Si continua a parlare della Legge di bilancio approvata dal Governo, con le opposizioni all’attacco in particolare sull’entità dei fondi effettivamente destinati alla sanità per il 2025. Oggi intanto, a mercati chiusi, arriveranno gli aggiornamenti del rating sul nostro debito sovrano da parte di Standard & Poor’s e Fitch. Abbiamo chiesto un commento all’ex direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili.



Qual è il suo giudizio complessivo sulla manovra?

Andrà certamente esaminata in tutti i suoi dettagli, ancora siamo a un primo schema, non c’è un testo definitivo. Tuttavia, mi sembra, da un lato, una manovra costruita con una certa abilità politica, tanto da spiazzare le obiezioni delle opposizioni, e, dall’altro, in grado di stabilizzare la situazione dei conti pubblici, come dimostra l’accoglienza dei mercati.



Sui mercati non ci sono stati in effetti scossoni. Sarà positivo anche il giudizio delle agenzie di rating?

Non credo che ci saranno sorprese da parte delle agenzie di rating. Non ne vedo motivi. La manovra di fatto conferma la linea prudente e responsabile che Giorgetti e Meloni hanno sottolineato da diversi mesi sui conti pubblici, dopo i problemi causati dal Superbonus, che si inserisce in un quadro di accordo con l’Europa per un percorso di rientro del debito pubblico in sette anni.

A proposito di Europa, è lecito pensare, visto che non sono arrivate dichiarazioni in senso contrario, che anche Bruxelles non abbia obiezioni sulla manovra.



È vero che l’Ue è in una fase di transizione politica complessa, ma effettivamente non è filtrata alcuna preoccupazione da parte della Commissione, che probabilmente è anche più interessata al Piano strutturale di bilancio. Vedremo anche cosa accadrà una volta che ci sarà il testo definitivo della manovra.

Prima ha accennato allo spiazzamento che la Legge di bilancio ha causato nelle opposizioni. Come vede la loro situazione in questo momento?

Si trovano in una posizione complicata, perché, da una parte, come hanno fatto durante il dibattito parlamentare successivo alle comunicazioni della Premier prima del Consiglio europeo, contestano la Meloni per aver cambiato idea su alcune linee di politica economica, avvicinandosi alle richieste europee. Questo non mi sembra un approccio vincente dal punto di vista politico: non è molto ragionevole accusare il Governo se si aggancia di più all’Europa. Inoltre, l’intervento su banche e assicurazioni, i cui dettagli andranno comunque ben studiati, va nella direzione chiesta dalle opposizioni. Quest’ultime, dunque, oggi si ritrovano con le armi spuntate.

E accendono una polemica sui fondi destinati alla sanità…

Va detto che rispetto a quanto potessero lasciar pensare gli annunci, i 3,5 miliardi di euro derivanti dall’intervento su banche e assicurazioni non andranno ad aumentare in toto il fondo sanitario relativo al 2025. Tuttavia, considerando gli stanziamenti già previsti, per l’anno prossimo ci saranno quasi 2,4 miliardi in più rispetto a quest’anno e nel 2026, con altri 4,1, si arriverà complessivamente a circa 140 miliardi di euro. Considerando l’inflazione e il livello in rapporto al Pil c’è ancora strada da fare per recuperare il gap con gli altri principali Paesi europei, ma con questa manovra viene compiuto un passo avanti che non si può negare.

Come la mettiamo, invece, con la pressione fiscale?

Certamente si poteva fare di più, ma vista la necessità di far scendere deficit e debito si riesce comunque, tramite l’intervento che rende strutturali il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef per i redditi medio-bassi, che rappresentano più della metà dell’entità della manovra, a evitare un aumento della pressione fiscale che resterà stazionaria, grazie anche al decalage che, di fatto, amplia l’intervento sul cuneo ai redditi fino a 40.000 euro l’anno. Non va poi dimenticato l’impegno preso a destinare gli introiti del Concordato preventivo biennale a un’ulteriore riduzione del carico fiscale in favore del cosiddetto ceto medio. Credo si tratti di un segnale importante, soprattutto guardando a quel che avviene all’estero.

In che senso?

In Francia si parla di patrimoniale, che da un punto di vista di prospettazione pubblica è sempre un tema molto delicato. Questo mi fa dire che rispetto alla difficoltà di altri Paesi, la manovra italiana cerca di tenere conto un po’ di tutto, anche se forse quello che manca è un’idea forte di politica industriale.

Tuttavia, non stanno giungendo particolari critiche dal mondo imprenditoriale…

Sono state rinnovate delle misure per loro positive, come il bonus assunzioni o la detassazione dei premi di produttività. Inoltre, è stato dato un piccolo segnale sui fringe benefits, con l’aumento degli importi agevolati per i nuovi assunti che accettino di trasferire la propria residenza di più di 100 km, andando così incontro a una richiesta di Confindustria. Resta comunque importante facilitare l’accesso al Piano Transizione 5.0, mentre andrà studiato nel dettaglio l’intervento sulle tax expenditures, che potrebbe colpire delle agevolazioni per alcune imprese. A questo proposito il Governo dovrà anche riuscire a costruire con equilibrio il mix tra reddito e numero di figli a carico per quel che riguarda le detrazioni fiscali per evitare pesanti storture.

(Lorenzo Torrisi)

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