Due ergastoli e 30 anni di carcere: queste sono le richieste per i tre maggiorenni a processo per l’omicidio di Manuel Careddu. Il 18enne di Macomer (Nuoro) fu ucciso l’11 settembre scorso a colpi di piccozza e badile, secondo l’accusa, per aver insistito troppo a chiedere alla ragazza di Christian Fodde il pagamento (poche centinaia di euro) di una piccola partita di droga. La ragazza, anche lei di Ghilarza (Oristano) come i tre maggiorenni a processo, è stata condannata ieri con un coetaneo dal Tribunale dei minorenni di Cagliari a 16 anni di reclusione. Per il fidanzato e Riccardo Carta, invece, il pm Andrea Chelo e il procuratore di Oristano Ezio Domenico Basso hanno chiesto l’ergastolo. Invece per Matteo Satta la richiesta è di 30 anni di carcere. Lo riporta l’Ansa, spiegando che le richieste dell’accusa sono arrivate al termine di una lunga requisitoria a due voci durata complessivamente circa quattro ore. Dopo l’udienza, a porte chiuse, la madre di Manuel Careddu ha definito «giuste» le richieste della procura di Oristano. (agg. di Silvana Palazzo)
OMICIDIO MANUEL CAREDDU: 2 MINORI CONDANNATI
Sono stati condannati a 16 anni di reclusione i due minorenni, un ragazzo ed una ragazza, accusati di aver preso parte all’omicidio del 18enne Manuel Careddu. All’epoca dei fatti – l’11 settembre 2018 – i due imputati avevano rispettivamente 17 e 16 anni. Manuel fu massacrato sulle rive del lago Omodeo per 300 euro di hashish di cui ne pretendeva il pagamento. La sentenza di condanna, come spiega RaiNews, è giunta oggi dalla giudice Michela Capone del tribunale di Cagliari. Per entrambi gli imputati la procura aveva chiesto una pena pari a 18 anni. Il verdetto è giunto dopo quattro ore di camere di Consiglio ed è stato molto articolato al punto da aver richiesto circa 15 minuti per la sua lettura alla quale però il pubblico non ha potuto assistere. L’intero processo per l’omicidio di Manuel Careddu, infatti, si è svolto a porte chiuse. Le accuse a carico dei due ragazzi condannati sono omicidio volontario premeditato e soppressione di cadavere. A nessuno dei due giovani, all’epoca dei fatti ancora minorenni, tuttavia, è stata contestata l’esecuzione materiale del delitto ma avrebbero partecipato in vario modo alla sua progettazione.
LA REAZIONE DELLA MAMMA DI MANUEL CAREDDU
Al termine del processo sull’omicidio di Manuel Careddu, ai due giovani imputati sono state riconosciute le attenuanti generiche e proprio questo ha portato ad un consistente sconto di pena minima prevista per il reato di omicidio premeditato. All’udienza conclusiva erano presenti i familiari della vittima 18enne, tra cui la nonna e la madre. Quest’ultima, dopo la lettura della sentenza ha usato parole molto dure per commentare l’esito del processo: “Sono molto delusa, sedici anni sono pochi, ma almeno quelli li faranno”, ha aggiunto Fabiola Balardi, madre di Manuel, uscendo dall’aula del tribunale dei minori subito dopo la sentenza di condanna. A dire la sua anche l’avvocato Luciano Rubattu, difensore della famiglia del 18enne ucciso: “E’ comunque importante che sia stata accertata la nostra ricostruzione dei fatti e quella dell’accusa, questa sentenza certifica quanto accaduto, a dispetto delle tesi alternative proposte dalle difese. Entrambi sono stati riconosciuti responsabili dell’omicidio pluriaggravato. Siamo solo un po’ delusi perché sul piano sanzionatorio ci aspettavamo almeno i diciotto anni chiesti dalla Procura. Ora aspetteremo le motivazioni per decidere come muoverci”.