Berlusconi, Draghi, e intorno a loro piccoli ma significativi movimenti tattici. “Conto che il prossimo presidente del Consiglio sia Draghi, che si continui a lavorare con lui” ha detto Matteo Salvini in conferenza stampa a Montecitorio. “Per il Colle avrete il nome entro 15 giorni”, ha preso tempo il capo del Carroccio. Non solo per lui “la Lega non ha nessuna exit strategy dal governo”, ma “c’è a prescindere da chi è a Chigi, da chi sarà il premier”. Un messaggio alla Meloni e alla sua tentazione di votare un candidato che le garantisca elezioni anticipate.
A sinistra dello schieramento, invece, si possono annotare le dichiarazioni di Letta pro Mattarella (“sarebbe il massimo”). Rinforzano il crescente consenso – forse alimentato ad arte – di un mandato bis dell’attuale capo dello Stato in caso di situazione bloccata.
Ecco lo scenario di Fabrizio d’Esposito, cronista e commentatore politico del Fatto Quotidiano. Per il quale tocca a Salvini e Meloni risolvere il problema del “Caimano”. E ormai c’è un solo modo per farlo.
Draghi è ancora in pista?
Sta cominciando ad ammaccarsi. Ma il problema vero è un altro: la situazione è incartata a causa di Berlusconi. Una candidatura nata come l’ultimo capriccio del vecchio Caimano, al quale Salvini e Meloni, per tenerselo buono, hanno detto sì.
A che punto siamo?
Siamo fermi. Tranne Berlusconi: è al lavoro da mesi, ha avviato una campagna che coinvolge Mediaset e il Giornale, sta facendo un’azione di convincimento dei vari peones che potrebbero votare per lui. È una macchina lanciata che Salvini e Meloni non sanno più come fermare.
Dunque vorrebbero fermarlo ma non sanno come fare. O se lo sanno, aspettano.
Per dieci anni abbiamo fatto finta di non vedere che il centrodestra era maggioranza nel paese. Vuol dire che alle prossime elezioni probabilmente vincerà. Salvini e Meloni vorrebbero convincere Berlusconi a desistere, ma evitando una rottura traumatica, che avrebbe ripercussioni sull’alleanza.
Puoi essere più esplicito?
Berlusconi ha minacciato Draghi: sei vai al Colle, cade il governo. In questo modo ha mandato un messaggio non solo ai suoi di FI, ma anche a Lega e FdI: se per me finisce male, poi vi mollo. Berlusconi si vendica…
Noi restiamo comunque al governo, ha detto ieri Salvini. Un messaggio alla Meloni e alla sua tentazione di votare un candidato che le garantisca elezioni anticipate.
Adesso però, diversamente da una decina di giorni fa, quando Draghi sembrava già destinato al Colle, il problema del governo non è più prioritario. Lo sarebbe se ci fosse un candidato condiviso da votare. Ma se Berlusconi blocca tutto e non sai come finisce la partita del Quirinale, come puoi ragionare sul governo?
Semplifichiamo. Tu cosa prevedi?
Se non vi saranno grandi novità, e non penso che ne avremo, il 24 gennaio i giallorossi voteranno scheda bianca e così – immagino – anche il centrodestra. Idem il 25 e il 26. Il 27 entra in campo Berlusconi.
“Berlusconi al Quirinale è divisivo, serve un piano B” ha detto ieri Molinari (Lega). Parole simili a quelle che Salvini ha pronunciato domenica scorsa.
Quando nel centrodestra dicono così è perché non hanno nessun piano B. Chi impone a Berlusconi un candidato di destra diverso? Qualsiasi altra ipotesi dovrebbe essere fatta in accordo con lui.
E se Berlusconi venisse impallinato nell’urna?
Sarebbe il fatto che sblocca tutto. Tornerebbe in auge Draghi.
Torniamo al 27 gennaio, quarta votazione, quando basta la maggioranza assoluta.
Berlusconi scende in campo, ma non ce la fa perché il numero dei peones che lo votano tra gruppo misto e altri non compensa i franchi tiratori di FdI e Lega.
A quel punto?
Si aprono due strade. La prima è quella di sedersi a un tavolo per trovare un nome condiviso. Se Salvini e Meloni non optano per il Mattarella bis, il nome sul tavolo è Draghi.
E la seconda strada?
Il centrodestra vuole continuare a dare le carte e propone un altro candidato, che può essere la Casellati, Pera, oppure, come nome condiviso, Amato. E qui sorge lo stesso problema di prima.
Berlusconi?
Esatto. Salvini e Meloni dovranno gestire la sconfitta di Berlusconi, al quale va data innanzitutto una ricompensa all’altezza. Ad esempio la poltrona di senatore a vita.
Avranno a che fare con un Berlusconi collaborativo o vendicativo?
Questo è il punto. Nessuno può sapere cosa farà Berlusconi. E quindi non possiamo fare scenari.
C’è anche la seria probabilità che Berlusconi si ritrovi capo dello Stato?
Sono portato a pensare di no; il centrodestra non è più quello di una volta e nella Lega e in FdI non lo vogliono.
Intanto c’è un altro fatto oggettivo: l’insistenza con cui si è tornati a parlare di Mattarella.
A mio modo di vedere Mattarella è realmente indisponibile. Candidarlo è una mossa disperata di Letta, che in questa fase di stallo, per non continuare a bruciare Draghi, ha dovuto “ricandidare” Mattarella, se non altro per vedere l’effetto che fa. Solo i 5 Stelle hanno dato risposta positiva.
Come si spiega il favore di buona parte dei 5 Stelle per Mattarella?
Sono convinti che il mantenimento dello status quo impedisca le elezioni anticipate.
Conte riuscirà a gestirli?
No, il gruppo è ingovernabile.
Toti, Brugnaro e loro centristi continuano a dire che la candidatura di Berlusconi è un problema di “condizioni”.
Qualcuno deve pur incaricarsi di fare il lavoro sporco.
E Renzi?
È capace di tutto e si inventerà qualcosa alla vigilia, una delle sue classiche mosse del cavallo. L’uomo è imprevedibile e vorrà ripetersi. I precedenti non mancano.
I centristi, Renzi compreso, hanno in dote una grande capacità tattica. Ma Letta? Perché il Pd non ha un suo candidato?
La situazione è senza precedenti. Per la prima volta i numeri stanno col centrodestra, per la prima volta c’è un presidente del Consiglio candidato al Quirinale. Il Pd ha eletto Napolitano e Mattarella, un suo candidato non passerebbe mai. Sanno che non possono andare da nessuna parte.
(Federico Ferraù)
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