I wanna be your slave non fa rima con I wanna be your dog, ma d’altro canto anche Måneskin non fa rima con Iggy Pop. L’unica cosa che potrebbe accomunarli sono gli espliciti riferimenti sessuali e il torso nudo di Damiano e Iggy, però ci sono circa cinquant’anni di differenza che l’ex cantante degli Stooges, nonostante più di metà dell’esistenza passata a farsi di eroina porta magnificamente. Come abbiamo saputo dallo stesso cantante del gruppo meraviglia italiano all’Eurovision, lui invece di droga non ne fa uso.
Ci sarà però una ragione per cui, a quanto sembra, I wanna be your slave sta facendo sfracelli in Russia e viene esaltata nei commenti degli utenti social dell’ex Unione sovietica come il più grandioso pezzo rock degli ultimi decenni. Sarà che noi appunto di gente come Iggy Pop che faceva della trasgressione la loro bandiera ne abbiamo visto a centinaia, ma che dico a migliaia negli ultimi cinquant’anni, mentre i russi un po’ meno. Prima erano i comunisti a bandire la musica rock mandano in carcere chi osava prendere in mano una chitarra elettrica, adesso ci pensa Putin: nel 2013 è stata promulgata una legge avente lo scopo di vietare la diffusione ai minori di informazioni su omosessuali, trans e bisessuali, nota nel resto del mondo come legge anti-gay. Quindi sembra legittimo che i nipoti di Lenin e Stalin “si eccitino” a vedere un video trasgressivo (ma lo è davvero?) come I wanna be your slave.
Che poi non è malaccio come pezzo e anche come testo, uno ying e yang del sesso: “Voglio essere il tuo padrone, voglio essere il tuo schiavo, voglio essere un bravo ragazzo, voglio essere un gangster, voglio farti venir fame e poi nutrirti, voglio essere un campione, voglio essere un perdente, voglio essere il tuo peccato voglio essere il tuo predicatore”. Insomma il bianco e nero della perdizione. Fa un po’ sorridere quando invece dei ragazzi poco più che ventenni parlando di redenzione: “Sono il diavolo che cerca redenzione, sono l’assassino che cerca la redenzione”. Boh ma che ne sanno a vent’anni di peccato e redenzione? Vabbè che oggi si anticipa tutto, ma insomma.
Intanto a fronte della popolarità mondiale conquistata suon di streaming (qualche miliardo) Stereogum, istituzione del giornalismo musicale indipendente americano, li fa a pezzi. Ohi Ohi. Tutta colpa della cover di un classico del 1967 del gruppo americano Frankie Valli & The Four Seasons, Beggin’, una pensata strategica per far breccia in America. Che però viene malamente rimandata al mittente. I Maneskin sono definiti “a darkly glammed-out and transcendently trashy hard rock quartet from Rome”, un quartetto di Roma bruttamente glamour e trasandato di hard rock, e “la cover di “Beggin’” è semplicemente e atrocemente pessima, mi rifiuto di pensare che le persone possano ascoltarla senza considerarla una parodia, una cosa ironica”. Ma non è finita: “non è così sorprendente che una band del genere dei Måneskin abbia preso piede in Europa – non ho nemmeno la pretesa di capire i gusti della gente nel vecchio continente – ma sono un po’ scioccato dal modo in cui “Beggin’” si sia fatta strada anche qui in America. Il ringhio ostentato di Damiano David suona come una parodia di un cantante che pronuncia la parola rock ‘r-a-w-k’. L’intera band sembra travestita da Orgy per Halloween, e la loro musica suona come una versione insipida dei primi Incubus suonati da una squallida band su Sunset Strip. Prego che la loro comparsa sia un incidente isolato, che non vedremo questo tipo di revival hard rock terribile come una proposta mainstream in America. Perché onestamente, se questa roba è ciò che sta per prendere piede, è meglio che il rock sia morto”.
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