Paralizzato dopo aver mangiato del pollo poco cotto a causa del Campylobacter: la storia di Richard Jackson sta facendo il giro del web, ma fortunatamente c’è un lieto fine. Il 39enne di Portslade, Brighton, lo scorso dicembre è stato ricoverato d’urgenza St Richard’s Hospital dopo aver cenato in un ristorante a Londra: dopo aver mangiato della carne, l’uomo ha iniziato a sentirsi male in preda ad una crisi. Le sue condizioni di salute sono deteriorate nel giro di 24 ore, arrivando a perdere l’uso delle braccia e, successivamente, restando paralizzato dal collo in giù. I medici del nosocomio lo hanno tenuto in coma per dieci giorni ed hanno studiato il caso, cercando di individuare la cura necessaria per farlo tornare in condizioni ottimali: come riporta il Daily Mail, grazie alle terapie della Donald Wilson House di Chichester, il 39enne ha riacquistato l’uso delle gambe e, dopo quasi un anno, è tornato a camminare.
PARALIZZATO DOPO AVER MANGIATO POLLO POCO COTTO: LA STORIA DI RICHARD JACKSON
Il prossimo 8 dicembre 2019, Richard celebrerà l’anniversario della sua malattia affrontando una maratona di 5 chilometri al circuito di Goodwood Motor: un’iniziativa benefica promossa dal 39enne per raccogliere fondi per la Donald Wilson House, che lo ha aiutato nella sua riabilitazione. «Potrebbe sembrare semplice, ma è un miracolo che io possa persino tentare di correrla tutta», le parole di Richard Jackson, che ha poi ricostruito cosa fosse successo: «Sono rimasto paralizzato per aver mangiato pollo poco cotto, che ha scatenato una rara condizione autoimmune che mi ha immobilizzato: nel giro di 24 ore ho perso l’uso delle braccia e non sono riuscito più a deglutire, ero in preda al delirio e fuori di senno. Sono stato in coma per 10 giorni così che i medici potessero capire cosa stava succedendo». Individuato il problema dai medici, Richard ha svolto neuro-riabilitazione alla Donald Wilson House per tre mesi, «assistenza infermieristica 24 ore su 24, stanza privata, fisioterapia quotidiana e logopedia»: «In poco meno di due mesi mi hanno insegnato a sedermi, mangiare, parlare, stare in piedi, salire in macchina e, infine, poter camminare di nuovo». La riabilitazione non è finita, ma il peggio è ormai alle spalle.