Per l’omicidio di Manuela Bailo è stata chiesta la condanna a 30 anni di carcere per Fabrizio Pasini, ex sindacalista della Uil di Brescia. Questa la richiesta del pubblico ministero di Brescia Francesco Milanesi nel processo con rito abbreviato per il quale l’uomo è accusato di omicidio premeditato e occultamento di cadavere. Secondo il pm uccise nell’estate del 2018 la collega e amante 35enne perché il suo amore era diventato troppo ingombrante, quindi doveva eliminarla. Dopo l’omicidio il 49enne nascose il corpo in un fondo agricolo ad Azzanello, nel Cremonese. Poi per avere un alibi partì per la Sardegna con la moglie e i due figli. Ma i carabinieri lo fermarono di ritorno dalle ferie ad Alghero, dopo un mese in cui aveva negato di sapere che fine avesse fatto Manuela Bailo, sparita da settimane. Lo scenario è stato smentito dai fatti. Ora si attende la sentenza, che sarà pronunciata il 28 febbraio.
MANUELA BAILO, CHIESTO ERGASTOLO PER FABRIZIO PASINI
L’accusa ha chiesto l’ergastolo per l’omicidio di Manuela Bailo e un anno e due mesi per occultamento di cadavere. La pena definitiva però sarebbe di 30 anni, perché l’imputato è a processo con il rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena. L’ex sindacalista secondo l’accusa avrebbe attirato l’amante in trappola col pretesto di stare insieme il weekend prima della sua partenza. La casa della madre di lui, assente in quanto già in vacanza, era il luogo prescelto dell’omicidio. Qui avrebbe stordito Manuela Bailo con una botta in testa poi l’avrebbe sgozzata. L’autopsia aveva rinvenuto sul collo della vittima un taglio profondo che ha reciso l’arteria carotidea destra. Sul cranio invece erano state trovate altre ferite non mortali ma comunque non compatibili con una caduta dalle scale, così come aveva invece raccontato Fabrizio Pasini. Il reo confesso aveva infatti inizialmente spiegato che i due avevano discusso per colpa di un tatuaggio.