È stata attesa per un oltre un ventennio ed era arrivata finalmente nel marzo 2023: parliamo della legge 33 del 2023 – pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 76 del 30 marzo 2023 – che detta il futuro assetto dell’assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria per le persone anziane non autosufficienti in tutta Italia. E tra le principali novità vi è l’istituzione del “Fondo per la prestazione universale per gli anziani non autosufficienti”, le cui risorse dovevano essere assegnate con la prossima Legge di bilancio. Viene prevista la sperimentazione di una prestazione universale, a scelta del soggetto beneficiario, sotto forma di trasferimento monetario o di servizi alla persona, che, se fruita, è sostitutiva dell’indennità di accompagnamento.



Il Governo avrà tempo fino al 1° marzo 2024 per adottare i decreti attuativi e far partire concretamente il meccanismo di assistenza. Un termine tassativo, essendo quella sulla non autosufficienza una riforma del Pnrr e quindi rigorosamente legata al suo cronoprogramma attuativo. E inoltre teniamo presente il Piano nazionale per la non autosufficienza 2022-2024 che anticipa alcune delle misure previste dalla legge 33/2023 ed è stato approvato il 10 settembre 2022: riguarda tutte le persone non autosufficienti che sono quasi  dieci milioni, perché parliamo certo di anziani ma anche di bimbi e bimbe che avrebbero bisogno – ad esempio – di essere accompagnati nel percorso scolastico. Il Piano prevede, tra le altre cose, la costituzione di sistemi di servizi integrati presso le Case della comunità del Pnrr, in cui il Servizio sanitario nazionale e le Ats garantiscono, mediante le risorse umane e strumentali di rispettiva competenza, alle persone in condizioni di non autosufficienza l’accesso ai servizi sociali e ai servizi sociosanitari attraverso punti unici di accesso (Pua), processo peraltro sostenuto da un Accordo Interistituzionale allegato al Piano. Quindi, i diversi interventi per la non autosufficienza sono programmati congiuntamente dai diversi attori responsabili a ogni livello di governo: Stato, Regioni e territori.



La programmazione, la progettazione e la realizzazione degli interventi dello Snaa (Servizio nazionale assistenza anziani) avvengono in partnership tra l’ente pubblico e i molteplici soggetti privati che sono espressione dell’economia sociale e della comunità. Il Piano nazionale stanzia complessivamente oltre 2,6 miliardi di euro per il triennio. Nello specifico, le risorse afferenti al Fondo per le non autosufficienze, che ammontano a: 822 milioni di euro per il 2022; 865,3 milioni di euro per il 2023; 913,6 milioni di euro per il 2024.

Allora di queste risorse quante ne vanno agli anziani non autosufficienti concretamente? In Italia vivono circa 3 milioni e 800 mila persone anziane non autosufficienti. Diventeranno 4,4 milioni nel 2030 e 5,4 milioni nel 2050. Questa legge 33/2023 in sonno è stata varata per loro, ma a tutt’oggi manca dei decreti attuativi e soprattutto non prevede alcun stanziamento di risorse. Attualmente appena il 6,3% delle persone non autosufficienti è ospitato in una struttura residenziale e sono prevalentemente di over 85, spesso afflitti da demenza e con ridotta speranza di vita. A questi si aggiunge uno 0,6% in strutture semi-residenziali. Il 21,5% fruisce di servizi di assistenza domiciliare, ma la prestazione media è di sole 15 ore all’anno. Circa un milione, il 26%, è assistito da una badante, nel 60% dei casi assunta in modo parzialmente o totalmente irregolare. Il restante 45% è privo di qualunque assistenza professionale, affidato solamente alla cura di un familiare.



È necessario agire adesso per iniziare a tradurre in pratica la riforma della non autosufficienza approvata con legge 33/2023, nonché la riforma inerente alle persone con disabilità, legge 227/2021. Servono stanziamenti in Legge di bilancio di cui però non si intravede traccia. Vero è che le risorse attuali sono insufficienti: sia per il drammatico sottofinanziamento della sanità pubblica che per l’inconsistenza del fondo sociale, che in questi anni è stato destinato a finanziare misure rivolte – inevitabilmente – a una minoranza di persone. Un fondo che, se fosse distribuito ai 3,8 milioni di persone anziane in condizione di non autosufficienza stimati dall’Istat, prevede per ciascuno 70 centesimi al giorno.

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