Non è banale vedere chi ha sperimentato la morte e la totale ingiustizia da vicino – come esser stato ferito e reso paralizzato per un banale e tragico scambio di persona – ringraziare per «i regali della vita»: eppure Manuel Bortuzzo di banale non ha davvero niente e non solo perché è un campione “caduto” che ha saputo rialzarsi. Non si tratta infatti di psicologia “spiccia” né di discorsi sui buoni sentimenti: ogni parola del nuotatore ferito un anno fa alla schiena e costretto alla sedia a rotelle è uno spunto di testimonianza per quanto quel concetto di “gratitudine alla vita” possa realmente essere incarnato in una persona come Manuel. «Indietro non si può tornare ed è inutile rimpiangere il passato. Bisogna guardare avanti», lo racconta il nuotatore di soli 20 anni, fino a 9 mesi fa speranza azzurra verso le Olimpiadi di Tokyo 2020, nell’intervista che uscirà domani su “Grazia”. Attenzione, Bortuzzo non si lascia prendere dalla possibile e comprensibile sensazione del “sto meglio oggi paralizzato che non prima quando ero sano”: per il ventenne testimone di una vitalità commovente è sincero quando dice «Sarebbe stato meglio vivere come prima, con le mie gambe, ma ora che è successo, sono grato di ciò che la vita mi regala».



MANUEL BORTUZZO, LE OLIMPIADI E GLI AMICI

Una mentalità da sportivo, certamente, ma non solo e non proprio: un’intelligenza umana applicata al dramma che gli è capitato si guarda avanti pur rimanendo “sano” nel ritenere che era meglio non ricevere quelle pallottole che non prenderle. Ma per Manuel Bortuzzo il recrimine e l’acredine non è il punto e non lo sarà mai: nel suo nuovo libro “Rinascere” edito per Rizzoli il nuotatore azzurro racconta cosa lo ha aiutato in questi mesi, «lo sport t’insegna a focalizzarti su un obiettivo e a volerlo raggiungere», e come ripeteva solo qualche giorno fa a Sky Sport «Ho reagito immediatamente, forse non sono mai neanche entrato nel mood di quello che mi è accaduto. Non voglio sapere a chi era destinato quel proiettile, mi hanno sparato per uno scambio di persona. Sono cose che non devono accadere, mai. Non ho tempo per pensare a queste cose, voglio solo vivere la mia vita. Ho davvero tanto da fare». A “Grazia” Bortuzzo racconta poi di aver visto da vicino e di aver conosciuto di cosa sia fatto l’abisso: «Di disperazione: ti assalgono pensieri profondi, cupi, tristi, molto brutti. Perché se la tragedia te la vai a cercare, cerchi di fartela passare. Ma quando non c’entri niente, non puoi fare a meno di chiederti perché». Davanti alle Olimpiadi che stanno per arrivare la prossima estate e che avrebbero potuto vederlo in corsa se solo non fossero arrivate quelle maledette pallottole mesi fa, Manuel confessa «Quest’estate penserò: potevo essere lì. Spero di gioire per gli amici che ci andranno, ma intanto la riabilitazione resta la mia priorità».

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