Il Ministro Gualtieri conferma che la forte ripresa dei contagi e le nuove misure restrittive territoriali non cambiano i numeri del programma di finanza pubblica, che sono «prudenti» e si vedrà presto l’effetto combinato della politica espansiva domestica e degli aiuti europei. La prossima è, dunque, «una manovra fortemente espansiva, tutt’altro che concentrata su misure di corto respiro».



Gli analisti, una volta nota la Nadef, hanno verificato le ipotesi su cui si basa: il rilancio degli investimenti pubblici e la spesa per ricerca e formazione. Bisognerà attendere invece per conoscere i caratteri delle riforme epocali annunciate: l’assegno unico e la riforma dell’Irpef. Su quest’ultimo tema sembra vi sia un’intesa che spazia dall’adozione del modello tedesco a un modello con aliquote “semplificate” e ridotte. L’introduzione dell’assegno unico per le famiglie partirà da luglio 2021 e per la prima volta vedrà come destinatari anche autonomi e incapienti. È indubbio che il Governo persegua una crescita economica duratura indispensabile se si vuole che il nostro Paese rimanga socialmente stabile e finanziariamente sostenibile consentendo la discesa del rapporto debito pubblico/Pil.



Il Recovery fund è lo strumento per raggiungere questo obiettivo, ma qualcosa non sta funzionando perfettamente. La crescita economica nel prossimo triennio è, infatti, stimata inferiore allo 0,5%. Questo risultato sarebbe la conseguenza di un utilizzo poco produttivo dei fondi Ue che non sono indirizzati verso spese destinate ad avere un impatto concreto sulla crescita, nell’accumulazione di capitale fisico e immateriale. Anche l’utilizzo dei prestiti attivabili a tassi vantaggiosi non appare destinato al finanziamento di nuovi progetti di investimenti. Questi fondi, infatti, sembrano destinati a sostituire il finanziamento di spese già previste in deficit dal Tesoro determinando un effetto addizionale nullo. Altrettanta perplessità desta il programma triennale degli investimenti pubblici pari a soli 5 miliardi. Poca cosa, se pensiamo alla crisi in cui siamo piombati.



Le risorse appaiono destinate a misure a basso impatto per l’economia e non a investimenti pubblici addizionali. La posizione del Governo rimane, dunque, molto restrittiva, confermando implicitamente l’esistenza di un impegno a concedere in cambio delle risorse del Recovery fund l’austerità richiesta dall’Europa appena saremo fuori dal Covid. Sembra confermata la politica ultradecennale di indifferenza verso le future generazioni. La chiusura delle scuole ne è una triste conferma. Non aver elaborato un piano per mantenerle aperte è un fatto!

I nodi stanno arrivando al pettine e il mondo produttivo rischia di scomparire. Non è chiaro cosa accadrà al blocco dei licenziamenti, mentre le aziende vedono materializzarsi una crisi di liquidità senza precedenti.

Facciamo pochi esempi. Uno studio condotto dal Gruppo NSA stima in 3,1 miliardi il fabbisogno necessario per prorogare di sei mesi le garanzie statali sui finanziamenti concesse alle aziende attraverso il Fondo di garanzia. Il fabbisogno aumenterebbe di altri 1,76 miliardi qualora si volessero estendere tutte le misure oggi in vigore fino al 31 dicembre 2021. Non adottare interventi potrebbe essere una mossa rischiosa. Molte imprese, infatti, non saranno in grado di trovare le risorse per continuare la loro attività. Al momento la proroga non è in calendario.

Veniamo ai cantieri aperti per le imprese. È ipotizzato il ritorno del fondo perduto per le partite Iva, imprese e lavoratori autonomi, con ricavi fino a 5 milioni e parametrato alle perdite subite nel semestre. È stata fermata la riscossione dei tributi fino al 31dicembre 2020 ed è stata prevista la proroga del periodo dopo il quale si decade dalla rateizzazione dei tributi fissato nel mancato pagamento di 10 rate, in luogo di 5. Nell’annunciare la proroga non viene detto che i versamenti sospesi andranno effettuati in un’unica soluzione entro il 31 gennaio 2021 e ci si domanda con quali risorse saranno effettuati se stiamo andando verso il lockdown.

Il viceministro Sileri conferma, parlando dei contagi, che «i numeri saliranno, il nostro problema è il tracciamento dei contatti». Questo nuovo scenario mette in discussione le ipotesi su cui si basa la Nadef minando i pilastri della manovra. Il soccorso viene dall’Abi che ha informato la politica che sui conti correnti bancari degli italiani è presente l’equivalente del Pil. Speriamo che la soluzione non sia una patrimoniale che non sia accompagnata da riforme. Speriamo che non ci si limiti a dire sempre che il problema italiano è l’evasione fiscale rinviando le scelte che vanno fatte e che non si conciliano con l’orizzonte elettorale immediatamente prossimo. In questo senso è auspicabile una dilazione in 5 anni dei versamenti più volte rinviati, un deciso miglioramento delle misure di rafforzamento patrimoniale delle aziende e l’introduzione dell’integrale e immediata deducibilità dei crediti inesigibili valevole anche ai fini della recuperabilità dell’Iva.