Non solo non produce crescita, ma la politica dei bonus, a partire dal Superbonus 110%, “ha scassato i bilanci pubblici“. La bocciatura arriva da Francesco Manfredi, economista dell’Università LUM di Bari e direttore della LUM School of Management. Nell’intervista a Italia Oggi spiega anche che per la manovra non ci sono molti margini e che per il nuovo Patto di stabilità, è evidente che le regole di quello attuale “non hanno permesso di raggiungere una stabilizzazione virtuosa del rapporto debito pubblico/PIL, e quindi una sostenibilità delle politiche pubbliche nel lungo periodo, per il fatto che non c’è stata la crescita“. Ma se manca la crescita, non può esserci stabilità, quindi il Patto di stabilità così è un fallimento. Per quanto riguarda quello nuovo, Manfredi suggerisce di escludere alcuni investimenti strategici, come quelli sulla scuola, per la crescita dai vincoli di bilanci.
“La Germania proverà a continuare a tenere una posizione rigorista ma senza più nessuna credibilità dopo che la Corte dei Conti tedesca ha sostanzialmente giudicato falsi i loro conti pubblici, attestando che il deficit reale è cinque volte quello dichiarato“, avverte l’economista. Tornando al Superbonus, Manfredi evidenzia tre aspetti negativi, oltre a quello dello spreco di risorse. In primis, “non vi è stata o non sono stati in grado di implementare nessuna strategia che orientasse virtuosamente la distribuzione a pioggia“. Inoltre, “si è fatta passare l’idea di uno Stato sbrindellato pronto a qualsiasi regalia pur di accattivarsi il favore dei cittadini“. In terzo luogo, “le parole remunerazione da lavoro possono, con un po’ di furbizia, essere trasformate in remunerazione da lavoro degli altri“. Manfredi sentenza: si tratta di una “pessima politica economica” che ha aperto il varco a “distorsioni dei prezzi e a frodi e di cui pagheremo il conto per parecchio tempo ancora“.
DAI BONUS AL PATTO DI STABILITÀ: L’ANALISI DI MANFREDI
Francesco Manfredi contesta anche le dichiarazioni di Giuseppe Conte, che difende il Superbonus 110%. A Italia Oggi spiega che se avessero voluto fare un’operazione per massimizzare il valore pubblico, allora l’ex premier avrebbe dovuto usare quelle risorse per dare un impulso all’edilizia residenziale pubblica o per ristrutturare scuole, ospedali, case popolari. L’economista è soddisfatto del fatto che sia finita la stagione dei bonus, che “ha prestato il fianco a ogni genere di illecito, non creato le condizioni per affrontare in modo strutturale i problemi sociali e canalizzato le risorse su politiche di breve respiro“. Ed è questo il motivo, secondo Manfredi, per il quale ci sono pochi margini per la Manovra. C’è poi la grana del Patto di stabilità: secondo Manfredi l’accordo va chiuso entro il 2023, “eliminando le rigidità e le storture che hanno reso inefficace, se non dannosa, l’attuale versione, la cui permanenza sarebbe una iattura“.
Quel che conta è che gli strumenti di governo e pianificazione siano flessibili, altrimenti si creano più problemi di quelli da risolvere. “Mi sembra di poter dire che alcuni spiragli, nella proposta della Commissione, si vedono, anche se siamo ancora lontani da un cambiamento di prospettiva“. La crescita porta stabilità, ma la stabilità non necessariamente porta crescita. Infine, Manfredi fa notare che “i cosiddetti falchi del rigore e virtuosi dei bilanci pubblici tanto virtuosi poi non sono“. Mentre la Francia è aperta alla mediazione, la Germania “rigorista per eccellenza, proverà a continuare a tenere la posizione ma senza più nessuna credibilità dopo che la Corte dei Conti tedesca ha sostanzialmente giudicato falsi i loro conti pubblici, attestando che il deficit reale è cinque volte quello dichiarato“.