Il Governo deve ancora rimettere mano alla Legge di bilancio e si parla già di un nuovo scostamento di bilancio, finalizzato a finanziare anche nuove misure di ristoro per le attività più colpite dalle limitazioni dell’ultimo Dpcm. Si ipotizzano 10-20 miliardi di deficit in più, che al momento non sembrano rappresentare un problema dato che, come ha sottolineato mercoledì il commissario europeo agli Affari economici Gentiloni, la sospensione del Patto di stabilità e crescita potrebbe essere estesa al 2022. Il prezzo da pagare in futuro per queste scelte, evidenzia l’ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, Francesco Forte, sarebbe comunque alto.
Perché professore?
Perché questi scostamenti di bilancio, a differenza di quello che accadrebbe con il ricorso al Mes, fanno salire l’indebitamento pubblico. Tra due anni finiremo quindi sotto la mannaia del Patto di stabilità, che è solo temporaneamente sospeso, non abrogato. Andremo incontro a una procedura per debito eccessivo. Non è da escludere anche per deficit eccessivo. Il problema più grave sarebbe però un altro.
Quale?
Che lo spettro di una procedura d’infrazione per debito eccessivo si farebbe sentire sui mercati finanziari e questo potrebbe diventare un problema serio soprattutto per le banche, che oltre a titoli di stato hanno anche crediti a rischio deterioramento in questa fase di crisi. Per il momento l’azione della Bce ci sta aiutando, ma non sappiamo quanto potrà durare con la stessa intensità attuale.
Visto come ci si è comportati in passato sulle procedure d’infrazione per eccesso di debito, la questione sarebbe politica…
Sì e sicuramente avremo i tedeschi, gli olandesi, gli scandinavi, gli austriaci contro e i francesi che vorranno approfittarne per aumentare la loro presenza nel nostro tessuto economico e finanziario. In questo senso c’è anche da dire che se lo Stato interverrà maggiormente nell’economia, il rischio è quello di vederci portare via degli asset pubblici, come successo alla Grecia, per ripagare il debito. Andando avanti su questa strada rischiamo di diventare come la Grecia e commissariandoci l’Europa avrebbe anche un vantaggio.
Quale?
La certezza di bloccare i cinesi. Già oggi l’Italia viene esclusa da summit importanti come il vertice antiterrorismo di Parigi per la sua gestione della politica estera. Avendo perso i rapporti con il Regno Unito e non essendo chiaro se li recupereremo con gli Stati Uniti, al momento il nostro Paese è isolato e con relazioni non rassicuranti con Pechino.
Conte ha ripetuto di voler evitare il lockdown generalizzato. Secondo lei lo fa anche perché la situazione dei conti pubblici non gli lascia alternative?
Sì. Per evitare la rivoluzione sociale il Governo ha deciso di erogare dei ristori che inevitabilmente aumenterebbero in caso di lockdown generalizzato. Sarebbero necessari altri scostamenti di bilancio e questo creerebbe ancora più problemi ai nostri conti pubblici. Il lockdown generalizzato sarebbe solo un sollievo per Speranza, che non ha certo rimediato una bella figura con il caso Zuccatelli, e per Boccia, che avrebbe meno da discutere con le Regioni.
Si sta parlando molto della norma “anti-scalata” di Vivendi che tutelerebbe Mediaset. C’è chi vi vede un favore a Berlusconi per ottenere in cambio un sostegno al Governo. Cosa ne pensa?
Mi sembra che la norma possa tornare utile al Governo anche nella partita sulla rete unica, dato che Vivendi è azionista di Tim e la stessa Mediaset aveva mostrato di voler entrare in campo. Mi pare comunque eccessivo pensare a un eventuale appoggio continuativo di Forza Italia a questo esecutivo. Semmai si può pensare a uno “scambio immediato” per avere il sostegno sullo scostamento di bilancio o sulla manovra. Vedo con più preoccupazione però le mosse del Partito democratico.
A che cosa si riferisce?
I dem, approfittando della debolezza dei 5 Stelle, stanno cercando di occupare i posti di potere che contano, a partire dalla Rai. Nel caso poi aumenti l’intervento pubblico nell’economia ci saranno altre importanti poltrone da occupare. Di fronte a questa opportunità, il Pd è pronto anche a mettere da parte la richiesta di ricorrere al Mes.
(Lorenzo Torrisi)