«Il Covid-19 non è più gentile ma la malattia si è indebolita»: Alberto Mantovani parla con il Corriere della Sera direttamente dalla Grecia dove si ritrova in vacanza ancora per qualche giorno. Il direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano e professore Emerito dell’Humanitas University spiega, oltre all’iter che lo vedrà rientrare in Italia con tampone già prenotato per il 28 agosto prossimo, come sia realmente la situazione dell’evoluzione epidemiologica di un virus che negli ultimi giorni è tornato a “spaventare” la popolazione e la politica: «Uno dei segreti delle tre T, per controllare la diffusione del contagio, è proprio il tracciamento (gli altri sono Testare e Trattare, ndr): non esprimo un giudizio su come viene fatto, mi adeguo a quello che suggeriscono le nostre autorità sanitarie». Per uno degli immunologi di massimo prestigio a livello mondiale (per via di pubblicazioni e lavori scientifici, ndr) la regola primaria è il «sapere di non sapere» di socratica memoria: «sono un immunologo e mi rifaccio alla letteratura scientifica: l’unico dato “sicuro” arriva da un lavoro pubblicato sulla rivista Cell che dice che il virus è “stabile” e non sta diventando più “gentile”».

MANTOVANI (HUMANITAS): “SERVE VACCINO EFFICACE”

Insomma, per Mantovani il Covid-19 non è che è mutato nella sua pericolosità ma è diminuita di certo la sua “virulenza”: «occorre distinguere fra il virus (che non è cambiato) e la malattia che, invece, si è attenuata. Per diverse ragioni. La prima è che, comunque, le polmoniti da virus respiratori praticamente scompaiono d’estate. La seconda è che nei confronti delle persone più fragili, come gli anziani, si sta più attenti. La terza è che sono i giovani i più colpiti, ma hanno più difese. Non dimentichiamoci, però, che il paziente “zero” di Codogno, finito in coma, aveva 37 anni ed era un maratoneta». Serve dunque non abbassare la guardia, avverte il direttore dell’Humanitas di Milano, ma ci sono buone speranze sia per i farmaci anti-Covid che per lo stesso vaccino: «Ci sono grandi speranze per gli anticorpi monoclonali che possono intercettare il virus. Qualche perplessità, invece, esiste per le terapie con il plasma di soggetti infettati». Per quanto riguarda il vaccino invece, Mantovani spiega al CorSera «un vaccino, per essere utilizzato su ampia scala, deve dimostrare di essere efficace e sicuro. In altre parole, non abbiamo bisogno di un vaccino “cavallo purosangue” che brucia le tappe, ma di un “cavallo da tiro” e forse più di uno, capaci di lavorare, magari insieme, sulla lunga distanza». Chiosa finale sul rientro in classe degli studenti che spaventa l’intero Governo: «è una priorità, da fare in sicurezza. Per tutti. I miei nipoti (e uno di loro mi ha proprio detto che ci vuole ritornare) sono privilegiati perché hanno potuto sopperire, durante il lockdown, alla mancanza delle lezioni. Ma altri bambini e ragazzi non hanno potuto farlo e così si allarga la forbice sociale. Lascio agli epidemiologi trovare le soluzioni».