Matteo Renzi nella bufera. La lettera al Corriere della Sera in cui critica la manovra non è passata inosservata ed anche il premier Giuseppe Conte ha preso posizione. E non ha usato mezzi termini per definire l’uscita del leader di Italia Viva: «Tutti devono partecipare con massima impegno e determinazione all’azione del governo. Non abbiamo bisogno di fenomeni. Poi se uno vuole andare in tv vada pure, ma si sieda al tavolo. Quando ci si siede vale la forza delle argomentazioni», le parole del giurista riportate da Il Fatto Quotidiano. Dichiarazioni durissime, che hanno innescato un acceso botta e risposta: «Nessuno di noi fa il fenomeno, caro presidente Conte. Quelli che facevano i fenomeni sono quelli con cui lei ha governato prima. Siamo persone semplici e sappiamo far di conto. Con noi il taglio al cuneo fiscale è stato di 22 miliardi, non abbiamo aumentato l’Iva», le parole di Ettore Rosato in una nota. (Aggironamento di Massimo Balsamo)



RENZI VS MANOVRA, IL COMMENTO DI LETTA

La troppa spesa pubblica e il taglio del cuneo “minimo” non vanno giù a Matteo Renzi che vede dietro le trame della Manovra Economica ancora il rischio di un aumento dell’Iva: «Non è pensabile che per diminuire il cuneo si voglia aumentare l’Iva. Aumentare l’Iva per 7 miliardi in cambio di una riduzione del cuneo fiscale per 2,5 miliardi di euro non è un affare: è un autogol. E bene hanno fatto i nostri rappresentanti a opporsi con tutte le loro forze», spiega ancora il leader di Italia Viva al Governo tramite la lettera sul Corriere della Sera. Non manca poi la stoccata al suo acerrimo nemico, Enrico Letta, quando afferma «L’esperienza del governo guidato dall’onorevole Letta ricorda a tutti noi come aumentare l’Iva in un momento di stagnazione economica indebolisca profondamente i consumi: era l’ottobre del 2013 quando l’esecutivo decise l’ultimo aumento. E per mesi l’Italia ne ha pagato le conseguenze». A stretto giro arriva la replica a distanza dell’ex Premier intervistato da Myrta Merlino a L’Aria che Tira: «Facile fare manovre economiche alzando il deficit che va a scaricarsi sulle generazioni future. Io ho fatto un piccolo aumento e tutto il resto delle clausole era coperto. Matteo Renzi cacciò Cottarelli che avevo nominato per la spending review». Irritazione forte del Pd che si respira anche dalla battuta fatta da Letta sul fatto che Renzi ha giurato che il Governo non cadrà per mano sua: «stiamo sereni allora..».



CRITICHE RENZI ALLA MANOVRA E AL CUNEO

Potrebbe essere letto come un «Governo, stai sereno» l’ultima lettera di Matteo Renzi mandata al Corriere della Sera dove d fatto mette tanti “puntini sulle i” al Governo, alla Manovra e ai provvedimenti che sono all’ordine del giorno nel Conte-bis dove il suo Italia Viva si candida ad essere il “piccolo” ma decisivo ago della bilancia. Per l’ex Premier la Manovra per come messa nero su bianco nel Nadef è insufficiente: «serve più coraggio sulla riduzione del cuneo fiscale, perché diminuire le tasse sul lavoro è la priorità ribadita a parole da tutti i leader politici e da tutti i commentatori economici», scrive Renzi nella lettera al CorSera, aggiungendo poi «Tutti possono permettersi di dire che va abbassato il cuneo fiscale. Ma pochi, pochissimi, possono dire di averlo fatto davvero. Perché con le parole sono bravi tutti, ma quando si tratta di passare ai fatti le cose cambiano». È una sorta di autocelebrazione rivolta al suo Governo e, di conseguenza, una critica a tutti i Governi successivi da quelli Pd, a quelli gialloverdi e pure al giallorosso che la stessa Italia Viva ora appoggia.



RENZI “NON È IL MIO GOVERNO, MA…”

«Pensiamo che la vera priorità sia sbloccare il pacchetto da 36 miliardi di euro di investimenti pubblici tenuto fermo dai lacci della burocrazia e dell’inconcludenza politica. Ma vogliamo e dobbiamo incidere anche sul piano della spesa individuando due grandi priorità sulle quali lavorare», sottolinea ancora Matteo Renzi nella lettera “al Governo”. In primis la spesa per beni e servizi, con la nota di averlo fatto lui anni fa all’inizio del suo Governo, poi passa agli interessi sul debito: «Dopo la tempesta salviniana l’Italia ha bisogno di quiete, di una pax romana che metta in sicurezza un Paese oberato da un debito monstre. Oggi gli interessi sul debito sono bassi, molto bassi. Ma nel resto d’Europa sono addirittura negativi. Il che costituisce una ghiotta occasione. Va rimodulato il debito, non le aliquote Iva. E rimodulare il nostro debito significa cogliere l’occasione dei tassi bassi per allungare la scadenza spendendo meno e mettendo in sicurezza il Paese per un paio di decenni. È un’occasione che capita adesso e che non ricapiterà a lungo». La rivoluzione per Renzi è dunque spendere meno in beni e servizi ma anche rimodulare il debito, «così si abbassano davvero le tasse»; ieri sera intervenendo a Tg2Post il leader di Italia Viva aveva lanciato un altro attacco ben poco velato al Pd e al Governo Conte, avanzando «il taglio del cuneo fiscale di 3,4 miliardi è un panniccello caldo […] Questo non è il mio Governo ma è di salvezza nazionale». Immediata però la risposta dei dem con il sottosegretario all’Economia Antonio Misiani: «Renzi liquida il taglio del cuneo fiscale come un ‘pannicello caldo’. Sbaglia. Il suo partito aveva chiesto di rimandarlo al 2021. Non siamo d’accordo. Siamo al Governo perché le tasse sui lavoratori vogliamo tagliarle. Iniziando subito, a partire da chi ne ha più bisogno».