E’ enorme, copre la facciata di un intero palazzo, è il più grande manifesto pro life mai affisso in Italia. E sta già suscitando proteste. Si trova a Roma in via Tiburtina, è grande 250 metri quadri e riproduce un feto nella pancia di una mamma con uno slogan che ha un evidente significato polemico: “Cara Greta se vuoi salvare il pianeta, salviamo i cuccioli d’uomo. #Scelgolavita”. Il riferimento è ovviamente alla ragazzina svedese che si batte contro l’inquinamento e per l’ambiente e che non piace molto a diversi cattolici. A esporlo l’associazione Pro Vita e Famiglia. L’occasione, oltre alle polemiche con gli ambientalisti, è data dalla vittoria dell’associazione stessa sentenziata dal Tar sui manifesti anti aborto affissi a Magione e che il sindaco locale aveva fatto rimuovere. La motivazione del primo cittadino di fatto, ha detto il Tar, era una violazione dell’articolo 21 della costituzione, quello che dice che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
LE POLEMICHE
Il 18 maggio è prevista a Roma la Marcia per la vita, mentre Toni Brandi e Jacopo Coghe presidente e vice presidente del Congresso mondiale delle famiglia hanno commentato: “Noi scegliamo Michelino (il bambino che si vede nel manifesto, 11 settimane di vita, ndr), ci battiamo per la vita di tutti, senza discriminazioni in base all’età o alla fase di sviluppo. Non ci fermeranno”. Purtroppo anche da parte cattolica si assiste sempre o quasi a scelte divisive, “noi scegliamo etc.” come se la battaglia per la vita e quella per l’ambiente non fossero in fondo la stessa cosa. E sono partite le polemiche. Per il senatore de La Sinistra Laforgia, “La 194 non si tocca. Questo fanatismo medievale non può mettere in discussione la libertà delle donne e la civiltà giuridica di questo Paese”. Ed ecco che il risultato è sempre quello, muro contro muro. Fonti del Campidoglio fanno sapere che il maxi manifesto contro l’aborto a Roma “è stato affisso su un palazzo privato tramite una concessionaria e pertanto senza la necessità di un’autorizzazione da parte del Comune”. Quindi “gli uffici hanno avviato tutti i controlli per verificare la correttezza del procedimento sia nel suo iter che nei contenuti del manifesto”.