La nuova moda che spopola fra i giovani consiste nel mangiare cibo quasi scaduto. Se ad una prima lettura potrebbe sembrare una tendenza da brividi, in realtà, dietro tale “modo di vivere” vi è una causa decisamente nobile, ovvero, evitare lo spreco alimentare. Questa moda si è diffusa in particolare fra i giovani cinesi, e fra questi vi è anche Wu Lin, studentessa universitaria di 19 anni che ogni settimana si mette in fila presso un negozio specializzato appunto nella vendita di cibo vicino alla scadenza: “Di solito, questi prodotti quasi scaduti vengono venduti con uno sconto del 50-70% rispetto al prezzo di mercato – spiega la giovane, come si legge su IlFattoQuotidiano, parole rilasciate all’Ansa – e molti di questi alimenti sono di grandi marche. Questo mi attira molto”.



Stando ad una studio realizzato da iiMedia Research, il mercato cinese del cibo scaduto ha superato quota 4.6 miliardi di dollari nel 2020, e circa la metà di coloro che approfittando di offerte in cambio di prodotti quasi scaduti, ha un’età compresa fra i 26 e i 35 anni. Per incentivarne l’acquisto si è creata una vera e propria comunità online “Amo il cibo quasi scaduto”, dove circa 70mila giovani ogni giorno si scambiano consigli su dove comprare questi prodotti e cosa.



MANGIARE CIBO QUASI SCADUTO: “QUELLO CHE COMPRO RIDUCE GLI SPRECHI”

“Non mi importa molto della data – racconta ancora Wu – purché riesca a mangiare il prodotto prima della scadenza. Quello che compro soddisfa le mie esigenze e allo stesso tempo riduce gli sprechi e protegge l’ambiente, un aspetto molto positivo”.

Lo spreco di cibo è un problema globale e da anni si sta cercando di contrastare questo fenomeno alla luce della crescente fetta di popolazione mondiale in povertà assoluta. Di conseguenza in numerosi supermercati si sono creati dei veri e propri banchi dove vengono venduti prodotti vicinissimi alla data di scadenza, (lo stesso giorno o 24 ore dopo), e nel contempo, per sensibilizzare l’opinione pubblica, sono state create app ad hoc, su tutte la più nota “To Good to Go”, che permette di recarsi in un negozio e comprare, in cambio di una cifra contenuta, cibo che andrebbe buttato.