La Commissione europea ha promosso la Legge di bilancio italiana, ma ha evidenziato che non fa abbastanza per ridurre l’eccesso di spesa pubblica corrente. Per Bruxelles il nostro Paese resta nel mirino per squilibri macroeconomici eccessivi, visto in particolare il suo livello di debito pubblico. Abbiamo chiesto un commento a Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano: «Visto che si parla di spesa pubblica, c’è una considerazione che vorrei fare e riguarda la lotta all’evasione fiscale».
Prego.
Il problema dell’alta pressione fiscale per chi paga le tasse è oggi dirimente. Giustamente si sta ragionando sulla riduzione del valore medio dell’aliquota marginale dell’Irpef. La lotta all’evasione e all’elusione diventa a questo punto fondamentale per poter ridurre la pressione fiscale senza che essa poi venga reintrodotta surrettiziamente tagliando la spesa. Io credo che sia importante concentrare gli sforzi sull’evasione più consistente e che l’attuale Governo possa e debba porsi questo importante obiettivo.
Come si lega questo discorso sull’evasione fiscale con le osservazioni della Commissione europea sulla spesa pubblica italiana?
Abbiamo un volume di spesa pubblica che in rapporto al Pil è cresciuto, come in tutti i Paesi del mondo, dopo la pandemia. In una situazione del genere eliminare il superfluo, ciò che rappresenta una distorsione e non un beneficio, è fondamentale. Il contrasto all’evasione fiscale diventa cruciale per avere un gettito che consenta di operare una razionalizzazione della spesa senza che ciò si traduca, com’è stato nell’ultimo decennio, in tagli lineari. È ovvio che tutto questo significa intervenire anche sull’elusione che viene operata attraverso quei Paesi dell’Ue che rappresentano una sorta di paradiso fiscale e che consentono ad alcune imprese di non versare le tasse nel nostro Paese. Su questo occorrerebbe un intervento europeo.
Questa attenzione di Bruxelles nei confronti della nostra spesa e del nostro debito non la preoccupa in vista del prossimo anno, quando potrebbe venir meno l’intervento fortemente espansivo della Bce?
L’intervento della Bce è fondamentale. Ormai la politica monetaria europea sta assumendo connotazioni che sembrano sostituirsi alla politica industriale: basti pensare all’idea di una “corsia preferenziale” per i green bond. Io ritengo che la situazione dal punto di vista della politica monetaria debba continuare a considerarsi emergenziale, anche se vengono indicate scadenze, che credo possano considerarsi solo formali, per gli interventi che sono stati messi in atto dopo lo scoppio della pandemia. Il nostro Paese ha bisogno che la politica monetaria europea resista a una normalizzazione che se per certi versi è desiderabile, per altri non lo è affatto.
Perché non è desiderabile?
Perché gli interessi sul debito rischiano di avere un peso eccessivo sulla nostra spesa. Guardiamo ad alcuni dati relativi al 2020. Lo stock di debito pubblico italiano è arrivato a 2.573 miliardi di euro, quello tedesco si è attestato a 2.314 miliardi, mentre quello francese ha raggiunto i 2.649 miliardi. Guardando al rapporto debito/Pil, abbiamo un dato italiano pari al 155,6%, un dato tedesco al 68,7% e uno francese al 115%. Quel che penalizza di più il nostro Paese è il livello dei rendimenti reali dei titoli di stato, visto che in Germania sono sotto zero. Rendimenti e aspettative giocano a favore della gestibilità del debito pubblico tedesco.
Dunque occorre fare in modo che lo spread non vada fuori controllo.
Io credo che sul debito l’Europa debba evitare che alcuni Paesi vengano stigmatizzati sui mercati. Per questo bisogna fare in modo che siano ridotti i rendimenti più elevati. Va da sé che i Paesi interessati devono fare la loro parte. E, come ho detto all’inizio, penso che l’Italia possa impegnarsi maggiormente sul fronte dell’evasione fiscale. In questo modo aumentano le nostre chance di intraprendere una traiettoria di crescita robusta, cosa che gioverebbe anche al resto d’Europa. Se poi si riescono a fare investimenti rilevanti, che danno respiro e tranquillità, essi stessi possono fungere da attrazione per altri investimenti: l’Italia è un Paese molto interessante dal punto di vista degli investimenti esteri.
(Lorenzo Torrisi)
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