E’ stata approvata anche alla Camera la manovra 2020 da 32 miliardi di euro. Dopo una lunga ed estenuante maratona notturna, alla fine il testo è passato con 312 voti a favore e 153 contrari. Non sono mancati momenti di tensione visto che, a pochi minuti dal voto finale, durante l’intervento dell’esponente del Movimento 5 Stelle, Leonardo Donno, i deputati di Fratelli d’Italia hanno esposto uno striscione rivolto proprio ai pentastellati in cui si leggeva: “M5S parlava di rivoluzione, ora pensa solo a mangiare il panettone”. A quel punto è scoppiata la bagarre, con i commessi che sono stati costretti ad intervenire per togliere lo striscione esposto, mentre Federico Mollicone di Fdi saliva sui banchi e il presidente della Camera, Fico, lo espelleva. Al di là del caos, il premier Giuseppe Conte si è detto soddisfatto di quanto fatto dal suo governo: “Abbiamo approvato il provvedimento più importante per la politica economica e sociale dell’Italia – le parole riportate da Repubblica – lavoreremo da gennaio per dare al Paese le riforme, all’esito del confronto con tutte le forze politiche”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



MANOVRA 2020, ARRIVA L’APPROVAZIONE

Manovra 2020: la Camera ha votato la fiducia con 334 sì, 232 no. Quattro gli astenuti. Buone notizie per il Governo giallorosso, che “regge” la prova di Palazzo Montecitorio. Ora si procederà con l’esame della Nota di variazione al Bilancio e con la discussione degli ordini del giorno. Il via libera definitivo è atteso in serata: il testo non ha subito modifiche rispetto a quello uscito dal Senato. Ma non mancano le polemiche, con l’opposizione sul piede di guerra. Dopo la Lega, anche Forza Italia ha avanzato aspre critiche nei confronti di Pd, M5s e Italia Viva: «È un fatto gravissimo impedire a Montecitorio di emendare e di modificare una manovra 2020 completamente sbagliata. Un atto contro la democrazia. Quella di questo Governo è una manovra tutta tasse, manette e spesa pubblica», le parole della capogruppo di FI Mariastella Gelmini. Netta, come dicevamo, Giorgia Meloni: «Dov’è finita la democrazia parlamentare se il Parlamento non può neanche discutere la legge di bilancio? Adesso che siete al governo Parlamento e Costituzione non contano più?». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



MANOVRA, DIRETTA VOTO CAMERA: IRA LEGA

La Manovra 2020 da 32 miliardi sta per essere approvata dal Governo giallorosso tramite il voto di fiducia in corso alla Camera dei Deputati: mentre in Aula si assiste alle dichiarazioni di voto dei vari parlamentari iscritti a parlare, il doppio “refrain” è il medesimo ormai del Senato. Il Governo rivendica la bontà di una Finanziaria che in pochi mesi ha «salvato i conti italiani», mentre le opposizioni attaccano il Governo Conte-2 di aver esautorato il Parlamento dal ruolo di discussione delle leggi, con soli due passaggi in Aula della legge più importante, ovvero la Manovra 2020. Secondo quanto stabilito dalla Presidenza della Camera, la votazione per appello nominale è prevista attorno alle 15.30 e l’esito della votazione è atteso intorno alle 17.30. Poi si passa all’esame degli ordini del giorno, alle dichiarazioni di voto sul provvedimento e ci sarà l’ok definitivo di Montecitorio; il testo è blindato, neanche un emendamento è stato ammesso a Montecitorio per il rischio dell’esercizio di bilancio che avrebbe conseguito nell’eventuale ritorno in Senato della Legge di Bilancio. In Aula la leader di FdI Giorgia Meloni accusa il Governo di aver utilizzato «l’Iva mascherata» per far aumentare le tasse indirettamente, senza aumentare l’Iva ufficiale ma aumentandola ad esempio su accise benzina, plastica e sugar tax. Secondo il leader della Lega Matteo Salvini, intervenuto dall’Abruzzo durante un comizio, «la democrazia è sospesa. La maggioranza sta portando avanti una manovra a colpi di fiducia. Silenzi e decreti».



