È stata denominata la “mano di Irulegi” ed è un reperto che reca la più antica iscrizione in lingua basca. Si tratta di un manufatto davvero interessante e particolare perché il basco è l’unica lingua ancora parla in Europa a non essere imparentata con tutte le lingue parlate nel Vecchio Continente. Viene utilizzata ancora oggi in una regione collocata tra il nord della Spagna e l’estremo sud-ovest della Francia. Sulla “mano di Irulegi” sono presenti delle iscrizioni in proto-basco, cioè un antenato molto lontano dell’attuale lingua basca, e rappresenta la testimonianza scritta più antica dell’esistenza di questo idioma.



Finora, l’ipotesi più accreditata era che il popolo basco non avesse alcun alfabeto per esprimere in forma scritta la loro lingua, almeno fino a quando i romani non portarono l’alfabeto latino. Il ritrovamento della “mano di Irulegi” promette invece di scuotere le fondamenta di questa ipotesi, presentandosi come il testo più antico e più articolato che sia stato scritto nell’antica lingua basca. Un vero e proprio enigma, al punto che solamente la prima parole tra quelle incise sul reperto è stata decodificata: “Sorioneku”, il cui significato è “buon auspicio”.



La “mano di Irulegi”, che cos’è e perché è così affascinante: nuove ipotesi su lingua basca

La “mano di Irulegi” è stata rinvenuta nel 2021 nei pressi di un castello sul monte Irulegi, là dove l’esercito romano attaccò e diede alle fiamme la città. Siamo nel I secolo a.C. Gli abitanti abbandonarono la loro città e da allora questo sito sembra essere rimasto congelato nel tempo, conservando molti dei suoi tesori. Questo reperto, un sottilissimo foglio di bronzo a forma appunto di mano, è venuto alla luce durante gli scavi nella valle di Aranguren, nel nord della Spagna, presentando agli storici quella che potrebbe essere la più antica iscrizione in lingua basca, denominata proto-basco e sconosciuta agli storici.



Il basco è una lingua unica e particolare perché è l’ultima sopravvissuta degli idiomi che si parlavano in Europa prima dell’avvento delle popolazioni originarie della steppa eurasiatica. Questi popoli migrarono nell’alta Età del Bronzo, raggiungendo infine il continente europeo e sostituendosi alla popolazione locale. Portarono con sé anche la lingua da loro parlata, che oggi definiamo proto-indoeuropeo e che possiamo ricostruire soltanto a ritroso, perché non esistono documenti scritti. L’estraneità del basco al sistema linguistico introdotto con le migrazioni dell’Età del Bronzo emerge anche nella struttura grammaticale, profondamente differente. Ricostruire la sua storia e la sua evoluzione è complesso, perché i testi più antichi risalgono al medioevo e ricorrono all’alfabeto latino. La scoperta della “mano di Irulegi” può quindi spalancare le porte a un nuovo campo di ricerca.