LA MANOVRA DI BILANCIO ARRIVA IN PARLAMENTO DOPO LA FIRMA DI MATTARELLA
Poco prima della riunione al Consiglio Supremo di Difesa al Quirinale, la stretta di mano tra Sergio Mattarella e Giorgia Meloni arriva al termine di una mattinata che ha visto la firma ufficiale del Presidente della Repubblica sulla Manovra di Bilancio 2025. Due giorni in ritardo rispetto al piano iniziale, ma nettamente in anticipo sul programma consueto delle Finanziarie, il Governo ottiene la conferma su tutti i 144 articoli del testo che ora approda alla Camera per l’inizio dei lavori parlamentari che dovranno concludersi con l’approvazione finale entro e non oltre il 31 dicembre 2024 (per evitare di entrare in “esercizio di bilancio” con il controllo UE).
La Manovra 2025 da 30 miliardi circa contiene in tutto appunto 144 articoli e potrà essere modificata, emendata, aggiunta o ridotta da Camera e Senato nei prossimi due mesi: dopo la firma del Presidente Mattarella la bozza finale è giunta a Palazzo Montecitorio dove da domani inizieranno i lavori in Commissione, prima dell’effettivo approdo in Aula. «Il taglio del cuneo coinvolgerà 1,3 milioni di lavoratori in più», ha detto il Ministro dell’Economia Giorgetti presentando la Manovra 2025 durante un evento della Lega a Genova. Un taglio che a questo punto sfiora l’interesse per 15 milioni di lavoratori italiani, appunto un aggiunta rispetto ai dati già alti della precedente Manovra di Bilancio.
LE NOVITÀ DELLA MANOVRA 2025: BONUS BEBÈ, DETRAZIONI BANCHE E TAGLIO CUNEO
Sciogliendo subito i “dubbi” maggiori dopo la presentazione in conferenza stampa la scorsa settimana della Manovra 2025, nel testo trovano conferme sia la norma sulle banche, sia quelle sulle assicurazioni, ovvero le aree dove il Governo ha individuato la richiesta di un “sacrificio” per permettere gli aiuti alle fasce medio-basse. Il guadagno di 3,5 miliardi arriva per l’appunto con il rinvio delle deduzioni per le banche, oltre alla tassa su alcune imposte nel mondo assicurativo.
Confermato anche il “Bonus bebè” da 1000 euro per ogni figlio nato o adottato dal 1 gennaio 2025: sarà erogato nel mese successivo alla nascita e sarà disponibile per le famiglie con ISEE inferiore a 40mila euro annui, con la misura in scadenza a fine 2026. L’estrazione straordinaria del Superenalotto e Lotto del venerdì viene “istituzionalizzata” per tutti i venerdì del 2025, aggiungendosi così a quelle classiche di martedì, giovedì e sabato: novità nella Manovra 2025, secondo il testo giunto oggi alla Camera, le spese sulla Sanità e quelle sui mutui per la casa vengono escluse dal tetto della revisione delle detrazioni prevista in Finanziaria. Vengono invece ristrette le detrazioni per chi ha redditi oltre i 75mila euro annui, mentre crescono i vantaggi in base al numero di figli in dote: aumentate le pensioni minime di 3 euro per l’anno prossimo, mentre viene confermato il tetto ai compensi nella PA e nelle aziende partecipate dello Stato, così come trova spazio ancora la Carta Dedicata a Te. È stato confermato il calendario programmatico per i lavori della Manovra, con l’avvio delle Commissioni alla Camera il 28 ottobre, termine per gli emendamenti al 10 novembre.
CAOS REGIONI, L’ALLARME DI FEDRIGA SULL’APPROVAZIONE DELLA MANOVRA
Un tema che potrebbe portare difficoltà nell’esame successivo della Manovra 2025 riguarda il rapporto con le Regioni e gli enti locali dato che alcune richieste e sacrifici potrebbero essere richiesti anche ai governi locali e non solo ai Ministeri (dove è confermato un taglio medio del 5% sulla spesa corrente). Ne ha parlato ieri al Forum delle Regioni a Bari il Presidente del Friuli Massimiliano Fedriga, nonché responsabile della Conferenza Stato-Regioni.
«Non credo ci sarà l’intesa sulla manovra»: per il Governatore leghista l’intesa in Conferenza richiede l’unanimità ma dalle interlocuzioni avvenute finora, secondo Fedriga, è quasi impossibile giungere ad un punto comune. Le divisioni nette tra Centrodestra e “campo largo” permangono e sebbene la maggioranza delle Regioni abbia dato assenso all’accordo sulla Manovra, l’unanimità al momento è un’utopia. Così al’ANSA che lo ha raggiunto in Puglia, Fedriga ha spiegato che in merito ai temi di maggiore distanza tra gli altri Presidenti di Regione vi sono le questioni degli acconti in quanto le regole Ue allo stato dell’arte ora «prevedono il tetto di spesa che ammazzerebbe le Regioni».