DIRETTA VOTO FIDUCIA MANOVRA DI BILANCIO

Entro sera la Manovra di Bilancio 2020 sarà approvata anche dalla Camera e giungerà così, nei tempi rispettati, nella Gazzetta Ufficiale entro la scadenza limite del 31 dicembre 2019: un giorno di più e probabilmente l’ingolfamento burocratico e le schermaglie della maggioranza avrebbero potenzialmente portato allo scattare dell’esercizio provvisorio sui conti pubblici italiani. Tutto nella “norma” insomma, una Manovra di Bilancio approvata con voto di fiducia dal Governo: eppure, non solo a vedere le critiche delle opposizioni, qualcosa di molto particolare è avvenuto per la Finanziaria del Governo Conte-2. Ieri il Ministro D’Incà ha posto la questione di fiducia sulla maxiemendamento alla Manovra senza modifiche rispetto al testo licenziato dal Senato la scorsa settimana: il che significa che se il voto odierno passerà anche a Palazzo Montecitorio, la Finanziaria avrà avuto solo due lettura in Parlamento con una delle due Commissioni Bilancio che addirittura non è riuscita a presentare alcun altro emendamento per modifiche al testo arrivato “blindato” da Palazza Madama. Se infatti fosse avvenuta anche solo una norma modificata, si sarebbe dovuti ritornare al Senato, rallentando la road map tale da far scattare l’esercizio di bilancio di fine anno; «Nicola Zingaretti, segretario del PD che è al Governo della Nazione, si lamenta perché a suo dire non avrei presentato in questi mesi proposte per risolvere i problemi finanziari della nostra economia. Verrebbe da rispondergli che non spetta alle forze di opposizione farlo, ma voglio invece aiutare lui e le imbarazzanti forze politiche che ci governano. Fratelli d’Italia ha presentato una contro manovra con proposte economiche e finanziarie ben articolate: dalla tassa piatta sui redditi incrementali, alla web tax, al contrasto alla grande evasione e alla concorrenza sleale. Peccato che Zingaretti fosse in quei giorni intento a occuparsi delle nuove priorità del PD: ius soli e lotta al fascismo», ha attaccato la leader di FdI Giorgia Meloni dopo le critiche mosse dal Governo alle opposizioni, davanti alle urla in Aula ieri per la mancanza di discussione sulla Manovra 2020 alla Camera.

MANOVRA 2020 IN PUNTI: IL TESTO “BLINDATO”

La votazione per appello nominale sulla Manovra di Bilancio inizierà dunque questo pomeriggio alle 15:30: dalle 14 prenderanno il via le dichiarazioni di voto sulla fiducia, si passerà all’esame degli ordini del giorno, poi al via libera definitivo di Montecitorio che con ogni probabilità – data la forte maggioranza in numeri di cui gode il Governo Pd-M5s-LeU-Italia Viva – sancirà anche l’ok finale alla Finanziaria 2020. Ma dietro al “piccolo miracolo” come lo chiama il Ministro dell’Economia Gualtieri, vi è un Governo diviso e dilaniato su molte parti della Manovra: tra rinvii, stralci e “compromessi”, il testo base della Legge di Bilancio è variato decisamente rispetto alla prima bozza (e proprio questo continuo cambiare per liti tra Pd, M5s e Italia Viva ha ritardato l’arrivo in Aula della Legge e la conseguente calendarizzazione “blindata”). Ecco i punti principali: si va dal Green New Deal (piano di investimenti pubblici sull’ambiente), alla sterilizzazione dell’Iva e delle accise per un valore di 23 miliardi di euro (alzandole però ulteriormente per i prossimi anni, ndr), arrivando poi al taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con una dotazione di 3 miliardi di euro per l’anno 2020 e 5 miliardi a decorrere dal 2021 (fonte Sole 24 ore). L’abolizione del Superticket sanitario ma anche nuove risorse per i Comuni e la qualità dell’abitare, passando per il taglio dei Fondi Pa per la spending review e nuovi fondi per ospedali, concorsi e stipendi per le Forze dell’Ordine. Novità in Manovra 2020 del Governo Conte-2 anche sulla lotta all’evasione e gli incentivi ai pagamenti digitali (il Bonus Befana, che però arriverà nel 2021): viene ridotto dal 15 al 10% l’aliquota della cedolare secca da applicare ai canoni derivanti dai contratti di locazione di immobili ad uso abitativo a canone concordato nei comuni ad alta densità abitativa, mentre salta invece cedolare secca per gli affitti dei negozio (non ricucendo lo strappo creatori tra Italia Viva e M5s-Gualtieri-Conte). Rinviata sia la Plastic tax che la Sugar tax che tanto avevano fatto discutere Renzi e la “minoranza” interna al Governo giallorosso.