Manovra 2020, prosegue il dibattito al Governo sulle misure della Legge di Bilancio. Negli ultimi giorni si è discusso molto del numero di tasse presenti nella finanziaria, con Matteo Renzi tra i più critici. Dopo il botta e risposta con il ministro dell’Economia Gualtieri, il leader di Italia Viva è tornato alla carica sulle tasse sulle auto aziendali: «Un’inspiegabile mazzata per la classe media», il parere dell’ex premier, che pochi minuti fa è tornato sull’argomento con un lungo post su Facebook. Il senatore di Rignano ha infatti annunciato che la nuova imposta non ci sarà: «Nei giorni scorsi ci hanno accusato di essere sfasciacarrozze perché chiedevamo di cancellare provvedimenti sbagliati come l’aumento delle tasse sulle auto aziendali. Adesso che questa misura sbagliata è stata cancellata potremmo toglierci tanti sassolini dalle scarpe e chiedere che fine hanno fatto quelli che una settimana fa ci insultavano». Infine, l’elogio a Iv: «Italia Viva è nata per risolvere problemi, non per fare polemiche. E adesso possiamo dire che la tassa sulle auto aziendali non ci sarà».
MANOVRA 2020, FIORAMONTI MINACCIA DIMISSIONI
Non mancano comunque le polemiche sulla manovra, con il Partito Democratico che lancia un messaggio agli alleati di Governo: come riporta l’Ansa, in casa dem è emersa «esasperazione per i continui atteggiamenti di Renzi e Di Maio». Nella riunione di questa mattina, alla quale hanno partecipato ministri e capigruppo, è stato chiarito un concetto: «A forza di tirare, la corda si spezza». Un messaggio chiaro e forte. E non è finita qui: ad alzare la voce ci ha pensato anche il ministro della Scuola, Lorenzo Fioramonti. Intervistato da Repubblica, l’esponente del Movimento 5 Stelle ha affermato: «Non cedo. Voglio i 3 miliardi per la scuola o lascio il posto a un altro. Dopo una serie di esecutivi che hanno tagliato sull’istruzione, non mi posso accontentare di un governo che smette di prelevare soldi al Miur. Bisogna investire con forza». Fioramonti ha aggiunto: «Stiamo vivendo un momento storico e abbiamo un’occasione irripetibile: un governo progressista può e deve sincronizzare l’Italia sull’orologio delle nazioni più progredite, che da anni hanno già fatto quello che io provo a proporre. A partire da un finanziamento importante, continuo e puntuale a ricerca, università e scuola».