Manuel e Franco Bortuzzo sono tra i protagonisti della seconda puntata di Canzone Segreta, il programma di Serena Rossi in replica questa sera su Raiuno. La storia di Manuel Bortuzzo ha appassionato e commosso l’opinione pubblica, in seguito all’agguato subito per errore in una periferia di Roma nel 2019. A causa dell’incidente Manuel è rimasto paralizzato per lesione al midollo, mentre i malviventi sono stati condannati a sedici anni, pena poi ridotta a quattordici anni e otto mesi.



A sostenerlo durante la riabilitazione e dopo il tragico choc, il padre Franco Bortuzzo. Suo figlio ha dovuto fare i conti con una vera e propria tragedia, ritrovandosi improvvisamente a dover rinunciare al sogno di una vita. Il suo amato papà Franco non lo ha mai lasciato solo e in una intervista concessa a Gazzetta.it, si è lasciato andare a delle confessioni inedite sul figlio.



Franco Bortuzzo, padre di Manuel: “non ha mai avuto smanie di protagonismo”

“Non ricordo di averlo mai sgridato davvero, né di avergli imposto grandi punizioni. Non è mai andato oltre, era un bambino bravissimo” – ha dichiarato il padre Franco che sin è reso conto sin dai primi anni che Manuel era destinato a qualcosa di grande. ” Già a 4-5 anni ci è stato chiaro che in acqua era una spanna sopra gli altri. Nelle garette si fermava e guardava gli altri arrivare. Lo abbiamo capito noi, lo ha capito anche lui. Perché il cloro è una brutta malattia, quando ti entra dentro non puoi più farne a meno”.



Non solo, Franco Bortuzzo parlando del figlio Manuel Bortuzzo ha anche rivelato in cosa è unico. “Sa in che cosa è sempre stato unico?” – ha confessato a Gazzetta.it – “nell’umiltà. Non ha mai avuto smanie di protagonismo, anzi. Ce ne siamo accorti quand’era piccolo. Già si allenava per ore nel pomeriggio, alcuni professori si lamentavano perché lo vedevano stanco, ma non ha mai voluto che dicessimo che faceva nuoto agonistico”.

Manuel e Franco Bortuzzo, una complicità che parte da lontano

Il rapporto tra Manuel e Franco Bortuzzo si è rinsaldato nel corso degli anni, ma la complicità era già fortissima quando il figlio gareggiava. “Un giorno sono venuti a casa nostra dei compagni di classe. Quando hanno visto le medaglie hanno chiesto: “Queste di chi sono?”.

“Io sono rimasto di sasso. Cioè, non hai detto al tuo compagno di banco che nuoti? Io mi sarei messo tutto al collo e sarei andato nel primo bar con i pollici in su come Fonzie… Lui è sempre stato diverso”. Ed era umiltà, non timidezza. “Ma figuriamoci, timido non è mai stato, altrimenti non sarebbe sempre pieno di ragazze!”.