Non boccia a priori il vaccino AstraZeneca l’immunologo di fama mondiale, Alberto Mantovani, 72enne direttore scientifico della clinica Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano. Parlando del siero realizzato in collaborazione fra l’università Oxford e l’Irbm di Pomezia, da molti “additato” per via dei pochi dati sugli over 65, ha spiegato: “Questo vaccino garantisce una buona produzione di anticorpi – le sue parole ai microfoni del quotidiano piemontese, La Stampa – inoltre, un articolo di Science mostra come i vaccini basati su adenovirus, cioè Oxford-AstraZeneca, Janssen (di Johnson & Johnson), Reithera, il russo Sputnik e il cinese CanSino, attiverebbero le cellule Mait per la difesa della mucosa cellulare, un nuovo attore sulla scena. Si può sperare che questi vaccini proteggano anche dalla trasmissione oltre che dalla malattia”.
Mantovani storce invece il naso in merito ad una eventuale produzione italiana di vaccini: “Si tratta di prodotti raffinati su cui non ci si può improvvisare, anche se il nostro Paese è un grande produttore di vaccini”.
MANTOVANI: “COVID FINIRA’ QUANDO FINIRA’ IN TUTTO IL MONDO”
“Ci si può augurare – ha proseguito Mantovani – come avvenuto con l’accordo Pfizer-Novartis, che aziende libere con la capacità adatta si alleino con le case farmaceutiche che hanno trovato i vaccini per aumentarne la fabbricazione”. Secondo il direttore di Humanitas la pandemia sarà realmente finita quando in ogni angolo della terra scomparirà: “Sì e trovo straordinario come ci si preoccupi delle varianti senza contare che provengono da Africa e Brasile, oltre che da Inghilterra e Stati Uniti. Questo potrebbe ripetersi anche durante o dopo la campagna vaccinale, costringendoci a rinnovarla, per cui servono investimenti ingenti per sconfiggere la pandemia ovunque. Una volta ci volevano dieci anni perché un vaccino passasse dai Paesi ricchi a quelli poveri. Non potremo essere così immorali e miopi”. Sulla possibilità di vaccinare tutti i lombardi entro giugno, e il 70% degli europei entro l’estate, Mantovani chiude: “Non lo so, molto dipenderà dall’organizzazione e dal ruolo delle varianti. L’Italia si muove bene nelle emergenze, per cui auguriamoci che questi obiettivi vengano raggiunti”.