Le manganellate ad alcuni manifestanti sono sintomo dell’esistenza di un regime in Italia se al governo c’è la destra, mentre quando ciò si verifica durante governi guidati dalla sinistra, allora il rischio non c’è affatto. Questo è quel che sembra emergere dal dibattito divampato dopo i casi di Pisa e Firenze. Eppure, i precedenti non mancano, ma l’opposizione potrebbe averli dimenticati. A elencarli Manlio Messina, deputato di Fratelli d’Italia, che a Tagadà, su La7, ha elencato una serie di scontri in cui a farne le spese sono stati gli studenti, manganellati dalle forze dell’ordine, durante i governi Renzi, Gentiloni, Conte bis e Draghi. Partiamo dall’11 settembre 2016, con gli scontri a Catania dopo l’intervento di Matteo Renzi alla Festa dell’Unità: si verificarono tafferugli tra polizia e manifestanti, due fermati. Invece, il 29 aprile 2016 a Pisa in occasione dell’Internet Day ci furono scontri di piazza tra polizia e antagonisti. In particolare, davanti alla sede del Cnr si verificarono momenti di tensione al termine di un corteo promosso da centri sociali, sindacati di base e collettivi universitari. Le forze dell’ordine caricarono un gruppo di manifestanti e un ragazzo fu ferito lievemente alla testa.



Particolarmente violenti i disordini del 12 aprile 2014 a Roma, durante il corteo dei movimenti sociali contro la precarietà e l’austerity in una mobilitazione nazionale per il diritto all’abitare e per protestare contro le politiche sul lavoro e sulla casa del governo Renzi. Il bilancio fu di una sessantina di feriti tra i poliziotti. Risale al 6 aprile 2016 la manifestazione di Napoli a cui parteciparono centri sociali, comitati e studenti contro l’allora premier Matteo Renzi, atteso in città per la cabina di regia su Bagnoli. Anche in quel caso non mancarono cariche e lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine, a cui i manifestanti risposero con bombe carta. A manganellate furono colpiti nel novembre 2016 gli studenti di Bologna che protestavano contro la “Buona Scuola” di Renzi.



MANGANELLATE A GIOVANI E STUDENTI: I PRECEDENTI A SINISTRA “IGNORATI”

Il 10 maggio 2017 trenta studenti universitari a Milano vennero fermati a manganellate durante la visita in città di Marco Minniti, all’epoca ministro dell’Interno del Pd. La situazione fu molto simile a quella di Firenze e Pisa, ma non suscitò le stesse polemiche di questi giorni. In questo caso siamo sotto il governo Gentiloni. Ci furono poi tre giorni di protesta nel settembre 2017 a Torino per il G7. Gli scontri con le forze dell’ordine si verificarono al corteo degli studenti, quando un gruppo di circa 300 manifestanti cercarono di sfondare il cordone degli agenti in tenuta antisommossa che impedivano l’accesso. Stesso discorso per quanto accadde il 23 febbraio 2018 a Pisa, con due momenti di alta tensione nel corteo di circa 400 persone, in gran parte giovani, contro le politiche sostenute dal leader della Lega, Matteo Salvini. Diversi i momenti di violenza tra cariche e manganellate della polizia da un lato, caschi e bottiglie di vetro dall’altro.



Passiamo al governo Conte bis, con la notte di violenza nel centro storico di Firenze il 31 ottobre 2020 per una manifestazione non autorizzata contro le restrizioni anti Covid. Cariche, petardi, fumogeni e addirittura molotov: accadde di tutto nei violenti scontri. Fu particolarmente teso l’1 maggio 2021 a Torino, durante il governo Draghi, con gli scontri scoppiati perché le forze dell’ordine impedivano l’accesso in piazza Palazzo di Città. Se il centrosinistra ha la memoria corta, non si può dire lo stesso dei giovani. Lo ha capito anche il leader M5s Giuseppe Conte, il quale durante la manifestazione dei giorni scorsi davanti al teatro dell’Opera di Roma, vicino al Viminale, è finito sul banco degli imputati. Un manifestante, come dimostra un audio pubblicato da Cnc Media sui social, gli ha urlato contro: “La tua democrazia mi ha aperto la testa, il tuo governo mi ha spaccato la capoccia, una volta, come ora la Meloni me l’ha aperta a Pisa“.