Proseguono le audizioni presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato relative alla Legge di bilancio 2021. Dopo il giudizio duro arrivato dai sindacati, tornati a chiedere un confronto sui temi più importanti per il futuro del Paese, la Banca d’Italia ha evidenziato che la ripresa l’anno prossimo sarà più lenta del previsto, mentre il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha elencato i fondi e gli stanziamenti previsti, tra cui 2,5 miliardi per la sanità. Per Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, la Legge di bilancio «è purtroppo un elenco che probabilmente ha raccolto le indicazioni di ciascun ministero. Basta guardare ai titoli, che in parte rispecchiano proprio i nomi dei dicasteri».



Insomma, non c’è stata una sintesi…

Non solo, ma manca un’indicazione strategica delle priorità che pure sarebbe stata a mio parere quanto mai opportuna, perché così com’è stata formulata la Legge di bilancio non è indistinguibile da un elenco un po’ burocratico dei desiderata dei ministeri. E c’è anche da dire che, nonostante i tempi che viviamo, si vede ben poco per la sanità: è il capitolo che forse mi ha lasciato più perplesso.



Questa struttura incide anche sull’uso delle risorse, cioè si rischia una loro distribuzione a pioggia senza priorità, senza strategia?

Il problema è esattamente questo. Non si coglie un senso di prevalenza di alcuni interventi su altri. Certo, c’è un’indicazione sull’importanza della green economy e sul rafforzamento del tessuto delle piccole e medie imprese. Tuttavia su quest’ultimo fronte si interviene solo con misure per favorire l’aggregazione delle pmi fra di loro. Ritengo che questa Legge di bilancio, anche letta in controluce insieme ad altre informazioni, non brilli per capacità di guardare o di dare indicazioni sul futuro. Non si affrontano adeguatamente alcuni nodi cruciali del nostro sistema-Paese, come la presenza di 5 milioni di lavoratori autonomi e la necessità di rafforzare le piccole e medie imprese deboli.



Per le imprese e i lavoratori autonomi il Governo ha messo anche in campo indennizzi e ristori. Non bastano? Cosa va fatto d’altro?

A mio parere, utilizzando anche le risorse a fondo perduto del Recovery fund, bisognerebbe sostenere in modo sistematico il reddito delle famiglie, che rappresenta la fonte principale della domanda, il vero motore in grado di rimettere in movimento le imprese. I ristori vanno benissimo nei momenti di emergenza, ma non possono generare una sana dinamica produttiva, che invece può arrivare mediante la domanda delle famiglie, che rappresenta anche un segnale positivo sul futuro.

Ha in mente uno strumento in particolare per sostenere il reddito delle famiglie?

È importante che le famiglie possano contare una sorta di cuscinetto, sia esso uno Stato sociale che funziona, un risparmio disponibile, un elemento aggiuntivo di reddito. Ritengo che l’assegno unico possa rappresentare, se ben gestito, un elemento aggiuntivo di reddito familiare. Anche perché oggi il 20% circa delle famiglie genera l’80% del risparmio. Per tutte le altre, quindi, la capacità di rispondere a eventi improvvisi è bassa e la mancanza di risorse non favorisce nemmeno i loro consumi, con riflessi negativi sul tessuto produttivo.

A parte gli interventi di sostegno al reddito delle famiglie, quali dovrebbero essere le priorità della Legge di bilancio in una fase come questa?

Anzitutto gli investimenti. Occorre riportare il potenziale produttivo del Paese ai livelli di dieci anni fa in modo veloce nel tempo, altrimenti saremo sempre indietro rispetto agli altri. Non possiamo quindi permettere che nemmeno un briciolo di capacità produttiva esistente vada perso e, in attesa che la domanda alimenti gli investimenti privati, occorrono quelli pubblici, rivolti soprattutto alle infrastrutture e alla green economy. Inoltre, bisognerebbe avere come priorità una riforma fiscale, accompagnata da misure di contrasto all’evasione, in modo da ridurre il peso delle imposte, con un’attenzione particolare a quelle indirette, che sono più regressive. Si potrebbe indicare anche una terza priorità.

Quale?

Bisognerebbe creare un clima di collaborazione che faciliti quelle che in ambito economico si chiamano complementarietà strategiche, così da evitare il continuo scivolamento verso situazioni di disequilibrio da cui diventa sempre più difficile uscire come in un buco nero. Per farlo occorre lavorare insieme.

(Lorenzo Torrisi)