mentre i ragazzi rimanevano del tutto indifferenti”. (agg. di Dario D’Angelo)



OTTO ARRESTI PER LA MORTE DI ANTONIO STANO

Otto arresti per la morte di Antonio Stano, il pensionato di Manduria vessato, sequestrato e seviziato da una baby-gang. E’ questa la notizia che arriva dalla Puglia, dove le indagini della squadra mobile di Taranto e del commissariato di Manduria, coordinate dal procuratore della Repubblica, Carlo Maria Capristo, e dalla procuratrice dei minori Pina Montanaro, hanno portato al fermo di 8 ragazzi, tra cui 6 minorenni, con le accuse di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravato otto ragazzi. Come riportato da “La Repubblica”, lo studio approfondito dei video diffusi nella chat del gruppo “Gli orfanelli” ha consentito di stringere il cerchio attorno a 8 dei 14 indagati, permettendo di individuare gli esecutori materiali che avevano portato Stano a rintanarsi in casa per paura di nuove torture prima che fosse rinvenuto dai poliziotti il 5 aprile in un gravissimo stato di malnutrizione e in stato confusionale. L’uomo sarebbe poi morto il 23 di questo mese dopo una lunga serie di interventi chirurgici a causa di un’emorragia gastrica.



L’AMICO FABIO: “ERA TROPPO ORGOGLIOSO PER PARLARE”

Trovato in fin di vita, seviziato, maltrattato, torturato da una baby-gang: è questa la terribile fine a cui è andato incontro Antonio Stano, l’anziano di Manduria vittima di un branco di bulli che ne aveva reso impossibile l’esistenza. Ospite de “La vita in diretta” su Rai 1, un amico della vittima, Fabio, ha risposto alla domanda dell’inviato che gli chiedeva se Stano avesse potuto confidare a qualcuno l’incubo vissuto:”Teoricamente avrebbe potuto parlarne con me, col nipote, il parroco, la sorella…ma era chiuso in maniera quasi maniacale. Io credo che nessuno abbia compreso la gravità della situazione. Suppongo che per il mio carattere irruento non abbia voluto coinvolgermi”. Ma possibile che nessuno sia riuscito a squarciare quel muro di silenzio? “Si vergognava, era un uomo molto orgoglioso…”. Eppure la sensazione che potesse essere salvato resta…(agg. di Dario D’Angelo)

MANDURIA SOTTO CHOC PER LA MORTE DI ANTONIO STANO

Manduria sotto choc per la morte di Antonio Stano, pensionato 66enne segregato in casa e ucciso da una baby gang dopo essere stato seviziato per diverso tempo. Dai video che facevano i bulli, emerge il livello di violenza inaudito: delle bravate criminali secondo il procuratore capo di Taranto, che si è detto pronto a chiedere pene esemplari per alcuni di loro. Come riporta Storie Italiane, l’anziano viveva da solo e non era conosciuto dai servizi sociali: gli ultimi mesi della sua vita li ha passati in stato di prostrazione per le umiliazioni subite dentro e fuori da casa sua da parte della baby gang. Stano è arrivato in ospedale in condizioni disperate: aveva una peritonite da perforazione di ulcera, operata due volte almeno, interventi che non sono serviti ad evitare la morte. Se fosse arrivato prima, si sarebbe potuto salvare: purtroppo i sanitari hanno avuto poco margine di intervento.

“LA SUA E’ STATA UNA BRUTTA MORTE”

«Tutti sapevano, nessuno si è mosso», le parole di alcuni vicini di Antonio Stano, con l’amico di infanzia Fabio Di Noia che ha parlato così ai microfoni di Storie Italiane: «Non è il cancello o una porta che mi può separare da lui, non ti separa dalle persone a cui vuoi bene. Non è che Manduria sia una comunità di barbari, accade dappertutto: il problema è la società e lo schifo morale che stiamo facendo di noi stessi. Non mi ha mai lasciato intendere niente di ciò che accadeva». Prosegue l’amico del 66enne ammazzato dalla baby gang: «Era una persona di una certa cultura, aveva i suoi interessi: ricordo che da ragazzini uscivamo quasi tutte le sere insieme, andavamo a caccia di improbabili fidanzate che non abbiamo mai trovato. E’ un ricordo tenero che ho di lui». «La sua è stata una brutta morte, da solo e senza voglia di lottare. Spero che inizino a provare sensi di colpa», conclude amaramente.