Della mangiatoia di Betlemme parla nell’antichità Origène, il quale afferma che “in Betlemme si rinviene la grotta [pseluncam] dove è nato Gesù e nella grotta la greppia dove egli giacque avvolto in fasce” (Contra Celsum PG 11,765). Girolamo nota la gioia da lui provata verso il 404 quando, entrando nella “grotta del Salvatore” vide la mirabile mangiatoia in cui sarebbe stato posto Yeshùa. Nel frattempo però in segno di devozione la mangiatoia originaria di legno era stata ricoperta di argento e di marmi, per impreziosirla. Alcuni studiosi, senza documentazione, suppongono che alla greppia scavata in pietra fosse sovrapposta una culla mobile che all’epoca della conquista araba, Sofronio di Gerusalemme avrebbe inviato in Occidente a papa Teodosio (642-649). Di essa fa parola solo nel 12° secolo Giovanni Diacono che dice che in Santa Maria Maggiore “si trova la culla del Signore nella quale giacque il Bambino”.



Le assicelle, secondo un esame del 1893, risultano di legno di sicomòro o acero e presentano delle tacche che si spiegano per l’uso delle assicelle in disposizione a X, onde ricavarne con l’aggiunta di un altro legno orizzontale un rudimentale cavalletto capace di sostenere una delle culle di terracotta usate dalle mamme palestinesi. Adesso un frammento di queste asticelle è stato inviato a Betlemme da papa Francesco in un contenitore di pietre preziose, cosa che ha scatenato la grande gioia dei cristiani residenti nella città palestinese.



“LA CHIUSURA DI UN CERCHIO”

Interpellato da AsiaNews mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato di Gerusalemme dei latini, riferisce che il frammento della mangiatoia “è stato accolto come una sorpresa, una grande e piacevole sorpresa”. “Non vi era stata – prosegue il prelato – nessuna campagna di presentazione o voci che annunciassero l’arrivo della reliquia per l’inizio dell’Avvento”. Questo gesto, conclude, “è un segnale ulteriore della grande cortesia e della profonda attenzione che papa Francesco nutre verso la Chiesa di Terra Santa. Il ritorno del frammento è stato un po’ come chiudere un cerchio”. I giovani scout palestinesi hanno suonato la cornamusa e la folla ha scattato foto mentre un sacerdote teneva il reliquiario d’argento e marciava verso la chiesa. Padre Francesco Patton, custode dell’ordine francescano in Terra Santa, ha affermato che il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas aveva chiesto a papa Francesco di prendere in prestito l’intera mangiatoia, ma il papa ha deciso di inviarne una piccola parte che rimanga definitivamente a Betlemme. Il ritorno della reliquia da parte del Vaticano è stato un momento straordinario per i palestinesi. Coincide con l’Avvento, un periodo di quattro settimane che porta al Natale. Betlemme in stato di difficoltà come tutta la Cisgiordania si sta preparando per l’occasione, dove i pellegrini di tutto il mondo affollano la città.

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