Finalmente la Legge di Bilancio entra nel vivo con il passaggio a Senato e Camera: secondo quanto annunciato dalle forze di maggioranza, non dovrebbero esserci loro emendamenti e quindi modifiche sostanziali all’impianto. Se inizialmente la presentazione della bozza era stata gestita bene dal lato della comunicazione, la vicenda che ha portato il Governo a fare retromarcia da Quota 104 per tornare a Quota 103 (tra l’altro rivisitata) non è stata un’ottima figura di unità della compagine governativa, così come la tematica relativa all’aumento della cedolare per gli affitti brevi.
Per quanto riguarda invece sul tema del sostegno alle famiglie e alla natalità, è bene avere una visione d’insieme. Come già ripetuto, la Manovra non ha un’impostazione definitiva o strutturale, anche se presenta degli aspetti positivi seppur finanziati tramite l’incremento del debito: l’accorpamento degli scaglioni Irpef e il taglio del cuneo fiscale sono misure che potrebbero rilanciare i consumi, complice un’inflazione in calo (soprattutto la componente energetica, nonostante ci sia un arretramento anche per quanto riguarda il carrello della spesa) e la politica della Bce, che non ha alzato ulteriormente i tassi d’interesse su depositi e prestiti, evitando quindi di dare un’ulteriore stretta sul circolante.
Il Governo ha introdotto, da quando è in carica, il tema della natalità, evidenziandone l’urgenza per il Paese, e sembra muoversi nella direzione di contrasto al calo demografico, seppur con alcuni provvedimenti che richiederebbero un miglioramento. Nella Legge viene prorogata e rifinanziata la social card per le famiglie in difficoltà economica: questa non è certamente la soluzione contro l’inflazione o la povertà in Italia, ma in un momento difficile come quello attuale indirizzare una parte delle risorse verso il carrello della spesa può essere utile: certo manca un approccio strutturale, che è quello di cui si necessita.
Per quanto riguarda invece i beni per l’infanzia e per l’igiene femminile, l’Iva, diminuita nella scorsa Legge di bilancio, viene aumentata dal 5% al 10%, arrivando al 22% per quanto riguarda l’acquisto di seggiolini per auto. Anche se la diminuzione dell’Iva non ha avuto l’effetto atteso l’anno precedente, è augurabile che l’innalzamento previsto venga almeno in parte limitato, soprattutto per quanto riguarda i seggiolini. È inoltre prevista una diminuzione dei fringe benefit dagli attuali 3.000 euro per chi ha figli previsti dal Decreto Lavoro (prima erano 258 euro) a 2.000, mentre il tetto massimo per chi non ha figli è di 1.000 euro. Lo stanziamento del bonus asilo (previsto per i secondogeniti nati dal 2024, se il primogenito ha meno di 10 anni) è una misura che va a sostegno delle famiglie, ma che risente anch’essa del finanziamento a debito.
Come velocemente esaminato, alcune idee sembrano piuttosto buone sul fronte degli incentivi alla natalità, ma manca ancora un piano di medio-lungo periodo, essenziale per la ripresa demografica. Tra tutti, il tanto atteso quoziente familiare, almeno per ora, rimane una chimera.
Va altresì detto che le misure messe in campo possono dare dei risultati positivi, anche grazie al contesto macroeconomico che, seppur mutevole, sembra essere attualmente più favorevole di qualche mese fa (al netto della guerra in Israele e degli effetti che porterà negli equilibri internazionali): l’inflazione in calo e la politica della Bce, precedentemente citate, sono due elementi che non possono non essere presi in considerazione.
Oltre alla Manovra, un altro tema particolarmente caldo in questi giorni è quello delle riforme, in particolare l’idea della maggioranza è quella di introdurre l’elezione diretta del Premier. Al di là della riforma in sé e delle sue caratteristiche, riformare e rendere il Paese più governabile è una necessità, indipendentemente dai colori politici dei Governi. Avere un Esecutivo stabile, che arrivi al termine del mandato elettorale, vuol dire dare la possibilità all’Esecutivo di lavorare non per la sopravvivenza ma per la legislatura, avendo un orizzonte temporale di medio periodo davanti a sé. Allo stesso tempo una maggiore stabilità, in particolare in un Paese fortemente indebitato come il nostro, si tradurrebbe anche in minori tassi d’interesse.
È interessante, per concludere, esaminare alcuni dati: in Germania dal 2005 al 2022, ci sono state 4 legislature (con 4 tornate elettorali), guidate dalla Cancelliera Angela Merkel. Nello stesso periodo in Italia, escluso il Governo attuale, si sono succeduti 9 Governi – Berlusconi, Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte I e II, Draghi) con 6 legislature, con una durata media di 1,8 anni per Governo, contro i 16 consecutivi della Merkel. Non si vuole qui discutere il premierato, ma la questione della stabilità dei Governi (e conseguentemente delle politiche del Paese) non è un’esigenza nuova: è arrivato il momento di correre ai ripari.
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