Attendiamo il testo di Legge di bilancio che raccoglie un vasto insieme organico di misure di politica economica allo scopo di raggiungere obiettivi chiave per l’Italia. Sappiamo bene che alla luce del Pnrr la Legge di bilancio assume un’importanza ancora maggiore, dato che stabilisce le entrate e le spese per l’anno successivo e include una serie di provvedimenti che influenzano in modo diretto l’economia nostrana.



Il testo completo, sempre comunque in bozza, della manovra 2024 sarà disponibile non prima della fine di ottobre per poi roteare lungo l’iter che deve esaurirsi entro il 31 dicembre, ma già qualche prima anticipazione emerge e coinvolge alcune categorie di cittadini. Infatti, tra le possibili novità si parla di un bonus secondo figlio, ma anche mutui agevolati e aiuti ad hoc alle neo mamme. Si tratta di interventi per “agevolare la natalità” e per combattere il problema del calo demografico.



Certo è che si parte dal conoscere quante risorse avrà a disposizione la manovra e in che modo sarà finanziata la delega fiscale. Pare il Governo pensi a un possibile nuovo bonus, ovvero un aiuto per supportare economicamente le donne che vogliono mettere al mondo dopo il primogenito un secondo figlio. Dai sentiment colti nel Paese coloro che vorrebbero spesso anche un altro figlio si scontrano con le evidenti spese supplementari: il bonus secondo figlio costituirebbe allora uno sgravio mirato ad attenuare gli ulteriori esborsi, che inevitabilmente giungono insieme con l’allargamento della famiglia.



La nuova agevolazione comporta individuazione di criteri ed è già stato ipotizzato, ad esempio, un possibile azzeramento della retta del nido dal secondo figlio in poi. Le risorse dovrebbero essere ricondotte a quelle previste a livello di stanziamenti per l’assegno unico. Per il 2023 sono stati messi in campo infatti circa 18 miliardi per finanziare il contributo mensile di sostegno a chi ha figli a carico – ma nei primi 5 mesi dell’anno ne sono stati spesi poco più di 7 – e se è così fino a dicembre, nel budget iniziale rimarrebbe un quantitativo di risorse utile a finanziare proprio il bonus secondo figlio.

Il problema, però, è sempre legato al fatto che si tratta di un provvedimento annuale, mentre è chiaro che dovrebbe diventare strutturale e continuativo per poter contare a sistema su un progetto di vita con l’assegno unico potenziato per le famiglie e le madri lavoratrici. Si comincia a parlare di supporto alle aziende che coniugano le misure di sostegno alla natalità che si combina con i temi fiscali. Il ministero dell’Economia è al lavoro anche per elaborare delle efficaci misure di appoggio alla nuova occupazione e alla stessa natalità: si parla infatti di un possibile sconto ad hoc sulle tasse delle imprese che scelgono di assumere mamme con almeno tre figli a carico. Ma l’operazione deve prevedere maggiori decontribuzioni per assumere lavoratrici, direttamente proporzionali sì al numero di figli, partendo comunque da una decontribuzione per il lavoro femminile. In buona sostanza il datore che più assume, meno viene tassato dal Fisco e si introdurrebbe una seconda aliquota ridotta sugli utili delle aziende, con un sgravio fiscale ulteriore per quei datori che assumono donne e lavoratrici con più figli a carico. In particolare, lo sgravio fiscale sarebbe riconosciuto alla madre lavoratrice, consentendole di fatto di aumentare lo stipendio e agevolando la permanenza nel mondo del lavoro.

Il peso consapevole o meno del lavoro di cura è una delle ragioni che blocca le donne nell’essere economicamente autonome. L’Ilo nell’ultimo rapporto ha quantificato quanto tempo dedicano ai figli e agli anziani o parenti fragili: in Italia le donne svolgono oltre 5 ore di assistenza e cura al giorno facendosi carico del 74% (se in coppia) del totale delle ore di lavoro non retribuito di assistenza. È venuto il tempo di riconoscerlo.

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