Con la manovra alle porte è stato approvato dalla maggioranza in Parlamento il Piano strutturale di bilancio (Pbs), l’ex Nadef nato con il nuovo Patto di stabilità. Si tratta della pianificazione nel lungo periodo (7 anni) di riduzione di spesa e deficit. Nel quadro programmatico, che tiene cioè conto anche dell’effetto delle misure della Manovra, il deficit del 2025 è fissato al 3,3%, mentre a legislazione vigente è pari al 2,9%: gli 0,4 punti di differenza, circa 9 miliardi, sono la parte di deficit destinata alle coperture. In sostanza questa Manovra, influenzerà fortemente le politiche del prossimo futuro: il fatto di dover tracciare una strada da seguire è una notizia positiva, se questo vuol dire abbandonare le politiche “mordi e fuggi” per abbracciare invece una visione più ampia e pianificata. D’altro canto il rischio insito nel Pbs è che i prossimi provvedimenti siano di natura recessiva.



Durante l’approvazione del Piano il Parlamento ha sollecitato il Governo a compiere «interventi che rendano strutturali gli effetti del taglio al cuneo fiscale sul lavoro e l’accorpamento delle aliquote Irpef […]; iniziative a sostegno delle famiglie […]; risorse per proseguire con il percorso avviato di rinnovo dei contratti del pubblico impiego; individuare fondi per sostenere la spesa sanitaria e mantenere gli investimenti pubblici in rapporto al Pil al livello registrato durante il periodo di vigenza del Pnrr».



La Manovra dunque sta iniziando a delinearsi. Va registrata a tal proposito tutta la discussione riguardante la casa. Non si intende introdurre una nuova imposta, ma, coerentemente a quanto previsto dal Pnrr, andranno aggiornate le rendite catastali di chi ha usufruito del Superbonus.

Sembra inoltre, sempre a causa del Pnrr, che si procederà a una modifica delle accise: al momento il Governo non parla di un innalzamento di queste, ma di una rimodulazione tra quelle per benzina e gasolio. È difficile però pensare che ciò non si traduca in un aumento dei costi del carburante.

È stato annunciato anche un emendamento per la tassazione delle sigarette: chi fuma non sarà certo contento, ma è un modo “diretto” e “indiretto” per sostenere la sanità. Si prevede un’iniezione di 13,8 miliardi nelle casse dello Stato che saranno messi a disposizione del settore. L’aumento di 5 euro a pacchetto andrà anche a influenzare i fumatori e le loro abitudini: è probabile che tanti smetteranno o, forse, ridurranno drasticamente la quantità di sigarette fumate. Questo andrebbe a ridurre le persone bisognose di ricovero/cure a causa del fumo. È stato infatti calcolato dalla Banca Mondiale che a un aumento del 10% del prezzo corrisponda circa un 4% di riduzione dei consumi. Il fatto che il tabacco sia un monopolio di Stato comporterebbe meno introiti, che potrebbero però essere pareggiati da un consistente risparmio di spesa sanitaria collegata alle conseguenze del fumo. Il fumo infatti, oltre a essere la causa del 90% dei casi di tumore al polmone, è causa di oltre 93.000 morti ogni anno, con costi di oltre 26 miliardi di euro (cfr. Aiom).



Non va dimenticata l’idea di aumentare le detrazioni per le famiglie che ha l’obiettivo di ridurre le tasse, per un costo complessivo di circa 5-6 miliardi. Il fine ultimo è di dare un’iniziale spinta alla demografia («Ribadisco che c’è un’evidente correlazione tra demografia e crescita del Pil […] un Paese come il nostro che decresce, perdiamo 300mila-400mila cittadini italiani ogni anno, non può immaginare una crescita al 3, 4 o 5%» ha dichiarato Giorgetti in Parlamento). Da una parte quindi il Governo è impegnato a trovare risorse, dall’altra a non sprecarle: l’idea di ridurre le tasse alle famiglie, oltre a essere un sostegno, dovrebbe tradursi in un aumento della circolazione del denaro da parte delle stesse.

In tutto ciò bisogna tener conto anche di alcuni fattori esogeni. In primis la Banca centrale europea e le sue prossime mosse di politica monetaria per tenere sotto controllo l’inflazione, dopo il doppio abbassamento dei tassi d’interesse. Questo vuol dire che anche la situazione internazionale gioca un ruolo cruciale (come sempre accade e non solo per quanto riguarda l’inflazione), sia per quanto riguarda il Medio Oriente che per quanto riguarda l’Ucraina. Oltre ai conflitti, l’evento politico più importante e più vicino è quello delle elezioni Usa (5 novembre), che inciderà sulle politiche statunitensi (i due candidati hanno idee diametralmente opposte) e quindi sugli equilibri internazionali occidentali, sia politici che monetari.

Concludendo, questa Manovra sembra essere la più importante di questo Esecutivo, per le emergenze da affrontare, per le politiche familiari, per la propria stabilità (anche se attualmente non si registra un’opposizione così forte da presentarsi come alternativa), per l’indirizzo che darà alle future politiche e per la sua stessa credibilità.

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