Nella Legge di bilancio 2023 la neo Ministra Locatelli con delega alla disabilità aveva già a metà novembre promesso all’assemblea dell’Anci che avrebbe reso strutturale la maggiorazione dell’assegno universale (pareva raddoppiato, poi in verità aumentato del 50%) e finanziato un altro Fondo per le periferie inclusive con 10 milioni di euro per progetti che andranno a migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità del nostro Paese. Il Fondo lo abbiamo cercato nei 174 articoli e lo abbiamo trovato nel testo della Legge bollinata Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025 art. 67 finanziato con 10 milioni solo per il 2023 e per i Comuni con oltre 300.000 abitanti con i soliti 90 giorni utili per costituire il Comitato che valuterà, ecc.



Noi ci chiediamo perché continuiamo a buttare il sasso avanti anziché rendere operativa la Legge Delega sulla disabilità che ancora attende i regolamenti previsti e non ancora neanche elaborati. Poiché almeno due disposizioni devono essere chiarite: la disability card, introdotta all’inizio del 2022, ha trovato approvazione in 8 Paesi europei tra cui l’Italia, tuttavia ci sono degli ostacoli che ne impediscono il corretto utilizzo e che quindi la rendono momentaneamente inutile.



La disability card ha lo scopo di agevolare i cittadini con disabilità sia nel loro Paese, sia negli altri Paesi europei, in modo che possano accedere a beni e servizi pubblici o privati in maniera gratuita o con tariffe agevolate. L’idea è nata anche per evitare ai cittadini interessati di portare sempre con sé un documento cartaceo che attesti la propria situazione. In Italia, se da un lato ci sono moltissime persone che hanno avuto l’approvazione della carta europea, ma non l’hanno ancora ricevuta dopo mesi dalla richiesta, dall’altro lato c’è chi l’ha ricevuta a casa come previsto, ma non può utilizzarla. In particolare, sembrerebbe che tra le strutture che dovrebbero riconoscere la validità della disability card, come musei, cinema o altro luoghi pubblici e privati, nessuna si è organizzata adeguatamente.



Ricordiamo che in data 3 ottobre 2022, il Comitato Onu sui diritti delle persone con disabilità ha riscontrato la mancanza, nell’ordinamento giuridico nazionale, di misure efficaci per il sostegno dei caregiver familiari. La figura del caregiver familiare viene definita per la prima volta a livello statale dall’articolo 1, comma 255, della Legge di bilancio del 2018. La medesima Legge di bilancio ha istituito un fondo con una dotazione di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020, successivamente incrementata di 5 milioni di euro per gli anni 2019, 2020 e 2021. Il fondo era originariamente destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività prestata dal caregiver familiare, ma è stato malamente distribuito, ripartito annualmente tra le regioni che spesso lo hanno utilizzato per fare una formazione anacronistica. L’ultimo decreto di riparto delle risorse, relativo al 2021 non è stato utilizzato nei confronti di chi si occupa a tempo pieno dei propri cari con gravissima disabilità e che da molto tempo chiede attenzione.

caregiver familiari, che non sono i badanti, chiedono una maggiore integrazione dei servizi stessi che ruotano intorno alla persona, alla famiglia, ai loro bisogni; chiedono di non rimanere invisibili e che il fondo possa servire al loro sollievo. Ecco Ministro, si occupi prima di tutto di queste emergenze, cerchi di non frammentare ulteriormente l’intervento sulle persone disabili e fragili già inutilmente spalmato tra troppi Ministeri al punto tale che appaiono, e forse sono ancora troppo residuali, rispetto a queste famiglie già colpite da una situazione grave e che hanno bisogno più che mai di solidarietà concreta e certezze.

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