Manuel Agnelli, musicista fondatore della band Afterhours e giudice del talent show X Factor, ha rilasciato una intervista al quotidiano La Stampa, nella quale ha raccontato alcuni dei momenti più importanti vissuti sia a livello personale che artistico che hanno segnato alcuni cambiamenti nel suo modo di pensare e di vivere. A partire dall’atteggiamento snob che nel corso degli anni è cambiato in favore di una corrente più libera grazie al punk e all’ambiente frequentato dopo il trasferimento da Milano a Novara: “Era il 1980, avevo 14 anni quando mi iscrissi all’Istituto Agrario Bonfantini di Novara“, ricorda il cantante, aggiungendo che quella fu una scelta strana per un ragazzino milanese che studiava pianoforte, dettata dall’interesse per una ragazza.
“Mi ero innamorato di una tipetta, con la quale alla fine non successe nulla“. Poi, grazie ad alcuni compagni di scuola, orientati verso ritmi musicali meno prog e più noise, forma la prima band alla ricerca dell’autenticità più che della tecnica e dello stile, un incontro che ancora oggi definisce come: “Quello che mi ha cambiato la vita” insieme all’inizio della collaborazione con il produttore Paolo Mauri a metà anni 80.
Manuel Agnelli: “Mia figlia Emma mi ha fatto conoscere band di adolescenti che sono fonte di ispirazione”
Manuel Agnelli racconta il suo cambiamento artistico e stilistico, avvenuto grazie all’incontro con alcuni personaggi chiave che poi hanno continuato ad avere un ruolo importante nella carriera musicale. Il particolare con il produttore Paolo Mauri, che ancora oggi, dice il cantante: “Ascolta in anteprima tutto il mio materiale“. Poi Carlo Albertoli e Giacomo Spazio, che definisce “Due agitatori culturali” con i quali ha potuto sperimentare la libertà di pensiero intellettuale. Un nuovo approccio alla musica che diventa mainstream senza però snaturarsi e continuando a guardare al passato. Quello che considera atteggiamento fondamentale per mantenere la propria identità, e che ora riconosce nelle nuove generazioni di artisti anche grazie all’esperienza vissuta con la figlia Emma.
“Mia figlia mi ha fatto conoscere band di adolescenti che sanno esprimersi liberamente e che mi hanno dato ispirazione perchè prima di sentirsi fighi vogliono sentirsi bene“. Per questo, ha aggiunto l’artista: “Ora ho speranza nelle nuove generazioni, trovo che i giovani siano interessati e curiosi senza avere la presunzione di rifiutare ciò che c’era prima di loro“. E conclude: “Spero che i teenager di oggi sappiano cogliere gli stessi valori artistici che avevamo noi e farli propri, vivendo la musica non come qualcosa che ti sistema ma che ti salva la vita“.