La formazione della legge di bilancio è Il tema che ci accompagnerà fino a dicembre e la sua definizione non può prescindere dalla individuazione delle risorse da impegnare per la copertura finanziaria dei provvedimenti che l’esecutivo vorrà adottare.
Tutte le rilevazioni statistiche evidenziano come la domanda interna delle famiglie sia fortemente compressa dal peso delle spese primarie (utenze, affitto, mutui, alimentari, spese mediche ecc.) che influenzano il reddito reale delle famiglie riducendolo. Per fronteggiare la crisi dei consumi, dovuta dall’inflazione indotta dalle crisi belliche ed industriali in atto, la strada obbligata sembra essere quella della riduzione del carico fiscale, non potendosi agire velocemente sull’incremento dei salari. La riduzione delle tasse darebbe sicuramente impulso ai consumi, sarà tuttavia necessario trovare le coperture.
Il Governo appare consapevole del contesto che ha difronte e per questo sta studiando come operare un taglio delle tasse applicate al ceto medio, che non ha beneficiato del taglio del cuneo fiscale e dell’accorpamento delle prime due aliquote dell’Irpef.
La proposta oggi sul tavolo passa per un intervento duplice, che dovrà da un lato abbassare l’aliquota centrale della curva IRPEF portandola dal 35% al 33%, e dall’altro innalzare fino a 60mila euro il limite del secondo scaglione, oggi fissato a 50mila euro, a partire dal quale si applica l’aliquota del 43%.
L’intervento, secondo i calcoli, pesa almeno 4 miliardi e ciò esalta il tema della individuazione delle risorse da rendere disponibili, che rimane legato alla crescita o alla razionalizzazione delle spese.
Sempre nell’ottica di dare impulso ai consumi sarà meno agevole rendere stabile il taglio del cuneo fiscale, che costa circa 10 miliardi, accentuando il tema del reperimento delle risorse senza mettere a rischio la tenuta dei conti pubblici. È utile ricordare, infatti, che usciamo dalla stagione del Covid e dai bonus a pioggia e non tutti sempre pienamente efficienti.
Il tema del recupero di risorse, dunque, è centrale per rendere strutturale gli interventi di rimodulazione della curva IRPEF e soprattutto non si può pensare alle coperture facendo ricorso al solito “tesoretto” da attivare attraverso il recupero dell’evasione fiscale. Al momento il reperimento delle risorse pare poter beneficiare di un maggior gettito fiscale legato ad un andamento dell’economia migliore di quello atteso, mentre rimane ancora tutto da quantificare il gettito conseguibile dalle adesioni al concordato preventivo biennale. Quest’ultimo, infatti, sarà quantificabile solo dopo che le dichiarazioni dei redditi per il 2023, il cui termine di presentazione è fissato per il prossimo ottobre, saranno elaborate dal MEF. In attesa di questi dati i tecnici impegnati nella formulazione della legge finanziaria sono chiamati a proporre interventi volti al recupero di risorse finanziarie.
Tra gli interventi allo studio c’è la revisione delle detrazioni e deduzioni fiscali.
Una “onesta” analisi delle piccole agevolazioni fiscali paleserebbe in molti casi la loro modestia in termini di beneficio, alla quale si accompagna un complesso sistema di gestione dei controlli che altrettanto drena risorse difficilmente quantificabili. Il recupero diretto di risorse attivabile agendo sulle piccole detrazioni è stato stimato in circa 400 milioni di euro e sicuramente non sarebbe in grado di soddisfare tutto il fabbisogno ma rappresenterebbe, comunque, un segnale in tema di attenzione alla qualità della spesa. Sul come procedere in questo ambito le ipotesi sul tavolo sono molteplici ed alcune riportano ad interventi passati che mirano a legare le detrazioni e la loro misura al reddito imponibile.
Non pare essere in agenda, invece, il tema della razionalizzazione della spesa pubblica che è influenzato dalle decisioni su come andrà attuata l’autonomia differenziata. Questa “sospensione” rischia di influenzare la formazione della legge di bilancio imponendo scelte che non sempre potranno essere strutturali. Tutto ciò non è giustificabile se si tiene conto che i tempi per attuare l’introduzione dell’autonomia differenziata sono lunghi e rimangono legati alle decisioni della Corte Costituzionale e/o all’esito dei referendum proposti.
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