Protesta, insoddisfazione, lamento, non portano da nessuna parte, anzi spengono il pensiero e pure la speranza che, come diceva Cicely Saunders, “è fatta di cose che hanno bisogno di qualcuno che le faccia accadere”. Già, ma oggi di fronte a problemi e disfunzioni che ingarbugliano la vita, pochi sembrano indotti a cercare soluzioni, prendere l’iniziativa, magari condividere con altri un tentativo… atteggiamenti che appaiono per lo più ingenui e illusori, soprattutto del tutto inutili. Comprensibilmente Davide Rondoni, giorni fa, a proposito della legge di bilancio, sottolineava la necessità di un cambiamento radicale che alleggerisca lo “statalismo”, atavica malattia del sistema, per favorire un maggior protagonismo sociale oggi mortificato. La sua analisi, per altro condivisibile, si conclude con l’auspicio “che questo governo si avvii a cambiare copione”.
Ecco, la speranza di un cambiamento affiora, ma appare come un’aspirazione aleatoria, lontana, priva di un soggetto credibile deciso a realizzarla. Eppure, quel “qualcuno” che metta in moto qualche segno percepibile di speranza, in questa manovra di bilancio, pur senza clamore sembra si sia già fatto avanti attraverso l’impegno concreto del Network “Ditelo sui tetti” che, assieme ad altre realtà associative quali il Forum delle associazioni familiari e la Compagnia delle Opere, ha elaborato una piattaforma di priorità per la legge di bilancio presentata lo scorso primo ottobre a Palazzo Chigi e inviata anche a tutti i gruppi parlamentari.
“La rete unisce un centinaio di associazioni che in vari ambiti affrontano bisogni e problematiche sociali tentando non solo di offrire condivisione e risposte, ma anche di incidere a livello politico con proposte che valorizzino e supportino la persona, specie in situazioni di fragilità, malattia, povertà e sostengano anche gli ambiti in cui vive, dalla famiglia ai corpi intermedi che cooperano al bene sociale” spiega Domenico Menorello, presidente della rete “Ditelo sui tetti”, sottolineando la novità di un protagonismo “dal basso” suscitato da una comunanza di sensibilità e di intenti. E a quanto pare questo governo e molte rappresentanze parlamentari di fatto si sono mostrati attenti alle esigenze di un nuovo associazionismo cattolico che, come suggerisce il presidente del Network, “non si muove per una difesa d’ufficio delle proprie prerogative e idee cattoliche, ma, sperando nell’esperienza incontrata di un ‘umano tutto intero’, sostiene e promuove un’antropologia della vita integrale a difesa di tutti, soprattutto dei più fragili, che siano anziani, famiglie numerose, persone in difficoltà economica…”.
Scorrendo il testo della legge approvata lo scorso 28 dicembre si colgono diversi segnali positivi che riflettono le istanze e le proposte presentate dal mondo associativo ai decisori sin dal settembre scorso (il 1° ottobre l’incontro a Palazzo Chigi) specialmente a supporto della natalità, della famiglia e delle fragilità. Un esempio, fra i non pochi passaggi che da tali proposte sono diventati norme, l’introduzione di una tax unit familiare (nella iniziale forma di un “quoziente familiare”) che ha una significativa valenza culturale in quanto al centro dell’ordinamento fiscale non si pone più solo un “individuo solitario”, ma anche una persona relazionata, che scommette la propria esistenza in un rapporto coniugale aperto alla vita. Così, nella legge di bilancio 2025 è stato inserito il criterio del numero dei figli per determinare una specifica disciplina fiscale in punto di detrazioni.
Positiva, anche se troppo parziale, in tema di ISEE, l’esclusione dell’assegno unico dall’incidenza per l’accesso agli asili nido, come pure apprezzabile il fatto che alle “misure in tema di famiglia” sono dedicate molte disposizioni, sia di tipo diretto, sia cercando di attivare leve sussidiarie, quali ad esempio il sostegno agli oneri per l’asilo nido o l’allargamento dei congedi parentali o l’estensione anche alle lavoratrici autonome dell’esonero parziale dai contributi sociali per le mamme lavoratrici con due o più figli. Sempre a favore della famiglia, sono da notare le nuove misure per i mutui prima casa e il Piano casa Italia.
Opportuno il rilancio del welfare aziendale, ad esempio con l’introduzione dei fringe benefit specie per i figli, o della dimensione partecipativa dei lavoratori nelle aziende, proposta dalla CISL, per favorire attenzioni effettive, in termini di organizzazione del lavoro, verso chi ha o desidera figli. Meno rispondenti alle attese sono le disposizioni in tema di libertà educativa: le associazioni avevano proposto il “buono scuola” anche con ISEE e quindi con un costo contenuto, ma, grazie a un Odg approvato da Montecitorio, un tale obiettivo impegnerà il Governo solo in futuro. È stato però dato un segnale da un lato con un – seppur minimo – aumento delle detrazioni per le famiglie che pagano una retta per la scuola che scelgono, e dall’altro con un finanziamento alle scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità con ulteriori 50 milioni di euro.
Non può sfuggire inoltre che le fragilità sono considerate con indubbia attenzione nella manovra di bilancio 2025, affrontate con misure volte a una “cura” alla persona in difficoltà cercando di valorizzare le relazioni e la domiciliarità a supporto delle difficoltà che la presenza di una invalidità provoca a tutto il nucleo familiare. In questa linea sono stati accolti gli appelli del network e di molte associazioni di potenziare le cure palliative con un raddoppio dell’incremento di risorse rispetto allo scorso anno per complessivi 20 milioni di euro.
In tema di caregiver poi viene introdotta una procedura per reperire risorse per il supporto a chi dedica tante risorse personali alla cura di familiari in situazioni di grave inabilità, valorizzando le relazioni esistenti.
Si notano poi non poche ulteriori misure per le fragilità educative, o le famiglie in default economico (sostenendo la possibilità di esdebitazione), per le tossicodipendenze, per i minori in gravi emergenze, per l’immigrazione e per la povertà alimentare. Del resto verso queste forme di disagio reale c’è l’impegno costante del mondo associativo: si pensi, per tutti, alla straordinaria realtà del Banco Alimentare. Tutta la ricchezza prodotta da miriadi di associazioni che, consapevolmente o meno, attingono ispirazione al loro agire nei valori sedimentati nella cultura cattolica, quella cultura coerente con la richiesta di impegno di Papa Francesco, sempre più tesa alla tutela dell’essere umano in ogni sua dimensione, che – come sottolinea Menorello – “oggi di fatto sembra lanciare qualche iniziale ma significativo segnale nel passaggio da una dimensione del ‘privato sociale’ anche a un impegno ‘pubblico’ di nuova concezione, che cerca giudizi e proposte pre-politiche unitarie, per essere più autorevoli nei confronti dei decisori politici e istituzionali. Insomma, come è accaduto in altri ‘cambi d’epoca’ non è affatto detto che la presenza pubblica dei cattolici sia legata solo alla capacità di organizzare un partito sedicente ‘cattolico’. Può essere – prosegue il presidente del Network – che la dinamica accaduta anche in occasione del dialogo fra associazioni e decisori sulla legge di bilancio sia pure un segnale importante da cogliere, specialmente quando ci si interroga sulle strategie che il mondo cattolico potrebbe o dovrebbe intraprendere per invertire le rotte segnate dal nichilismo e da ideologie neo-individualiste”.
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