Il governo Meloni ha stanziato quasi il 60% delle risorse della manovra 2023 (21 miliardi dei 35 complessivi) per contrastare il caro energia fino a marzo. Tra le misure adottate, si è deciso l’azzeramento degli oneri impropri delle bollette elettriche (come le spese per lo smaltimento del nucleare) e viene rafforzato il bonus sociale, con la soglia Isee che passa da 12.000 euro a 15.000 euro. Accanto al potenziamento del credito d’imposta per le imprese (per le energivore sale dal 40 al 45% e per altre dal 30 al 35%) e al dimezzamento, da dicembre, dello sconto carburanti (da 30,5 a 18,3 centesimi), è stata cambiata ancora la tassa sugli extraprofitti, che raddoppia: il contributo del 25% calcolato sull’Iva per il 2022 diventa del 50% calcolato sull’imponibile Ires e sull’incremento medio superiore al 10% calcolato sui quattro anni precedenti.
Infine, in ottemperanza con un regolamento Ue, viene introdotto, per il solo 2023, un “contributo di solidarietà temporaneo” sulle imprese energetiche fino a un massimo del 25% del valore del patrimonio netto alla data di chiusura dell’esercizio 2021. Sono misure utili? La nuova tassa sugli extraprofitti rischia un profilo d’incostituzionalità e una nuova fiammata di ricorsi da parte delle aziende? Come si sta muovendo oggi il mercato dell’energia? Ne abbiamo parlato con Roberto Bianchini, partner Ref Ricerche e direttore dell’Osservatorio Climate Finance del Politecnico di Milano.
Come valuta nel complesso le misure previste dalla manovra 2023 sul fronte del caro energia, che si prende 20 miliardi sui 35 complessivi?
Sono misure che vanno in continuità con quanto era stato fatto in precedenza. Cercano appunto di mitigare l’impatto sulle imprese e sulle famiglie, soprattutto quelle che subiscono i danni maggiori, perché hanno redditi pi bassi. Essendo però molto dispendiose, queste misure devono essere ben calibrate e monitorate nei prossimi mesi rispetto ai trend dei mercati energetici.
Perché?
Già oggi, per esempio, una di queste misure, il bonus sociale, va addirittura a superare, a sovracoprire i costi delle bollette pagate dai consumatori, che ricevono così un gettito netto.
E’ dovuto al fatto che il prezzo del gas oggi è molto basso?
Il prezzo spot del gas è sceso a ottobre, in virtù di condizioni climatiche molto favorevoli. Ovviamente, con la ripresa della domanda per la stagione invernale, a novembre i costi sono risaliti, siamo comunque su livelli più contenuti rispetto ai livelli nei mesi precedenti.
In un decreto a parte si è deciso di ridurre il taglio delle accise sui carburanti. Anche il governo Meloni, come molti governi in passato, fa cassa con il prezzo della benzina?
Premesso che tutte le norme che possono andare a incentivare i consumi di combustibili fossili vanno sempre contro gli obiettivi della decarbonizzazione, oggi il mercato del petrolio sta un po’ andando per conto suo rispetto a quelli del gas e dell’energia elettrica. In questo momento in Europa si sta registrando un incremento del prezzo del petrolio, legato anche se non soprattutto alle dinamiche dei cambi. Il che crea un effetto peggiorativo.
La manovra prevede un credito d’imposta per le imprese, energivore e non, più alto e l’azzeramento, che vale anche per le utenze domestiche, degli oneri di sistema per il primo trimestre 2023. Misure efficaci?
Sono misure che aiutano le imprese a non subire pienamente i costi elevati dell’energia, soprattutto in un contesto macroeconomico 2023 che potrebbe anche essere notevolmente peggiore rispetto al 2022. Si vuole evitare che il fattore energia possa esacerbare il rallentamento economico atteso.
Intanto si parla di un’addizionale Ires del 50% per le imprese energetiche in vigore per il 2023. E’ una sorta di Robin tax?
Sì, è più vicina a una Robin tax di quella che non fosse la tassa sugli extraprofitti varata dal governo Draghi. E’ un’addizionale sul reddito imponibile che va a colpire un extraprofitto rispetto a quanto realizzato nei quattro anni precedenti. In termini di gettito, avrà un impatto minore e provocherà meno potenziali dispute e ricorsi da parte delle aziende. Ma va sottolineato un aspetto importante.
Quale?
Essendo applicata sul reddito imponibile, c’è il “rischio” che le imprese cerchino di mitigarne l’impatto posticipando, ovviamente sempre nel rispetto delle norme contabili vigenti, poste o ricavi all’esercizio successivo.
Anche questa specie di Robin tax rischia un profilo di incostituzionalità?
E’ una misura temporanea, non può essere permanente, altrimenti ricadrebbe proprio in quella fattispecie di incostituzionalità come la Robin tax del 2008.
Si parla anche di un “contributo di solidarietà temporaneo” sulle imprese energetiche, per allinearsi al regolamento comunitario del 6 ottobre scorso, che consente agli Stati membri di introdurre un contributo straordinario, con un’aliquota pari almeno al 33%, per far fronte all’emergenza dei costi dell’energia.
Si cerca di avere una sorta di cappello europeo per evitare un forte peggioramento delle finanze pubbliche, perché tutte le misure di copertura degli extracosti dell’energia sono molto costose.
A versare il contributo saranno circa 7mila imprese, una platea più ampia rispetto a quella soggetta alla tassa sugli extraprofitti, visto che vi rientrano, secondo le stesse indicazioni del Mef, tutte quelle che svolgono l’attività di organizzazione e gestione di piattaforme per lo scambio dell’energia elettrica, del gas, di certificati ambientali e dei carburanti. E’ lecito aspettarsi un buon gettito?
No, non mi aspetto un gran gettito, perché molte imprese della filiera, soprattutto nella vendita, versano in gravi difficoltà, avendo registrato forti contrazioni di marginalità operativa, come mostrano, per esempio, le semestrali delle principali società di vendita. Gli operatori devono limitare lo sviluppo commerciale perché è molto costoso aggiungere clienti in termini di garanzie richieste dal mercato.
Con gli stoccaggi come siamo messi?
Gli stoccaggi sono stati riempiti in misura quasi completa prima dell’inizio dell’anno termico, con un costo non indifferente per il sistema e che si ribalterà prima o poi sui consumatori finali. Ma per una questione di sicurezza energetica quel gas andava acquistato. Il prelievo di gas sarà invece fortemente determinato dalle condizioni meteoclimatiche.
Il gas dalla Russia arriva sempre regolarmente?
Oggi ne arriva molto poco, è un flusso sempre più residuale. Nei mesi scorsi un buon approvvigionamento era stato garantito dai paesi del Nord Europa e negli ultimi mesi si vedono i benefici degli accordi con l’Algeria, da dove l’import di gas è in aumento, così come dall’Azerbajian e dalle quote di Gnl.
A proposito di Algeria e Gnl, nei mesi scorsi Macron è volato ad Algeri per firmare importanti accordi di import del gas ed è notizia di questi giorni che la Germania ha siglato un accordo di 15 anni con il Qatar per acquistare Gnl. Dobbiamo aspettarci una forte concorrenza interna alla Ue per gli approvvigionamenti futuri?
Sicuramente. Il venir meno del gas russo ha accentuato la concorrenza per diversificare le fonti di approvvigionamento e assicurarsi adeguate importazioni di gas.
(Marco Biscella)
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