Sei anni di carcere per Manolo Portanova: il centrocampista 22enne del Genoa e della Nazionale italiana Under 21. È stato condannato per violenza sessuale di gruppo ai danni di una studentessa romana di 21 anni. Lo ha deciso il giudice delle udienze preliminari Ilaria Cornetti del tribunale di Siena, che lo ha ritenuto colpevole con rito abbreviato insieme allo zio Alessio Angella, anche lui condannato a 6 anni di reclusione. Invece, l’amico Alessandro Cappello, che ha optato per il rito ordinario, è stato rinviato a giudizio per lo stesso reato. C’è un quarto indagato che, poiché era minorenne all’epoca dei fatti, sarà giudicato dal tribunale dei minori di Firenze.
La difesa, pur avendo sostenuto con «assoluta certezza» che non c’era stato alcuno stupro, bensì un rapporto consenziente, aveva offerto alla ragazza 25mila euro. Una sorta di risarcimento che però, a detto della difesa, non era un’ammissione della violenza sessuale, ma solo «il non aver compreso, perché mal manifestato, la decisione della studentessa di interrompere il rapporto». La studentessa aveva rifiutato l’offerta e ribadito che si era tratto di violenza sessuale, in quanto aveva espresso la sua contrarietà a Manolo Portanova e i suoi amici più volte, come peraltro aveva fatto durante le indagini e il dibattimento.
MANOLO PORTANOVA, GUP HA ACCOLTO RICHIESTE PM
Il gup del tribunale di Siena ha accolto tutte le richieste formulate dal pm Nicola Marini. Oltre a condannare Manolo Portanova a 6 anni di pena, lo ha condannato anche a una provvisionale di 100mila euro a favore della ragazza violentata, di altri 20mila euro alla madre della stessa giovane e di ulteriori 10mila euro all’associazione senese Donna chiama Donna che si era costituita parte civile. Il calciatore del Genoa ha assistito di persona all’udienza, che si è svolta a porte chiuse, vicino ai suoi difensori. La vicenda risale alla notte tra il 30 e 31 maggio dell’anno scorso. Portanova e la giovane si erano appartati in una piccola casa nel centro storico di Siena, poi sono stati sopraggiunti da altri tre ragazzi e sarebbe cominciata la violenza sessuale di gruppo. L’indagine ha smentito l’ipotesi del revenge porn, avanzata dal legale della ragazza, il quale temeva che foto e video fossero stati diffusi in chat private. La ragazza raccontò di essere stata violentata dai tre imputati maggiorenni mentre un minorenne avrebbe filmato con un telefonino quello che accadeva. Infatti, al centro del procedimento è finito anche il filmato girato proprio con il cellulare di un imputato che ritrarrebbe i momenti della violenza sessuale.