“Si applica, s’impegna, ma poverino: gli mancano proprio le basi”: se il governo Conte 2 fosse uno scolaro di prima media, ragazzino volenteroso ma irrimediabilmente ciuccio, cresciuto in una famiglia illetterata, ecco, lo si potrebbe liquidare come farebbe un insegnante bonario. Peccato che è un governo, e non un ragazzino; è un governo che ci dice cosa dobbiamo fare per arginare i contagi, che parla per nostro conto con l’Europa – cioè con chi ci sta pagando gli stipendi e le pensioni – e dovrebbe stabilire come spendere i soldi che dovrebbero servire per la ripresa economica che inizierà dopo che i vaccino sarà arrivato e avrà debellato il Covid (a proposito: sempre il governo dovrebbe garantirci la disponibilità di questo benedetto vaccino).
Peccato che questo governo sia minato al suo interno dalla monumentale malafede della forza politica che può ancora vantare, in questo Parlamento, i numeri incredibilmente guadagnati alle elezioni del 2018, i Cinquestelle, che non sanno letteralmente da che parte andare, con l’eccezione di qualche isolato volenteroso, e che inverosimilmente continuano a seguire come leader politico un signore ignorante che non ha mai lavorato in vita sua e che da ministro degli Esteri non riesce neanche a chieder conto alla Libia della sorte di 28 pescatori italiani sequestrati da quasi un mese. E peccato che la forza sedicente “responsabile” che integra in Parlamento quella dei Cinquestelle sia un gorilla nella nebbia come il Pd, incapace di gestire il ruolo-guida che la storia gli ha inopinatamemente restituito, di dettare regole e porre condizioni ai partner di governo per trasformare un casino permanente in uno straccio di politica coerente.
Ecco perché è difficile appassionarsi sulla legge di bilancio 2021 approvata l’altro giorno da questo esecutivo. Ecco perché è difficile prendere sul serio, ad esempio, i 4 miliardi di euro che quella legge stanzia per la sanità o la conferma per il 2021 di 30mila fra medici e infermieri a tempo determinato. Perché è difficile prendere sul serio questa misura, che sembrerebbe bella?
Perché il Pd non ha saputo dire ai Cinquestelle: “O si prendono i soldi del Mes o si va alle elezioni anticipate”, nonostante sia chiaro come il sole che soltanto dei dementi rifiuterebbero i finanziamenti a tassi stracciati che il Mes ci darebbe per spese di questo genere. Ma è difficile prenderla sul serio, quella misura, anche ricordando, come ha meritoriamente fatto il direttore della Stampa Massimo Giannini scrivendo un gran bell’articolo dalla corsia di ospedale dov’è ricoverato per il Covid: “Dovevamo fare 3.443 nuovi posti letto di terapia intensiva e 4.200 di sub-intensiva, ma ne abbiamo fatti solo 1.300: di chi è la colpa? Mancano all’appello 1.600 ventilatori polmonari, dice il ministro Boccia: di chi è la colpa? Dovevamo assumere 81mila tra medici infermieri e operatori sanitari, ma al 9 ottobre ne risultano 33.857, tutti contratti a termine: di chi è la colpa?”.
Appunto: di chi è la colpa, se non del governo? Anche delle Regioni, si capisce: ma innanzitutto del governo.
Andranno anche bene i 4 miliardi stanziati in un fondo a sostegno dei settori maggiormente colpiti durante l’emergenza Covid, così come la proroga della moratoria sui mutui e della possibilità di accedere alle garanzie pubbliche fornite dal Fondo Garanzia Pmi e da Sace. Ma ciò non cancella le estreme difficoltà che in concreto le aziende hanno finora incontrato per accedere a quei fondi, per alleviare le quali nulla è previsto. Si rifinanzia la Cassa integrazione per chi ha registrato perdite di fatturato a causa del Covid, va bene: ma quanto può durare la cassa? Non lo si ipotizza minimamente.
Per non parlare di alcune voci che sono veramente “panem et circenses”, fumo negli occhi elettoralistico. Come i “fondi aggiuntivi da utilizzare nei primi mesi del 2021”, per incrementare le risorse per il trasporto pubblico locale, in particolare modo quello scolastico, nervo scoperto dell’inefficienza pubblica; o il miliardo e 200 milioni di euro per l’assunzione di 25mila insegnanti di sostegno e gli 1,5 miliardi di euro per l’edilizia scolastica. Ancora lacune e ancora ritardi, sia di questo governo che del Conte 1, lacune e ritardi che si pretende di colmare con ulteriori previsioni di recuperi d’iniziativa. Nulla che convinca, nulla che colpisca, pezzetti di un puzzle che non si capisce mai quale soggetto finale possa prima o poi rivelare.
Perché alla fine è questa la vera lacuna: la mancanza di un’idea di Paese, di un progetto di ampio respiro, con pochi punti saldi qualificanti e condivisi, ai quali dedicare il grosso delle risorse. È questa la lacuna che se non sarà colmata diventerà l’accusa con la quale, sia pure tra due anni, la storia archivierà quest’esperienza politica così discutibile.
Per il premier, che ha scoperto la politica da adulto e legittimamente ha detto di non volerla più abbandonare – e che forse in buona fede, forse no, prova a fare “l’avvocato degli italiani” – questa dell’uso delle risorse è l’ultima chiamata. O la intercetta e risponde a tono, o perderà definitivamente l’occasione.