Con una riunione fiume nel corso della notte, il Governo ha approvato non solo il Documento programmatico di bilancio, la manovra 2020 che occorreva inviare a Bruxelles, ma il decreto fiscale e la Legge di bilancio, con la formula “salvo intese”. Mentre si cercano di capire i dettagli delle misure, che a questo punto potranno essere messe ancora in discussione, Giuseppe Conte è volato a Bruxelles per il Consiglio europeo in cui si potrebbe arrivare all’accordo sulla Brexit. Abbiamo chiesto un commento a Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.
Professore, partiamo da una considerazione politica: il Cdm doveva occuparsi solo del Dpb, ma poi ha approvato anche Legge di bilancio e Decreto fiscale, anche se “salvo intese”. Cosa ne pensa?
Il punto fondamentale è che quel “salvo intese” vuol dire che ci sono dei dissensi interni nel Governo. Il che non è certo positivo visto che si parla anche di Legge di bilancio. Si vede che l’esecutivo nato per l’emergenza – si dice per bloccare l’aumento dell’Iva, in realtà per bloccare Salvini – è in una situazione caotica per cui non riesce a mettersi d’accordo. Anche perché la composizione è eterogenea: oltre alle diverse correnti di Pd e M5s, c’è Conte che sta facendo un gioco suo, che non è chiaro quale sia. Di certo non è quello dei due principali partiti della maggioranza. Dal punto di vista politico il giudizio generale è: incertezza. L’altra cosa che emerge non dal Consiglio dei ministri, ma da vari comportamenti, è che ci sono legami internazionali oscuri.
In che senso?
C’è la questione poco tranquillizzante del Contegate, poi c’è sempre il rapporto non chiaro con la Cina. Non si capisce anche il collocamento dei 5 Stelle in Europa: sono collegati alla Presidente della Commissione europea? Sono collegati con i gruppi politici del Parlamento Ue? Non c’è trasparenza nella politica internazionale e sarebbe importante in un momento come questo avere chiarezza, visto che ci sono guerre commerciali e conflitti reali in una zona come il Medio Oriente. Sarebbe utile quindi sapere l’Italia da che parte sta. Ciò rappresenta fonte di ulteriore incertezza. L’unica cosa che emerge come “collante” è che un Governo repressivo. Per esempio, la lotta all’evasione fiscale la fa aumentando le pene. L’unica cosa su cui sembrano essere d’accordo nell’esecutivo è nell’imbrigliare sempre più l’economia mediante meccanismi amministrativi che non aiutano.
Il Premier Conte ha espresso soddisfazione per una manovra “espansiva”. Secondo lei, aiuta la crescita?
Io vedo una manovra in cui si cerca l’espansione puntando sui consumi, in deficit, rischiando di aumentare quindi il debito pubblico, con un bilancio che è misterioso nelle sue componenti, con una cifra piuttosto aleatoria e difficilmente approvabile dall’Ue senza una clausola di salvaguardia per quel che riguarda il recupero dall’evasione fiscale, dove si mette in campo anche la lotteria degli scontrini. Tutto questo non porta crescita perché gli investimenti non vengono sbloccati, il giustizialismo rende ancora più complicate le procedure operative delle imprese, non si fa nulla per rendere dinamica la struttura del mercato del lavoro, in particolare con la crisi evidente del Mezzogiorno. Non vedo un grosso cambiamento rispetto al passato.
Non vede quindi una svolta rispetto al precedente esecutivo…
Mi sembra che con questa manovra non ci sia una svolta rispetto al Governo giallo-verde: anche questa è in deficit, non ci sono investimenti, e si torna ai provvedimenti approvati “salvo intese”. Con questa incertezza, non potrà che aumentare la propensione al risparmio, che poi finisce anche investito all’estero e non in Italia.
Ha parlato di dissensi all’interno del Governo. Secondo lei potrebbe cadere?
Il Governo difficilmente cadrà se non per una scelta europea o di Renzi. Non credo invece che, come ipotizza qualcuno, i risultati delle regionali possano influire sulla durata dell’esecutivo, a meno che uno dei partiti della maggioranza non subisca un tracollo. Ai tempi della Prima Repubblica non c’era questa incertezza. Era decisamente più chiaro cosa pensassero e volessero i protagonisti della scena politica.
(Lorenzo Torrisi)