Si sono concluse le audizioni presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla Legge di bilancio, che hanno visto lunedì tra i protagonisti anche Andrea Dellabianca, Presidente della Compagnia delle Opere, secondo cui «nella manovra si intravvede il tentativo di introdurre dei cambiamenti positivi per il sistema Paese, ma ci sono anche, purtroppo, degli elementi che segnalano una scarsa fiducia nel mondo produttivo e che destano qualche perplessità».



Cominciamo dai primi. Quale ritiene sia il segnale più importante di cambiamento positivo?

L’intervento sulle detrazioni fiscali tarate in base ai carichi familiari appare com un primo passo verso l’introduzione del quoziente familiare che la Compagnia delle Opere chiede da anni. Cominciare a ridurre la pressione fiscale in base alla composizione del nucleo familiare è un segnale importante considerando il grave problema della denatalità che affligge il nostro Paese e che non solo incide negativamente sulla forza lavoro, ma anche sulla sostenibilità del welfare, dato che ci saranno sempre meno giovani a versare tasse e contributi per garantire i servizi a un numero crescente di anziani.



Non è un po’ singolare che la richiesta di un intervento a favore delle famiglie venga da chi rappresenta anche una fetta del sistema imprenditoriale?

Pensare che le famiglie non c’entrino con le imprese o con la capacità di dare un futuro al Paese è una visione miope. Sostenere la famiglia, infatti, significa contribuire allo sviluppo delle imprese, che sono composte da famiglie e operano per il loro benessere. E dare un futuro al Paese significa cercare di continuare a garantirgli una capacità produttiva, di spesa, di generazione di welfare. Tutto questo non è possibile senza un’inversione del trend riguardante la denatalità in Italia. Per questo riteniamo cruciale riconoscere la famiglia come un’entità fiscale autonoma. Nella Legge di bilancio c’è finalmente l’inserimento di un principio che speriamo si abbia il coraggio di continuare a sostenere e ampliare.



Per quanto riguarda, invece, gli interventi specifici per le imprese, nella manovra manca qualcosa?

L’abrogazione dell’Ace (Aiuto alla crescita economica) non solo disconosce il valore del fare imprese, ma rischia di determinare un aumento del costo del capitale riducendo la propensione agli investimenti. Per questo crediamo sarebbe opportuno introdurre una detassazione degli utili reinvestiti in azienda, con una particolare attenzione alle PMI: aiuterebbe il loro rafforzamento patrimoniale e diminuirebbe la loro dipendenza dal finanziamento bancario. E a proposito di credito, per le PMI sarebbe importante confermare la riforma del “Fondo di garanzia” introdotta a inizio anno. C’è poi un altro tema a nostro avviso cruciale per le imprese.

Quale?

La formazione. In un contesto caratterizzato da un’evoluzione rapida delle competenze specifiche, le spese per la formazione continua del personale dovrebbero essere considerate alla stregua degli investimenti in attività immateriali, e quindi incentivati. Per questa ragione sosteniamo la proposta dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà di introdurre un credito d’imposta per le spese sostenute dalle aziende nella formazione del loro “capitale umano”, che comprende dipendenti, fornitori e collaboratori. Ugualmente importante è la formazione professionale, realizzata tramite Its e Iefp.

Per i quali sono previsti fondi straordinari del Pnrr…

Che, però, termineranno nel 2026. Riteniamo per questo indispensabile cominciare sin da ora a pianificare sistemi di finanziamento ordinari che possano entrare a regime a partire dal 2027, garantendo così continuità e stabilità a queste istituzioni fondamentali per l’occupabilità delle persone e la competitività dei nostri settori produttivi.

Sempre a proposito di formazione, nonostante le rassicurazioni dei mesi scorsi non ci sono misure che sostengano i genitori che vogliono iscrivere i loro figli a una scuola paritaria. Cosa ne pensa?

