Nell’ultimo trimestre di ogni anno, al ritorno dalle vacanze estive, la principale attività del governo è sempre la preparazione, la discussione e l’approvazione della legge di bilancio. È la scadenza su cui contano i vari ministeri per il raggiungimento dei loro obiettivi, il punto d’incontro di tutti i partiti per conquistarsi la necessaria visibilità tra i loro elettori e per ogni associazione, di qualsiasi tipo e genere, è l’ultima occasione dell’anno per ottenere finalmente la soluzione di quei problemi che si trascinano da tempo.



Poiché, indubbiamente, alcuni settori riceveranno più risorse di altri, prende forma quella cultura del sospetto che contrappone soggetti politicamente forti, che non sempre coincidono con i più bisognosi, a soggetti politicamente deboli, sistematicamente trascurati, perché nessuno si batte con sufficiente energia per difendere i loro interessi. La legge finanziaria in un certo senso è anche un grande scontro tra i bisogni degli uni e i bisogni degli altri, fino a diventare non tanto una guerra tra ricchi e poveri, ma una guerra tra soggetti diversamente poveri. Ed è quello che sta accadendo in questi giorni, almeno a sentire la voce degli esperti, ossia di chi contrappone richieste per 40 miliardi a disponibilità che superano di poco i 10 miliardi. Gli scontenti saranno necessariamente più di coloro che si diranno soddisfatti.



La legge quadro

Prendiamo ad esempio la legge quadro sugli anziani e sulla grave non autosufficienza, approvata nel marzo 2023, definita un “Patto per la terza età”, il cui obiettivo è quello di attuare una serie di misure annunciate nella legge di bilancio dell’anno precedente e previste dal Pnrr. Si tratta della legge n. 197, del 29 dicembre 2022: Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025. In altri termini la legge bilancio dell’anno scorso ha allungato la sua sfera di influenza fino al 2025, condizionando prepotentemente le scelte della prossima legge di bilancio, che riguarda il 2024, ed è quindi posta a metà tra il 2023 e il 2025. La legge 197 pone le basi della riforma complessiva delle politiche in favore degli anziani e contro la marginalizzazione, sempre che sia adeguatamente finanziata e possa diventare operativa attraverso i Decreti attuativi che dovrebbero essere emanati entro la fine di questo anno.



La legge, almeno nelle intenzioni del legislatore, dovrebbe dar vita ad una vera e propria riforma, dal momento che prevede tutta una serie di interventi dal punto di vista sanitario, sociale, assistenziale e relazionale, con l’obiettivo di prendersi cura degli anziani a 360 gradi e rispondere a tutti i loro bisogni ed esigenze. Non sarà la legge finanziaria a predisporre una semplificazione delle procedure di valutazione della persona non autosufficiente, grazie ai “punti unici di accesso” (Pua), distribuiti su tutto il territorio, se le risorse promesse alla sanità continuano ad essere al di sotto delle necessità codificate su base nazionale ed internazionale. Ma se non ci sono i Pua non ci sarà nemmeno il tanto atteso “progetto assistenziale individualizzato” (Pai), che dovrebbe garantire al paziente e alla sua famiglia una presa in carico integrata di tutte le prestazioni sanitarie, sociali e assistenziali di cui la persona anziana ha bisogno.

Politiche fiscali

In compenso aumenta il costo di colf e badanti per le famiglie e si riduce quantità e qualità della rete di assistenza necessaria. Qualcosa di analogo accade anche con le politiche fiscali. Una volta compiuti e superati i 60 anni è possibile beneficiare di agevolazioni fiscali messe a disposizione dallo Stato e dai privati su diversi ambiti. Per tutte le domande o le richieste riguardanti questi aiuti di tipo economico, i cittadini possono fare riferimento al proprio comune di appartenenza o, nel caso di grandi città al municipio, grazie al quale verranno seguiti e avviati alle varie procedure necessarie. Peccato che le liste di attesa siano molto lunghe, gli addetti alle relazioni con il pubblico degli anziani siano a volte poco informati, altre volte poco capaci di spiegarsi con chiarezza, e spesso troppo lenti nell’attivare i processi necessari a risolvere i problemi. Certamente la loro vita attualmente non ha registrato nessun miglioramento nonostante la legge sia una buona legge, ma non abbia gambe per camminare, né pare che l’attuale finanziaria gliene darà.

Basta fare riferimento a due misure contenute nella legge sugli anziani e certamente anni luce distanti dalla attuale volontà del legislatore. La legge quadro 197/2023 riconosce agli anziani il diritto alla continuità di vita e di cure nella propria casa e per questo vengono promosse nuove forme di coabitazione solidale e intergenerazionale. Questo riguarda anche l’ambito delle case-famiglia e condomini solidali, aperti ai familiari, ai volontari e ai prestatori di servizi sanitari, sociali e sociosanitari. Ma di tutto questo nulla è stato fatto, nulla è previsto in finanziaria e per ora non si intravvedono margini concreti di operatività.

