Alla fine la manifestazione di Roma Pro Palestina è stata una delusione, sia per il limitato livello di partecipazione, sia per aver banalizzato – trasformandola, in alcune sue frange, nel solito scontro con la polizia – una questione di ben più alto e drammatico profilo.

Tutti comprendiamo il dramma di milioni di persone che affrontano ogni giorno le conseguenze dei bombardamenti israeliani più o meno mirati, le incursioni aeree, i droni e i missili delle controffensive che si incrociano in territori medio-orientali trasformati in polveriere e scatenando un odio reciproco che comunque durerà per generazioni.



Nelle ultime settimane è cresciuto un sentimento profondo di preoccupazione generale, così come la spontanea solidarietà verso chi soffre, ma proprio per questo, se era ed è giusto sottolineare e diffondere la conoscenza del problema, bisogna evitare di generare altra violenza.

Per questo c’erano molti timori per la manifestazione di Roma. Alla fine ha vinto la decisione dei responsabili dell’ordine pubblico di tenere un approccio “morbido” davanti a gruppi di manifestanti che a tutti i costi volevano lo scontro. Scelta vincente, perché il bilancio di fermati e feriti (34 feriti, 30 sono agenti, 4 le persone fermate) poteva essere ben più grave.



Un “filtro” ben organizzato alle porte della capitale ha preventivamente fermato gli individui più noti e violenti che nulla c’entravano con i motivi della protesa, quelli che – per intenderci – trasformano comunque le manifestazioni in violenze inutili ed in occasioni di guerriglia urbana “a prescindere” dalle motivazioni, solo perché si vuole lo scontro preconcetto e ad oltranza.

È stato insomma contenuto e alla fine giustamente vanificato il tentativo di trasformare in una giornata di violenze una protesta in solidarietà con le troppe vittime degli attacchi che l’esercito israeliano ha portato avanti nelle scorse settimane prima su Gaza e poi sul fronte libanese.



Sembra essere mancata la partecipazione popolare di quella gran maggioranza di persone sinceramente angosciate per il possibile allargamento del conflitto. Aumentano, infatti, coloro i quali, pur condividendo la risposta di Israele all’attacco terrorista e sanguinoso di Hamas di un anno fa, non giustificano le dimensioni della rappresaglia, arrivata man mano a livelli inauditi, coinvolgendo milioni di civili spesso del tutto innocenti, da Gaza al Libano.

In uno Stato democratico – come è e deve restare il nostro – è assolutamente legittimo poter protestare, ma si doveva evitare che sacche di violenti trasformassero le piazze romane in occasioni di guerriglia urbana e violenza. L’equilibrio raggiunto nel gestire una giornata così difficile sottolinea la flessibilità sia operativa che mentale dei dirigenti delle forze dell’ordine, che hanno saputo reagire con calma alle provocazioni e agli attacchi.

La gente si è comunque tenuta lontana dalle piazze e dagli scontri, sia perché temeva per la propria incolumità ma soprattutto perché non voleva e non vuole siano confuse le cose in un momento di grande incertezza.

Da una parte si deve infatti condannare l’odio antisemita, ma dall’altro si deve poter criticare le azioni israeliane quando superano – come è avvenuto – ogni livello di legittima proporzionalità. È difficile mediare in piazza queste necessità, ma il Viminale ha gestito bene la situazione garantendo il diritto alla protesta ma limitandone i danni. La prova è che nel momento in cui scriviamo non sono emerse particolari critiche neppure dall’opposizione parlamentare alla gestione della giornata, che è andata poi progressivamente spegnendosi.

Se alla fine – dopo gli insulti scontati a Meloni, Biden e Israele – sono restati solo parte degli organizzatori a dichiarare che “il divieto è arrivato non per garantire la pace ma per garantire la guerra. Potevamo essere molti di più se questo non fosse uno Stato di polizia, uno Stato fascista”, significa che l’obiettivo è stato raggiunto.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI