Anche questa volta l’approvazione della Legge di bilancio è stata accolta da un giudizio divisivo. È opinione comune che si tratti di una manovra simile a quella che avrebbe fatto il Governo Draghi per cui la divisione si concentra sulla riformulazione della flat tax e sugli interventi individuati dalla “tregua fiscale”.
In continuazione con il Governo Draghi c’è l’estensione al 1° trimestre 2023 delle agevolazioni previste per contrastare l’aumento dei costi in capo alle imprese dell’energia elettrica e del gas. La novità consiste nell’innalzamento, in media di un ulteriore 5%, della misura del credito già concesso nel corso del 2022. Vengono confermate le modalità di fruizione e l’obbligo di produrre, entro il 16 marzo 2023, un’apposita comunicazione da definirsi con provvedimento dell’Agenzia delle Entrate. C’è da sperare che non si tratti di un adempimento monstre posto che le informazioni che con ogni probabilità saranno richieste sono, grazie alla fatturazione elettronica, già nella disponibilità dell’Agenzia delle Entrate.
Innovativo e forse non divisivo è il provvedimento che introduce una specifica disciplina fiscale applicabile alle cripto-attività. È stata prevista, infatti, una nuova categoria di “redditi diversi” applicabile alla tassazione delle persone fisiche.
Gli interventi divisivi sono l’innalzamento della soglia di fatturato/ricavi che consentirà l’accesso alla flat tax che passerà a 85 mila euro. La nuova formulazione prevede che l’agevolazione cessi immediatamente, senza aspettare l’anno fiscale successivo, per coloro che avranno maturato compensi o ricavi superiori ai 100 mila euro. Per le persone fisiche titolari di reddito di impresa e di lavoro autonomo che non applicano il regime della flat tax è stata introdotta, per il solo 2023, una tassa piatta del 15% da applicare alla parte degli aumenti di reddito calcolata rispetto ai redditi registrati nei tre anni precedenti. L’agevolazione prevede un tetto agli incrementi di reddito agevolati fissato in 40 mila euro.
Divisivo è senz’altro il complesso dei provvedimenti denominato tregua fiscale al momento limitati ai tributi amministrati dall’Agenzia delle Entrate. Alcuni provvedimenti quali la definizione delle liti pendenti e la riproposizione della rottamazione sono del tutto simili a quelli già visti in passato. Quelli “nuovi” hanno un tratto comune che prevede il pagamento integrale dei debiti con riduzione del carico sanzionatorio prevedendo il pagamento per intero delle imposte dovute. In questo ambito è previsto che si possa definire con modalità agevolata il pagamento delle somme dovute a seguito del controllo automatizzato (c.d. avvisi bonari), relative ai periodi d’imposta in corso al 31 dicembre 2019, al 31 dicembre 2020 e al 31 dicembre 2021, per le quali il termine di pagamento non sia ancora scaduto alla data di entrata in vigore della Legge di bilancio. L’agevolazione consiste nella sola riduzione delle sanzioni applicabili nella misura ridotta del 3% (in luogo del 30% ridotto a un terzo).
In maniera equitativa è stata prevista la definizione agevolata delle somme derivanti da controlli automatizzati le cui rateazioni sono ancora in corso all’entrata in vigore della nuova norma. Anche qui l’agevolazione consiste nella riduzione delle sanzioni nella misura del 3%. Sarà consentito poi, in deroga all’ordinaria disciplina del ravvedimento operoso, regolarizzare le dichiarazioni relative al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2021 e a quelli precedenti, purché le relative violazioni non siano state già contestate alla data del versamento del dovuto con applicazione delle sanzioni ridotte a un diciottesimo del minimo edittale irrogabile. Quale misura alternativa alla definizione agevolata delle controversie, è prevista la definizione – entro il 30 giugno 2023 – delle controversie pendenti mediante un accordo conciliativo fuori udienza al quale saranno applicate sanzioni ridotte a un diciottesimo del minimo previsto dalla legge.
Divisivo è l’annullamento automatico dei debiti tributari fino a mille euro (comprensivo di capitale, interessi e sanzioni) risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. Questo intervento auspicato circa due anni fa anche dal Direttore Ruffini andrebbe valutato guardando anche al risparmio dei costi di gestione dei carichi fiscali oggetto di stralcio e in gran parte inesigibili.
La tregua fiscale potrebbe consentire alle aziende provate dal caro energia e dal Covid di riuscire da sole a superare la fase di squilibrio finanziario in cui si trovano. L’alternativa sarebbe spingerle verso gli strumenti di definizione della crisi di impresa nell’ambito delle quali sono comunque attivabili procedure che prevedono la decurtazione dei debiti anche di quelli tributari e previdenziali. Questi istituti, tuttavia, comportano delle “pregiudiziali” che non tutti gli imprenditori sono disposti ad accettare.
La manovra, dunque, ha contenuti senza dubbio politici e occorrerà verificare se gli interventi proposti sono il preludio all’avvio di una stagione che porti alla riforma fiscale.
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