Prevenire la fragilità

L’altra misura, anch’essa prevista della legge, che riflette una concreta urgenza nell’attuale contesto di vita dei grandi anziani, riguarda la prevenzione della fragilità delle persone anziane, la loro integrazione negli istituti dell’assistenza domiciliare integrata (Adi) e nel servizio di assistenza domiciliare (Sad). Non stupisce quindi che pur venendo riconosciuto alle persone anziane il diritto alla somministrazione di cure palliative, sia nella propria casa che presso gli hospice, non si abbia nessuna certezza che la finanziaria preveda misure a favore dei caregiver familiari.

Il leitmotiv che accompagna il dialogo con gli anziani in materia di politiche fiscali sembra un discorso tra sordi. L’operatore dice: tutti i comuni italiani prevedono sconti sui costi degli abbonamenti e dei biglietti agli utenti over 60 e 65. Per avere tutte le informazioni basta rivolgersi al proprio Comune o visitare il sito della compagnia di trasporto. Ma l’anziano non riesce mai a entrare in possesso di queste informazioni in modo tempestivo ed aggiornato. Gli anziani over 75 hanno diritto all’esenzione del canone Rai 2022 per motivi di salute, oppure se convivono con una badante, colf o un collaboratore domestico, ma per essere esonerati per tutto l’anno è necessario presentare la domanda entro il 30 aprile, data che per il 2022 slitta al 2 maggio a causa delle festività, mentre per avere l’esonero esclusivamente per il secondo semestre il termine ultimo era il 31 luglio. Da una piccola inchiesta fatta con anziani ricoverati in ospedale per motivi di salute – non in Rsa – praticamente nessuno di loro conosceva questa agevolazione.

Altro esempio la Carta Argento Trenitalia: è la carta sconto dedicata ai passeggeri che hanno compiuto 60 anni. Ha un costo annuale di 30 euro, mentre è gratuita per chi ha compiuto i 75 anni.  La Carta Argento prevede anche uno sconto del 25% sulle tratte internazionali. Si tratta però di Carte valide un anno, nominative, che vanno esibite insieme al biglietto ridotto in corso di viaggio; ora se sono carte basate sull’età, posto che nel tempo non si torna indietro, non si capisce perché non possano avere una valenza continuata e l’anziano vada sottoposto al rinnovo della carta con tutte le implicazioni burocratiche che comporta per lui e per la sua famiglia.

Riduzioni ed esenzioni

La stessa cosa vale per la riduzione o esenzione su biglietti per musei, monumenti, cinema e teatri. Non esiste una normativa nazionale; si tratta solo di un’abitudine consolidata di musei, cinema, teatri e di tutti gli altri luoghi di cultura quella di offrire biglietti a prezzi ridotti o ingressi gratuiti alle persone sopra i 60-65 anni di età. Ma la mancanza di una norma codificata espone l’anziano all’arbitrio dell’esercente, il quale si difende affermando: informatevi presso le biglietterie dei locali a quale sconto avete diritto mostrando il vostro documento di identità. Si tratta di una esenzione fiscale per cui la mancanza della norma lascia l’anziano nella incertezza e nel dubbio, quindi nel disagio e in una potenziale umiliazione.

Altra misura interessante sotto il profilo fiscale riguarda gli anziani che avendo i requisiti di reddito e d’età, diversi a seconda del comune di appartenenza, potrebbero richiedere agevolazioni sulla tassa dei rifiuti o Tari, ma anche in questo caso prassi e informazioni disegnano uno scenario ambiguo e complicato proprio per l’anziano.

In definitiva gli anziani sono in una tenaglia che minaccia di complicare sempre di più la loro vita: le politiche fiscali, anche quando ci sono, non sono sufficientemente note né sufficientemente accessibili. Sono spesso legate a un gentleman agreement che non ha valore di norma, quindi, non è sempre esigibile e mortifica l’anziano, accentuando il suo senso di solitudine e spingendolo in un ulteriore isolamento.

La nuova legge fiscale potrebbe fare molto per loro, in coerenza con i criteri del Pnrr, ma anche per giustizia nei confronti delle risorse ricevute dall’Europa e investite diversamente in obiettivi che non li riguardano in modo controllato e selettivo. Come primo passo basterebbe migliorare la loro informazione sui benefici di legge, sugli sconti fiscali che rappresentano già un diritto e trasformare in diritto quegli sconti fiscali che sono attualmente troppo affidati ad una generica buona volontà.

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