L’investimento sulla formazione dei propri figli, a partire dalle prime classe scolastiche, è diventato sempre più importante per i genitori. Quello che forse non riesce ancora a essere compreso è che la scuola pubblica è formata sia dalle scuole statali che da quelle paritarie. Permettere alle famiglie di poter scegliere indipendentemente dalle proprie condizioni economiche l’istituto e l’indirizzo scolastico più adatti per i propri figli è per noi fondamentale. Pertanto, consideriamo negativa l’assenza di fondi per l’iscrizione dei figli alla scuola paritaria all’interno della manovra.

Cosa andrebbe fatto su questo fronte?

La Compagnia delle Opere è fermamente favorevole all’introduzione di un “buono scuola” di almeno 1.000 euro per studente, destinato esclusivamente alle scuole paritarie, che potrà anche essere condizionato a soglie Isee come già avviene in alcune regioni come Lombardia e Veneto. In alternativa, si potrebbe almeno aumentare il tetto per la detrazione fiscale delle spese di istruzione non universitaria da 800 a 5.000 euro. In entrambi i casi saremmo di fronte a una cifra che non potrebbe coprire l’intero importo della retta, ma che rappresenterebbe il riconoscimento del valore pubblico ricoperto dalla scuola paritaria, in linea anche con quello che avviene nel resto d’Europa.

L’intervento principale della Legge di bilancio, anche in termini di risorse stanziate, riguarda la proroga del taglio del cuneo fiscale. Cosa pensa di questo provvedimento?

La valutazione è positiva, in quanto consente a un numero maggiore di lavoratori di avere delle buste paga più pesanti, aumentando il loro potere d’acquisto. È un intervento che, insieme all’estensione dei limiti di esenzione dei fringe benefit e alla riduzione dell’aliquota per i premi di produttività, non può che essere apprezzato dagli imprenditori, perché per loro è un bene che i propri dipendenti e collaboratori possano ricevere una remunerazione sempre più adeguata al costo della vita.

C’è qualche altro elemento della Legge di bilancio su cui avete qualche perplessità?

L’articolo 112 prevede l’inserimento di un rappresentante del Mef nei collegi dei revisori o dei sindaci di tutte le società, organizzazioni, fondazioni che ricevono più di 100.000 euro di contributi pubblici. Si tratta di una norma che desta preoccupazione non solo perché appare inapplicabile, visto il numero di rappresentanti del Mef che andrebbero nominati, ma anche perché indicativa di una mancanza di fiducia sull’operato di soggetti che costruiscono dal basso, che vanno sostenuti, valorizzati e, ovviamente controllati, ma non con questo genere di modalità, che appare incompatibile con una visione positiva del tentativo di costruzione dal basso che viene fatto.

Tra i vostri associati ci sono anche organizzazioni non profit. Sappiamo che dal 1° gennaio 2025 gli enti di tipo associativo che svolgono attività di prestazione di servizi o cessione di beni nei confronti dei propri associati dovranno aprire la partita Iva. È un passaggio che nasconde qualche rischio?

Sì, è un tema che abbiamo posto all’attenzione dei membri delle commissioni Bilancio durante l’audizione sulla manovra in quanto riteniamo che questa imposizione, senza un adeguato periodo di transizione, possa mettere in seria difficoltà migliaia di realtà associative ed Enti del Terzo Settore, costringendoli a chiudere le loro attività con conseguenze devastanti per la collettività, in particolare per coloro che dedicano la propria vita al supporto e alla tutela delle persone fragili. Val la pena ricordare che si tratta di enti che spesso arrivano dove lo Stato non riesce nell’erogazione di servizi pubblici e che sono essenziali per garantire la sostenibilità del sistema di welfare messa a rischio, come dicevamo all’inizio, dall’andamento demografico.

Cosa pensate di fare ora per cercare di veder introdotti i correttivi che ha finora evidenziato?

Abbiamo depositato in Parlamento una relazione contenente le osservazioni positive e le ipotesi correttive nate dal lavoro di tutte le anime della Compagnia delle Opere e continueremo a cercare di raccontare e far emergere quelle che sono le esperienze e le necessità di imprese, opere e scuole affinché il Legislatore possa agire tenendo conto delle loro reali esigenze. Questo è il tentativo che porteremo avanti.

(Lorenzo Torrisi)

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