L’associazione “Pro Vita e Famiglia” torna di nuovo alla ribalta delle cronache nazionali dopo l’ultimo manifesto apparso a Milano, Roma e in altre città italiane: «Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva RU486», con nella foto una donna ‘in posa’ come “Biancaneve” con la mela avvelenata. L’attacco del manifesto di Pro Vita si conclude poi con il messaggio ulteriore «mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo». La polemica sui social corre, così come già era avvenuto due anni fa con l’altro manifesto che poneva il tema shock «sei qui ora perché tua mamma non ti ha abortito»: e gli attacchi tornano ad essere fortissimi, a cominciare dalla Casa delle Donne di Milano «non ci sono parole per descrivere questo vergognoso manifesto pubblicitario affisso a Milano in via Vigoni angolo via Mercalli. Si tratta di una indegna menzogna e di una grave violazione del corpo e della dignità delle donne. L’ennesima violenza che non siamo disposte a tollerare! Chiederemo chi ha autorizzato questa affissione e siamo pronte a un’azione significativa che faccia sentire la nostra voce contro questo abuso».



SAVIANO CONTRO IL MANIFESTO DI PROVITA

Chi è ancora più polemico contro il manifesto anti-pillola RU486 è lo scrittore Roberto Saviano che su Instagram posta la foto del messaggio pro-life e scrive «È un manifesto indegno perché la pillola abortiva è un farmaco e non un veleno ed è vergognoso che i comuni abbiano autorizzato queste affissioni. Chi ha concepito questa comunicazione vergognosa si nasconde dietro il logo ProVita, che si presenta come un’associazione in difesa dei diritti quando invece si tratta di oscurantismo, imbroglio, menzogna e profondo disprezzo per le donne». Secondo Saviano, sabotare l’aborto significa più da vicino «sabotare la vita delle donne che, quando non esistono vie legali e garantite per abortire, finiscono nelle mani di laboratori clandestini. Questo accade in tutti i paesi dove l’aborto è reato, e questo accade anche in Italia, nelle regioni in cui l’obiezione di coscienza nelle strutture pubbliche non consente l’erogazione di un servizio che è garantito per legge». Ad essere condannata anche la scelta della “figura”: «la donna rappresentata è metà Biancaneve, metà Eva tentatrice. Una donna mai consapevole: o sei incapace di decidere e volere o sei colpevole». A rispondere a tutte le polemiche generate ci pensa il presidente dell’Associazione Pro Vita e Famiglia, Toni Brandi: «Assumere la pillola Ru486 è dolorosissimo: sai quando inizi ma non sai quando finirà, possono passare tantissime ore, anche giornate intere prima che inizi il travaglio che provoca l’espulsione del bambino. Il 56% delle donne riconosce poi il figlio innegabilmente formato sulla propria mano o nel wc. E allora sì che il dolore è atroce, si è spesso da sole, in bagno, con la più grande bugia. È per questo che vogliamo risvegliare la conoscenza e le coscienze delle persone, perché non vengano raccontate falsità su questo farmaco tanto dannoso per le donne».



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